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“Pioggia”, la poesia dell’autunno nei versi di Charles Bukowski

Ci avviciniamo all'autunno, stagione delle piogge, dell'introspezione e dell'intimità. Paragonata alla musica, la pioggia è protagonista di questa malinconica poesia di Charles Bukowski.

L’uomo siede nella notte nella pioggia,
in ascolto. Deve avere qualcosa che non va,
no?

Nel 1972 Charles Bukowski pubblica “Mockingbird wish me luck“, una raccolta di frammenti poetici che raccontano l’amore, il dolore, la nostalgia e la bellezza, scaglie di noi che si ricompongono come in un puzzle per raccontare la visione che l’autore ha del mondo e dell’essere umano.

Pioggia” è tratta proprio da tale raccolta, ed è incentrata su un elemento naturale che sin dall’origine del mondo ci affascina e ci angoscia allo stesso tempo. Ci avviciniamo all’autunno, la stagione tradizionalmente legata alle piogge. Molti di noi non desiderano altro che un pomeriggio profumato di acqua scrosciante, lampi e foglie secche.

Forse è proprio questo desiderio a spingere l’uomo della poesia di Bukowski a sedersi sotto il temporale, gustandosi un momento di pura connessione con la natura.

“Pioggia” di Charles Bukowski

Un’orchestra sinfonica.
Scoppia un temporale,
stanno suonando un’ouverture di Wagner
la gente lascia i posti sotto gli alberi
e si precipita nel padiglione
le donne ridendo, gli uomini ostentatamente calmi,
sigarette bagnate che si buttano via,
Wagner continua a suonare, e poi sono tutti
al coperto. Vengono persino gli uccelli dagli alberi
ed entrano nel padiglione e poi c’è la Rapsodia
Ungherese n. 2 di Lizst, e piove ancora, ma guarda,
un uomo seduto sotto la pioggia
in ascolto. Il pubblico lo nota. Si voltano
a guardare. L’orchestra bada agli affari
suoi. L’uomo siede nella notte nella pioggia,
in ascolto. Deve avere qualcosa che non va,
no?
È venuto a sentire
la musica.

Come musica

Che significato attribuite alla pioggia?

Non è un caso che esistano innumerevoli poesie, canzoni e opere d’arte dedicate a tale fenomeno atmosferico. Immaginate quanto ne fossero affascinati gli antichi, che sconoscevano i meccanismi dell’atmosfera e creavano miti e divinità per spiegare questa misteriosa cascata d’acqua proveniente dal cielo.

Anche oggi, nonostante ne conosciamo tutti i segreti, la pioggia nasconde un fascino particolare agli occhi di molti di noi. La sentiamo scrosciare fino in fondo all’anima, pronta a pulire fuori e dentro di noi. La accostiamo alla nostalgia, al desiderio di intimità. Il suo odore, così caratteristico e inconfondibile, è legato a ricordi e stati d’animo che ci fanno vivere attimi di dolce spaesamento.

Nella poesia di Bukowski, il temporale è per la maggior parte della gente un momento da rifuggire: ci si bagna, ci si sporca. Tutti gli avventori dello spettacolo musicale si recano con rapidità all’interno del teatro, pronti a godere di un concerto. D’un tratto, il focus si sposta dal teatro all’esterno, dove un uomo solitario si gode lo spettacolo della pioggia proprio come i suoi simili stanno godendo della sinfonia di Wagner.

Perché ci sono momenti in cui riusciamo a entrare in sintonia con la natura tanto da esserne completamente assorbiti, proprio come accadrebbe con un’opera d’arte. Il mondo che ci circonda è magico, capace di descrivere i nostri stati d’animo, di interpretarli e amplificarli. La pioggia, per il protagonista di questi versi, è come musica: una sinfonia preziosa, in grado di toccare le corde del cuore.

Charles Bukowski

Henry Charles Bukowski Jr. nasce ad Andernach, in Germania, nel 1920, da padre statunitense e madre tedesca. Noto anche con il nome del suo alter-ego letterario, Henry Chinaski, Bukowski è autore di numerose opere, fra cui romanzi, racconti e poesie. Viene associato alla corrente del cosiddetto “realismo sporco”, sviluppatasi negli Stati Uniti fra gli anni ’60 e gli anni ’80 del Novecento e di cui fa parte anche Raymond Carver.

Il piccolo Charles Bukowski si trasferisce con i genitori negli Stati Uniti all’età di 3 anni. Los Angeles resterà sempre il luogo delle narrazioni dell’autore, affascinato ed anche deluso da ciò che la città gli ha offerto. Dopo essersi diplomato, Bukowski segue dei corsi di arte, giornalismo e letteratura. Comincia a scrivere all’età di 24 anni. Non smette più fino alla morte, producendo innumerevoli opere fra cui molti racconti brevi, caratterizzati da una realistica asciuttezza.

A partire dal 1960 lavora negli Uffici Postali della città, e nel 1962 resta traumatizzato dalla morte della donna che ama, Jane Cooney Baker.
Da questo tragico avvenimento hanno origine strazianti racconti e poesie che sprigionano il dolore di una vitalità e di un amore perduti per sempre. Nel 1969 Bukowski abbandona il lavoro alle poste per scrivere a tempo pieno, spinto dall’offerta dell’editore “Black Sparrow”.

La fama continua a crescere e la vita dell’uomo diviene sregolata, strabordante di vizi e sregolatezza: l’alcol, il fumo e il sesso diventano un grande topos della sua produzione letteraria. Nel 1988 si ammala di tubercolosi, ma continua a scrivere, instancabile. Muore il 9 marzo 1944, stroncato da una leucemia fulminante

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