“Per te amore mio” di Jacques Prévert, poesia sull’amore che non è possesso

9 Dicembre 2025

Scopri il significato di Per te amore mio di Jacques Prévert, una poesia che rivela come l’amore possa esistere solo nella libertà e non nel possesso.

"Per te amore mio" di Jacques Prévert, poesia sull'amore che non è possesso

Per te amore mio di Jacques Prévert è una poesia che offre una meditazione sulla libertà dell’amore, e sulla sua incompatibilità con ogni forma di possesso. Una verità molto attuale che merita di essere ricordata perché  l’amore non è ciò che si possiede, ma ciò che si lascia libero di esistere.

Jacques Prévert lo aveva intuito, anzi era il suo principio guida. La poesia è la dimostrazione che anche il gesto più tenero può trasformarsi in un tentativo di trattenere, e che la bellezza dell’amore si frantuma nel momento in cui entra nella logica del possedere. Il poeta francese mette in scena il dramma silenzioso di chi cerca l’altro attraverso i doni, i simboli, perfino le catene, per poi scoprire che nessun mercato del mondo può contenere una persona davvero libera. L’amore non si compra, non si stringe, non si cattura: si riconosce. E si accoglie.

Per te amore mio  fa parte della raccolta Paroles (Parole) di Jacques Prévert, pubblicata nel 1946. È il libro che ha fatto di Prévert il “poeta del popolo”, la voce capace di raccontare i sentimenti universali con parole semplici, vicine, immediate. Molte delle sue poesie più celebri vengono proprio da questa raccolta, diventata un classico della letteratura francese del Novecento.

Leggiamo questa poesia di Jacques Prévert per condividere il valore universale del suo messaggio

Per te amore mio di Jacques Prévert

Per te amore mio
Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t’ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.

 

Pour toi mon amour, Jacques Prévert

Je suis allé au marché aux oiseaux
Et j’ai acheté des oiseaux
Pour toi
mon amour
Je suis allé au marché aux fleurs
Et j’ai acheté des fleurs
Pour toi
mon amour
Je suis allé au marché à la ferraille
Et j’ai acheté des chaînes
De lourdes chaînes
Pour toi
mon amour
Et puis je suis allé au marché aux esclaves
Et je t’ai cherchée
Mais je ne t’ai pas trouvée
mon amour.

L’amore non è proprietà, ma rispetto e libertà

Per te amore mio è una poesia di Jacques Prévert costruita attorno a tre grandi temi: il dono, il desiderio e il limite. Il poeta esplora il movimento dell’amore dalla sua forma più pura, l’offerta spontanea, quasi infantile, alla sua possibile deformazione, quando la generosità scivola lentamente nel bisogno di trattenere.

I mercati attraversati dal protagonista non sono semplici luoghi fisici, ma simboli di un percorso emotivo che si complica passo dopo passo. Si parte dalla leggerezza e dalla bellezza, si passa al vincolo, si arriva infine al luogo più oscuro del possesso: la schiavitù.

In questo progressivo scivolamento, Prévert svela un meccanismo universale. Ogni volta che l’amore tenta di trasformarsi in controllo, perde la propria natura. L’altro non può essere comprato né catturato. Il vero amore appare, resta, vive solo nella libertà.

L’amore che vuole trattenere perde sempre ciò che ama

L’intera poesia di Prévert ruota attorno a questa verità, che affiora gradualmente attraverso il viaggio dell’amante nei quattro mercati. Apparentemente, tutto inizia con la generosità di un gesto affettuoso. Gli uccelli e i fiori rappresentano una forma di cura che sembra innocente e spontanea, una ricerca di bellezza capace di illuminare la vita dell’altro. Ma la ripetizione dell’acquisto pone già una domanda sotterranea: fino a che punto l’amore resta dono e quando invece inizia a diventare possesso.

La poesia mostra come il sentimento si trasformi quasi senza che il protagonista se ne accorga. La scelta delle catene rivela il punto di svolta. Qui il movimento affettivo non è più orientato alla condivisione, ma alla sicurezza, alla paura di perdere ciò che si ama. Le catene diventano il simbolo di un amore che teme la libertà dell’altro e tenta di sostituirla con un vincolo. Prévert non giudica direttamente, ma mette in scena il momento in cui la dedizione si corrompe, quando la cura scivola nel controllo e l’amore dimentica la propria natura generosa.

Il percorso culmina nel mercato degli schiavi, dove l’amante cerca l’amata convinto che, come ogni altra cosa, anche lei possa essere trovata, acquistata e posseduta. È qui che la poesia rivela tutto il suo nucleo morale. L’essere umano ridotto a merce rappresenta la negazione assoluta della libertà e, di conseguenza, la negazione dell’amore. Il gesto del protagonista, nel suo eccesso, svela un’illusione che appartiene a molte relazioni umane: credere che la sicurezza affettiva possa essere raggiunta attraverso il dominio sull’altro.

Il colpo di scena finale è la risposta più limpida del testo. L’amata non è in quel luogo perché la sua identità sfugge per natura alla logica della proprietà. Non può essere trovata dove si annulla la dignità, né può essere riconosciuta in un posto che viola la libertà. La sua assenza diventa quindi una rivelazione. L’amore che stringe troppo forte non trattiene, ma allontana. L’amore che vuole possedere perde sempre ciò che ama, perché confonde la relazione con il controllo, il desiderio con la paura, la presenza con la costrizione.

Prévert suggerisce che l’unico modo per non perdere l’altro è accettarne l’autonomia. La poesia diventa così uno specchio per ogni lettore, un invito a riconoscere la fragilità dei sentimenti quando si piegano alla volontà di possesso. La libertà dell’altro non è una minaccia, ma la condizione stessa affinché l’amore possa esistere. Solo ciò che è libero può essere amato davvero.

L’amore vive solo dove l’altro può restare libero

Nel finale della poesia, Prévert consegna al lettore una verità che attraversa epoche e generazioni. L’amore esiste solo finché accetta la libertà dell’altro, e si spegne nel momento in cui tenta di trasformarla in un possesso. L’amante, compiendo il suo percorso tra i mercati, scopre troppo tardi ciò che la poesia dichiara con assoluta semplicità: non si può cercare una persona nei luoghi dove gli esseri umani vengono ridotti a oggetti. Non si può trovare l’amore là dove la libertà viene negata.

L’assenza dell’amata non è una sconfitta sentimentale, ma un atto di verità. È la dimostrazione che l’altro non può essere catturato né trattenuto con gesti simbolici, né con promesse, né con vincoli più o meno invisibili. L’amata non appare perché rimane fedele a ciò che è: un essere umano irriducibile, non acquistabile, non definibile attraverso il desiderio altrui. Prévert afferma così che l’amore è un incontro, non una proprietà; è una scelta reciproca, non una conquista; è un cammino condiviso, non un territorio da occupare.

La poesia mantiene intatta la sua forza perché parla della tentazione più diffusa e più pericolosa delle relazioni: confondere la cura con il controllo, la dedizione con il bisogno di sicurezza, la presenza con la pretesa. Nel mostrare questa deriva con una struttura semplice e quasi infantile, Prévert svela in realtà una complessità profonda. L’amore che nasce per dare può finire per voler trattenere, e proprio lì si consuma la distanza irreparabile.

La lezione è chiara e oggi più necessaria che mai. L’amore non si difende chiudendo l’altro, ma aprendogli spazio. Non si garantisce controllandolo, ma accettando il rischio che ogni libertà comporta. Non si misura in ciò che si possiede, ma in ciò che si rispetta. Jacques Prévert ricorda che ciò che si lega troppo forte si spezza, e ciò che si lascia libero ha la possibilità di restare.

È in questa rivelazione che la poesia vive ancora. L’amore non è un gesto di dominio, ma un atto di riconoscimento. Solo così può fiorire, e solo così può durare.

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