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“Nuda è la terra” di Antonio Machado, la natura si fa metafora della nostra solitudine

"Che cerchi, poeta, nel tramonto?" È questa la domanda con cui Antonio Machado, uno dei più grandi poeti spagnoli, ci induce a riflettere sul senso della vita e sulla solitudine nella sua opera. E noi? Cosa cerchiamo nel tramonto?

La solitudine è uno dei topos letterari più frequentati dai poeti. Antonio Machado, di cui il 26 luglio ricordiamo l’anniversario di nascita, ha dedicato al tema un’intera raccolta poetica, dal titolo “Solitudini” – in spagnolo, “Soledades”, da cui è tratta la poesia che scopriamo oggi, la bellissima, struggente ed emozionante “Nuda è la terra”.

“Nuda è la terra”

Nuda è la terra, e l’anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,

e la notte che giunge, e l’amarezza
della distanza… Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;

sopra i monti lontani sangue ed oro…
Morto è il sole… Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

“Desnuda está la tierra”

Desnuda está la tierra,
y el alma aúlla al horizonte pálido
como loba famélica. ¿Qué buscas,
poeta, en el ocaso?

¡Amargo caminar, porque el camino
pesa en el corazón! ¡El viento helado,

y la noche que llega, y la amargura
de la distancia!… En el camino blanco
algunos yertos árboles negrean;

en los montes lejanos
hay oro y sangre… El sol murió… ¿Qué buscas,
poeta, en el ocaso?

Cosa cerchiamo nel tramonto

La matrice esistenziale di “Nuda è la terra” è ravvisabile sin dai primi versi della poesia, quando Antonio Machado associa alla terra nuda l’anima che “ulula” famelica contro l’orizzonte: un’immagine straziante, che ci ricorda tutti quei momenti in cui ci siamo chiesti, anche noi, cosa cerchiamo “nel tramonto”, cosa ci facciamo qui e perché siamo qui.

Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,

e la notte che giunge, e l’amarezza
della distanza…

Le immagini del cammino che “pesa sul cuore”, del “vento freddo” e della “notte che giunge” ci fanno pensare ad una solitudine in negativo, ad un senso di smarrimento che attanaglia il cuore in una morsa di malinconia e di freddo straniamento. Allora? Cosa ci facciamo, qui? Cosa cerca il poeta nel tramonto, e cosa cerchiamo noi in esso?

Questo è il punto focale della poesia di Antonio Machado. Non a caso, la frase “Che cerchi, poeta, nel tramonto?” è al contempo incipit e chiosa, inizio e fine di una poesia che sembra quasi descrivere un paesaggio dell’anima, e che ci fa interrogare sul senso del nostro percorso sulla terra.

Chi è Antonio Machado

Antonio Cipriano José Marìa y Francisco de Santa Ana Machado Ruiz, poeta spagnolo conosciuto semplicemente come Antonio Machado, nasce il 26 luglio 1875 a Siviglia, in Spagna, città da cui va via, insieme al resto della famiglia, all’età di 8 anni.

La vita della famiglia Machado viene sconvolta nel 1893, quando il padre di Antonio viene improvvisamente a mancare, lasciando i suoi cari in preda allo sconforto e alla disperazione. È un periodo difficile, fatto di stenti e difficoltà economiche. Tuttavia, il giovane Antonio continua a frequentare gli ambienti teatrali e i circoli letterari, facendosi conoscere e conoscendo, a sua volta, gli intellettuali dell’epoca.

Tra il 1899 e il 1902 effettua due viaggi a Parigi dove conosce Jean Moréas e Oscar Wilde. Nel 1903 pubblica “Soledades”, una bellissima raccolta poetica. Dopo la morte della moglie, negli anni Venti, diventa uno degli intellettuali che contrastano con maggiore convinzione la dittatura di Primo De Rivera.

All’inizio del 1939 Antonio Machado abbandona la Spagna insieme con il fratello, la cognata e la madre, per andare oltre la frontiera francese, che raggiunge tra il 28 e il 29 di gennaio. Muore il 22 febbraio dello stesso anno.

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