Sei qui: Home » Poesie » “Nessun uomo è un’isola”, la poesia di John Donne sul restate uniti nelle avversità

“Nessun uomo è un’isola”, la poesia di John Donne sul restate uniti nelle avversità

Un'isola in mezzo al mare. E' con questa metafora che John Donne descrive la sensazione di solitudine che talvolta proviamo nelle difficoltà

Una poesia sulla fratellanza e sull’importanza di non lasciare nessuno da solo di fronte alle difficoltà. E’ questo il significato della poesia “Nessun uomo è un’isola”, tratta da un verso della lirica Meditazione XVII (Devotions Upon Emergent Occasions) del 1624 scritta dal poeta inglese John Donne. 

Vissuto a Londra a cavallo fra il XVI e XVII, John Donne è stato un poeta, religioso e saggista inglese, nonché avvocato e chierico della Chiesa d’Inghilterra. A lui si ascrivono sermoni e poemi religiosi, ma anche satire e sonetti.

A consacrare John Donne fra i poeti più celebri del 1500 è soprattutto il sermone “Nessun uomo è un’isola”, in particolare un verso, che Ernest Hemingway cita in epigrafe al suo romanzo “Per chi suona la campana“. 

Nessun uomo è un isola di John Donne

Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso;
Ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.

Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,
la Terra ne sarebbe diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una magione amica o la tua stessa casa.

Ogni morte d’uomo mi diminuisce,
perché io partecipo all’Umanità.

E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:
Essa suona per te.

Il significato della poesia

Quante volte ci è successo di sentirci completamente soli, abbandonati nel mare della vita, staccati dalle persone che ci circondano, incapaci di cogliere il senso della nostra esistenza. Per descrivere questa sensazione, John Donne all’interno della sua poesia si avvale di un’immagine molto efficace, una metafora che, per la sua forza rappresentativa, si è scolpita nell’immaginario comune: la visione di un’isola in mezzo al mare.

Un’isola che, per sua stessa natura, è destinata a rimanere sola come una monade, scollegata dal resto del mondo. Ma è qui che il poeta ci spalanca un’altra visione, altrettanto suggestiva: “Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”. Questi versi della poesia ci invitano a cogliere la nostra vita come parte di una dimensione più grande, a cui apparteniamo e di cui possiamo percepire le connessioni vibranti.

Quello di John Donne è un invito a riscoprire il valore dell’empatia nei confronti del prossimo, a sentirci parte del tutto, ma anche a essere solidale, a sentire il dolore dei nostri “fratelli” come parte della nostra stessa sofferenza. 

Per chi suona la campana

Il verso finale “Per chi suona la campana” della poesia di John Donne fu ripreso da Ernest Hemingway nell’ omonimo romanzo del 1940. Nel libro l’autore racconta attraverso un alter ego, Robert Jordan, la sua esperienza diretta come corrispondente durante la guerra civile spagnola, tra le file dell’esercito popolare repubblicano. Insieme a “Il sole sorgerà ancora”, “Il vecchio e il mare” e “Addio alle armi”, “Per chi suona la campana” è considerato il miglior lavoro dello scrittore statunitense.

Il protagonista del libro, Robert Jordan, è un intellettuale statunitense che combatte in Spagna per le forze democratiche cui viene affidato il compito di minare e fare esplodere un ponte di vitale importanza per i franchisti. Dietro le linee nemiche, con la banda dei guerriglieri di Pablo, Robert Jordan fa la conoscenza di Maria, la cui vita è stata frantumata dallo scoppio della guerra.

La storia si sviluppa tra la svogliatezza di Pablo, il forte senso del dovere di Robert Jordan e l’altrettanto forte amore per la vita rievocato dalla presenza di Maria. Una porzione sostanziale del romanzo è incentrata sui pensieri di Robert Jordan, attraverso la rievocazione delle riunioni con i russi a Madrid e alcune riflessioni nei confronti di suo padre e suo nonno.

Un altro personaggio rilevante è Pilar, che con il suo ingresso introduce eventi che dimostrano la brutalità incredibile della guerra civile, tramite le azioni tumultuose dei rivoluzionari delle autorità governative.

In relazione al concetto secondo cui nessun uomo è un’isola, e cioè non può considerarsi indipendente dal resto dell’umanità, Hemingway disse:

«…And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee.»

«E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te.»

Hemingway nel suo libro vuole infatti sottolineare il bisogno di pensare alla morte in guerra come alla morte di propri fratelli. Ogni volta che in guerra suona la campana annunciando un caduto, l’umanità ha perso un pezzo: un fratello, un figlio, un amico.

La scomparsa di ogni uomo corrisponde inevitabilmente anche alla morte di una parte di noi.

© Riproduzione Riservata