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“Natale 1989”, la poesia di Alda Merini sulla solitudine e l’indifferenza

“Natale 1989” è una poesia di Alda Merini contenuta nella raccolta “Le briglie d’oro” che racconta la mancanza d’amore a Natale.

 Natale 1989 è la poesia di Alda Merini contenuta nella raccolta Le briglie d’oro che parla della solitudine e dell’indifferenza che molte donne e uomini vivono anche in occasione della festa più bella dell’anno.

La poesia è una delle forme espressive che riesce in poche frasi a donare uno stato d’animo, la parte più intima e inespressa che vive in chi scrive. Natale 1989 riesce a condividere tutto ciò.

La poesia non può che essere contestualizzata con la vita stessa di Alda Merini. Riteniamo che in questi versi l’autrice riesce a trasferire tutto il malessere di chi è costretto dalla propria mente a vivere una realtà diversa. 

Sono tante, oggi sempre di più, le persone che convivono con l’ansia, la depressione, problemi psicologici di diversa natura. Alda Merini era bipolare e all’epoca le persone con questo problema erano costrette a subire cure che non facevano che creare ancora più danni in chi le subiva. 

Quando si vive con i disturbi della mente, la diversità e la naturale conseguenza. Le cose appaiono in un modo diverso. Molte volte la vita è un’oppressione e non avere conforto e le dovute cure equivale al peggiore dei martiri. 

Ma, immergiamoci in questa bellissima poesia che tutti quanti dovremmo far nostra, soprattutto quando giudichiamo chi ci appare in un modo diverso.

“Natale 1989” di Alda Merini

Natale senza cordoglio
e senza false allegrie…
Natale senza corone
e senza nascite ormai:
l’inverno che già sfiorisce
non vede il suo “capitale”,
non vede un tacito figlio che forse un giorno d’inverno
buttò i suoi abiti ai rovi.

Marina cara,
la giovinezza ti lambisce le spalle
ed è onerosa come la poesia:
portare la giovinezza
è portare un peso tremendo,
sognare fughe e fardelli d’amore
e amare uomini senza capirne il senso.
Il divario di una musica
Il divario della tua fantasia
non possono che prendere spettri,
perciò ogni tanto te ne vai lontana
in cerca di una perduta ragione di vita
in cerca certamente della tua anima.

Un Natale senza l’amore tipico della festa

Come si evince dalla lettura di Natale 1989, la poesia è divisa in due parti. Nella prima stanza emerge il senso di mancanza da parte di Alda Merini.

La parola “senza” sembra prendere il sopravvento. È un Natale che non offre nessuna aspettativa. Tutto ciò che si può desiderare non trova esistenza.

L’indifferenza alla festa domina nei primi versi

Natale senza cordoglio
e senza false allegrie…

Il Natale sembra non esistere nella vita di Alda Merini. Il tempo avanza inesorabilmente e la vita non riesce più a donare il frutto della Natalità. 

La Natalità assume il significato vero della parola in questa poesia. È quella di Gesù ed è quella di una donna che spera che la vita possa portare in dono gioia, felicità, compagnia, amore e invece 

l’inverno che già sfiorisce
non vede il suo “capitale”

Il tempo passa inesorabile e la solitudine diventa più intensa, oppressiva, pesante. Il Natale passa senza lasciare nulla. 

La mancanza dell’amore delle figlie

Ricordiamo che Alda Merini aveva ben 4 figlie avute dal matrimonio con Ettore Carniti, panettiere e sindacalista, avvenuto il 9 agosto 1953.

Alda Merini amava il marito ma lui era incapace di capirla. Una donna troppo diversa dalle altre, o meglio non capiva il suo dolore, non capiva gli attacchi di disperazione che la sconvolgevano. Non capiva la sofferenza di una donna bipolare.

Non sapendo cosa fare, una sera, Ettore Carniti chiamò l’ambulanza. La nuova casa della poetessa dei navigli diventò il manicomio. Ci rimase quasi dieci anni, con brevi ritorni a casa.

Dal matrimonio nacquero quattro figlie: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. Considerata pazza. e quindi incapace le furono portate via e affidate ad altre famiglie. 

Abbiamo voluto evidenziare questo punto perché, forse nella prima parte di Natale 1989 la mancanza è resa evidente proprio dal non avere avuto vicine quelle figlie a cui aveva dato i natali.

Marina lo specchio dell’anima di Alda Merini

Nella seconda stanza della poesia Alda Merini fa riferimento a “Marina cara“.

Si riferisce a Marina Bignotti, la curatrice della raccolta Le briglie d’oro, con la quale aveva lavorato per anni.

Marina diventa la protagonista dell’opera ben più del Natale. Diventa una figura fantastica, un dialogo introspettivo di Alda Merini che evidentemente affronta sé stessa, attraverso la visone della giovane amica.

Marina vive il peso di una giovinezza nella quale l’amore, fardello di incomprensioni, disinganni, ansie irrisolte, incombe oneroso.

Bisogna sopravvivere all’amore, nella visione di Alda Merini. Tutta la vita della poetessa è stata caratterizzata dal complicato rapporto con l’amore. Lei che amava veramente era costretta a soffrire per il suo desiderio d’amore. 

Per questo la Marina della poesia spera nell’amore che non ferisce, ma si lascia tradire troppo spesso dagli inganni della propria fantasia.

Il fardello del tempo futuro incombe su di lei, oneroso, tuttavia la ragazza continua a coltivare la propria ribellione individuale, alla ricerca ostinata della serenità della propria anima.

Marina, se si guarda bene alla vita di Alda Merini, sembra diventare lo specchio dell’anima della stessa scrittrice. La giovane Marina che va in cerca di sé stessa, è schiacciata ma ancora non vinta dal peso delle delusioni. Alda Merini sembra nutrire pena per la ragazza, in quanto rivive le proprie delusioni e tutta la sua sofferenza.

Allo stesso tempo, riconosce viva ammirazione per Marina perché riesce a sfuggire alla prigione del malessere.

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In occasione del Natale dedichiamo questa poesia a tutti coloro che vivono la tragedia della guerra, della malattia e della solitudine.

 

Alda Merini

Alda Merini, poetessa troppo a lungo incompresa. Gettata nella morsa dei manicomi perché considerata pazza in un’epoca che ancora non voleva vedere la profondità delle donne. L’unica sua colpa era la sensibilità, la troppa empatia, forse.

Una capacità più profonda di sentire il dolore che l’ha resa matta agli occhi degli altri. Ma pazzo era solo il suo bisogno di scrivere, la sua arte poetica di cui oggi non potremmo fare a meno.

È nata il 21 marzo 1931 Alda Merini, il primo giorno di primavera, e se ne è andata il 1° novembre del 2009, un fiore calpestato troppe volte che chiedeva solo un po’ d’amore

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