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“Mi dispiace mamma”, il toccante addio alla vita di un migrante disperso in mare

"Mi dispiace mamma,/ perché la barca è affondata e non sono riuscito a raggiungere l’Europa".
L'ennesima, straziante strage si è consumata nei nostri mari, ieri. In ricordo di tutte le vittime del tragico naufragio al largo delle coste greche, condividiamo un'emozionante poesia anonima, un addio alla vita che sa di silenzio e di grido contemporaneamente.

“Mi dispiace mamma,
perché la barca è affondata e non sono riuscito a raggiungere l’Europa.
Mi dispiace mamma,
perché non riuscirò a saldare i debiti che avevo fatto per pagare il viaggio.
Non ti rattristare se non trovano il mio corpo,
cosa potrà mai offrirti, se non il peso delle spese di rimpatrio e sepoltura?”

Nelle ore scorse si è consumata l’ultima delle tragiche stragi nei nostri mari. Centinaia di migranti, stipati in un’unica imbarcazione, sono andati incontro a naufragio, dolore e morte. Mentre il mondo andava avanti, le loro vite si fermavano.

In ricordo di tutte le vite spezzate durante le traversate in mare, vogliamo condividere con voi “Mi dispiace mamma”, una poesia anonima che circola nel web da un po’ di tempo e che, scritta in lingua araba, vi presentiamo nella traduzione curata da Serena Tolino e Ashraf Hassan.

La strage al largo delle coste greche

Partito da Tobruk, in Libia, per giungere in Italia, un peschereccio contenente oltre 750 persone fra uomini, donne e bambini, si è capovolto nel mar Egeo, a 47 miglia nautiche da Pylos, nel sud del Peloponneso. Nonostante le molteplici segnalazioni da parte delle ONG, il soccorso non è stato attivato in tempo. Sono stati tratti in salvo, seppur feriti, un centinaio di migranti, e sono stati rinvenuti 78 corpi. Il resto di loro giace in fondo al mare.

Addio alla vita

“Mi dispiace mamma” non ha bisogno di spiegazioni o analisi, né di lunghi preamboli. È una poesia anonima. Chissà se è stata scritta da un migrante che si è salvato, o da uno che ha lasciato soltanto questa struggente testimonianza del suo passaggio sulla terra, o se invece è stato un attivista, o una persona qualunque a comporre questi versi in arabo.

Quel che è certo è che non si può restare indifferenti dinanzi ad ingiustizie del genere. “Mi dispiace mamma” si compone di parole semplici, quotidiane, di scuse sentite e commiati commossi, alla vita, al mondo e agli affetti che restano, nonostante tutto, dopo la morte. Una poesia per riflettere su quanta responsabilità abbiamo in queste stragi che si consumano nei nostri mari, divenuti un enorme cimitero.

“Mi dispiace mamma”

Mi dispiace mamma,
perché la barca è affondata e non sono riuscito a raggiungere l’Europa.
Mi dispiace mamma,
perché non riuscirò a saldare i debiti che avevo fatto per pagare il viaggio.
Non ti rattristare se non trovano il mio corpo,
cosa potrà mai offrirti, se non il peso delle spese di rimpatrio e sepoltura?

Mi dispiace mamma,
perché si è scatenata questa guerra ed io, come tanti altri uomini, sono dovuto partire.
Eppure i miei sogni non erano grandi quanto quelli degli altri…
Lo sai, i miei sogni erano grandi quanto le medicine per il tuo colon e le spese per sistemare i tuoi denti…
A proposito… i miei denti sono diventati verdi per le alghe. Ma nonostante tutto, restano più belli di quelli del dittatore!

Mi dispiace amore mio,
perché sono riuscito a costruirti solo una casa fatta di fantasia:
una bella capanna di legno, come quella che vedevamo nei film…
una casa povera, ma lontana dai barili esplosivi, dalle discriminazioni religiose e razziali, dai pregiudizi dei vicini nei nostri confronti…

Mi dispiace fratello mio,
perché non posso mandarti i cinquanta euro che avevo promesso di inviarti ogni mese
per farti divertire un po’ prima della laurea…
Mi dispiace sorella mia,
perché non potrò mandarti il cellulare con l’opzione wi-fi, come quello delle tue amiche ricche…

Mi dispiace casa mia,
perché non potrò più appendere il cappotto dietro alla porta.
Mi dispiace, sommozzatori e soccorritori che cercate i naufraghi,
perché io non conosco il nome del mare in cui sono finito.
E voi dell’ufficio rifugiati invece, non preoccupatevi, perché io non sarò una croce per voi.

Ti ringrazio mare,
perché ci hai accolto senza visto né passaporto.
Vi ringrazio pesci,
che dividete il mio corpo senza chiedermi di che religione io sia o quale sia la mia affiliazione politica.
Ringrazio i mezzi di comunicazione,
che trasmetteranno la notizia della nostra morte per cinque minuti, ogni ora, per un paio di giorni almeno.
Ringrazio anche voi, diventati tristi al sentire la nostra tragica notizia.
Mi dispiace se sono affondato in mare.

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