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Massimo Troisi e la fugacità dell’esistenza nella poesia “La frontiera della vita”

Il 4 giugno 1994 veniva a mancare il poliedrico Massimo Troisi. Lo ricordiamo attraverso “La frontiera della vita”, una poesia che tratta il tema della fugacità dell’esistenza.

Massimo Troisi era un magnifico interprete, ritenuto l’erede di Eduardo De Filippo e di Totò. Il “comico dei sentimenti”, così come lo chiamavano i suoi contemporanei, ci ha regalato interpretazioni di rara intensità, e ha lasciato un grande vuoto quando è venuto a mancare prematuramente. 

Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano, nel napoletano, il 19 febbraio 1953. Si appassiona subito all’arte, in particolare alla poesia e al teatro, già da adolescente, tanto da vincere un Giovanissimo vinse un premio locale di poesia con un testo ispirato alla figura di Pier Paolo Pasolini.

Malato di cuore sin dall’infanzia, Massimo Troisi ci ha lasciati prematuramente il 4 giugno 1994, all’età di 41 anni, a causa di un arresto cardiaco conseguente a gravi febbri reumatiche. È in occasione dell’anniversario della sua scomparsa che vogliamo ricordare Massimo Troisi attraverso “La frontiera della vita”, una poesia carica di significato che tratta il tema della fugacità della nostra esistenza.

La frontiera della vita di Massimo Troisi

Chi corre in questa vita?
Corre chi ha fretta
di arrivare…
Corre chi cade giù
dopo essere disceso
dalla sua collina
di compromessi e ipocrisie:
un vero peccato
che in cima
non ci fosse la libertà…

Non tutti parlano di sesso
come se niente fosse…
Io, per esempio, con la mia donna
sto ancora parlando di verginità’:
che rarità…
Con gli interessi superati
Di cui non si parla più,
Ci vivono ancora
Ci vivono bene
Chi guida il pallone
Spingendolo più su…

E noi, dentro il pallone
Felici come bambini
Guardiamo l’azzurro del cielo
Che si fa più vicino,
L’accarezziamo
e ci accorgiamo
Di essere già arrivati…

‘Signori, si scende!
Tutti giù dal pallone!’
Siam tutti già morti
e non servon passaporti…
La corsa è finita, qui è la Frontiera della Vita:
un vero peccato che in cima non ci fosse la libertà…

Il progetto con Enzo De Caro e “Poeta Massimo”

Questa bellissima poesia, che emoziona e fa riflettere sulla nostra vita e sul modo in cui facciamo uso del tempo che ci è concesso, fa parte di una raccolta di 12 canzoni-poesie scritte da Massimo Troisi e musicate dall’attore, sceneggiatore e cabarettista – ma prima di ogni cosa amico – Enzo De Caro. Il progetto nasce da un’idea giovanile, concepita quando Massimo Troisi non aveva che 22 anni, poco prima dell’incredibile successo della “Smorfia”. 

Le 12 canzoni, fra cui la più celebre è certamente “Al mio cuore”, con quei versi struggenti sul “cuore malandato”, sono state registrate in una cassetta, e custodite per molto tempo da De Caro. Anni dopo la scomparsa di Massimo Troisi, spinto dal desiderio di far conoscere al pubblico uno scorcio inedito della vita del grande interprete campano, Enzo De Caro collabora con un gruppo di musicisti – fra tutti Rita Marcotulli a James Senese, Paolo Fresu, Cecilia Chailly, Daniele Sepe, Gianni Oddi, Ezio Bosso, Fabio Treves, Solis String Quartet, Diego Moreno, Marcello Colasurdo e Lino Cannavacciuolo – per ridare vita alle 12 canzoni-poesie in un vero album.

Nasce così “Poeta Massimo”, che con la voce di De Caro e le parole di Massimo Troisi, ci rende partecipi del mondo interiore di un grande artista, con versi che trattano temi universali: l’amore, la paura del fallimento, la precarietà della vita, il senso di gratitudine nei confronti di chi ci ha generato… Uno spaccato intenso della vita di Troisi. 

Il disco “Poeta Massimo”, inoltre, è dedicato all’Associazione Bambini Cardiopatici, proprio in memoria di Massimo Troisi, che sin da piccolissimo ha sofferto di problemi di cuore. 

 

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