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“Resurrezione laica”, Mario Rigoni Stern e la sua poesia per ricominciare

E' in vigore il nuovo decreto legge che concede maggiori libertà per ripartire davvero. Una "resurrezione laica" come la poesia di Mario Rigoni Stern

Il 19 maggio 2021 è entrata in vigore il nuovo decreto legge che sposta l’orario del coprifuoco e allenta le misure di sicurezza in vari step. Dopo mesi di sacrifici, siamo pronti a ripartire per davvero. O forse, meglio ancora, siamo pronti a ricominciare, a piccoli passi, sempre più concreti. Noi lo facciamo affidandoci alle parole di Mario Rigoni Stern che, nella poesia “Resurrezione laica”, ci incoraggia a leggere, studiare e lavorare per imparare “a dire no”.  A essere forti e liberi per appropriarci del nostro destino. Per combattere le nostre battaglie con coraggio, ma soprattutto con intelligenza.

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Resurrezione laica

Leggete, studiate e lavorate,
sempre con etica e con passione.
Ragionate con la vostra testa
e imparate a dire di no.
Siate ribelli per giusta causa
e difendete la natura e i più deboli.
Non siate conformisti
e non accodatevi al carro del vincitore.
Siate forti e siate liberi,
altrimenti quando sarete vecchi e deboli
rimpiangerete le montagne che non avete salito
e le battaglie che non avete combattuto.

Mario Rigoni Stern

Scrittore e militare italiano, Mario Rigoni Stern è ricordato soprattutto per il suo romanzo “Il sergente nella neve” (1953), considerata la più alta testimonianza poetica della nostra memorialistica di guerra. Nel 1938 si arruola volontario alla scuola militare d’alpinismo di Aosta quando ancora la guerra sembra lontana, ma da quel momento la sua vita cambierà. Dopo aver affrontato il fronte occidentale con mille dolori e travagli, tocca a quello albanese, e poi a quello russo, drammatico e sconvolgente. Il 9 maggio 1945, dopo due anni e oltre di lager, riesce miracolosamente a tornare all’amato Altopiano, anche se le ferite interiori sembrano difficilmente rimarginabili. “Il sergente nella neve” sarà pubblicato su indicazione di Elio Vittorini nel 1953. Primo Levi lo definì “uno dei più grandi scrittori italiani”.

 

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