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“Tu non saprai giammai” di Marguerite Yourcenar, il viaggio dell’anima dopo la morte

In occasione dell’anniversario della nascita di Marguerite Yourcenar, condividiamo con voi “Tu non saprai giammai”, una profonda poesia con cui l’autrice saluta per l’ultima volta un amico scomparso.

La prima donna ad essere stata eletta all’Académie Française, autrice esistenzialista, appassionata di cultura classica, eclettica, vivace, innamorata della vita e profondamente interessata alla tematica della morte. Marguerite Yourcenar è stata una scrittrice meravigliosa, che si è dedicata con tutta se stessa alla letteratura e ci ha donato capolavori di ogni genere.

Marguerite Yourcenar

Dai romanzi biografici ambientati in epoche remote “Memorie di Adriano” e “L’opera al nero”, ai suggestivi racconti delle “Novelle orientali”, dal saggio “Il segreto e il sacro. Saggi sulla letteratura e sulla traduzione” alle poesie racchiuse ne “I doni di Alcippe”, l’autrice franco-belga ci ha lasciato un’eredità di inestimabile valore culturale.

Marguerite Yourcenar nasce a Bruxelles l’8 giugno 1903, da una famiglia per metà francese e per metà belga. Da sempre appassionata di lettere e di cultura classica, compone poesie, scrive carnets di memorie per poi comporre i suoi romanzi, riflette sulla vita, sull’amore e sul tempo che passa in saggi e racconti. La sua vita, contraddistinta dalla costante del viaggio e dal grande amore per la compagna Grace Frick, si spegne nel Maine, il 17 dicembre 1987.

In occasione dell’anniversario della nascita di Marguerite Yourcenar, condividiamo con voi “Tu non saprai giammai”, una poesia che la scrittrice ha composto in memoria del giornalista André Fraigneau, a cui era molto legata. La traduzione che vi proponiamo è stata curata da Manrico Murzi ed è contenuta nella raccolta edita da Bompiani “I doni di Alcippe” (1987).

Tu non saprai giammai di Marguerite Yourcenar

Tu non saprai giammai che la tua anima viaggia
come in fondo al mio cuore un dolce cuore eletto;
e che niente, né il tempo, né altri amori, né l’età,
mai offuscheranno il fatto che tu sia stata.

Che la bellezza del mondo ha preso il tuo volto,
vive della tua dolcezza, splende della tua chiarità,
e che quel lago pensieroso in fondo al paesaggio
mi ridice soltanto la tua serenità.

Tu non saprai giammai ch’io reggo la tua anima
come una lampada d’oro che mi fa luce mentre cammino;
che un poco della tua voce è passata nel mio canto.

Dolce fiaccola, i tuoi sprazzi, dolce braciere, la tua fiamma
mi insegnano i sentieri che tu hai percorso,
e tu vivrai un poco, perché ti sopravvivo.

Vous ne saurez jamais

Vous ne saurez jamais que votre âme voyage
Comme au fond de mon cœur un doux cœur adopté
Et que rien, ni le temps, d’autres amours, ni l’âge
N’empêcheront jamais que vous ayez été;

Que la beauté du monde a pris votre visage,
Vit de votre douceur, luit de votre clarté,
Et que le lac pensif au fond du paysage
Me redit seulement votre sérénité.

Vous ne saurez jamais que j’emporte votre âme
Comme une lampe d’or qui m’éclaire en marchant;
Qu’un peu de votre voix a passé dans mon chant.

Doux flambeau, vos rayons, doux brasier, votre flamme
M’instruisent des sentiers que vous avez suivis,
Et vous vivez un peu puisque je vous survis.

Il viaggio dell’anima

Cosa colpisca di più di questo sonetto in alessandrini scritto da Marguerite Yourcenar non ci è dato sapere: la delicatezza delle atmosfere, la musicalità del lessico, l’aura di affetto profondo che emanano i versi, la tematica dell’anima che sopravvive anche dopo la morte grazie al ricordo…

“Tu non saprai giammai” è un vero e proprio capolavoro, in cui riusciamo a intravedere tutto il percorso di un’autrice che ha dedicato larga parte della sua produzione al tema della morte, dell’esistenza, della sopravvivenza nel tempo. La mente non può che correre subito ai versi conclusivi di “Memorie di Adriano”, con cui l’imperatore si prepara a vivere gli ultimi istanti della sua esistenza e ad entrare nell’ignoto:

“Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più… Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti”.

Il ricordo della persona defunta, intercettato con la sua anima, è vivo nel cuore di chi rimane e ha ancora del tempo mortale, e la sua bellezza è come entrata a far parte della bellezza del mondo, che si è arricchito di una luce in più. Dopotutto, chi muore non cessa di vivere completamente, perché sopravvive nell’amore di chi resta in vita e ricorda, come recitano gli ultimi splendidi versi del componimento di Marguerite Yourcenar. Una poesia a dir poco meravigliosa.

 

 

 

 

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