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I limoni, la poesia di Eugenio Montale sulla felicità

"I limoni" è una poesia di Eugenio Montale, contenuta in "ossi di seppia" e considerata una vera dichiarazione di poetica sulle piccole cose della vita.

La poesia che vogliamo proporvi si intitola “i limoni” ed è contenuta nella raccolta “ossi di seppia” di Eugenio Montale, pubblicata per la prima volta nel 1925 e successivamente nel 1928. Una delle poesie manifesto del poeta più grande del ‘900 italiano, che ci aiuta a comprendere tutte le influenze letterarie del tempo e che ci fa riflettere sull’importanza delle umili e apparenti semplici cose della vita.

La felicità nelle piccole cose

Ci sono poesie che sono in grado di sintetizzare movimenti letterari interi. I limoni di Eugenio Montale è una di queste. Contenuta nella raccolta “ossi di seppia”, confluiscono in questo componimento i caratteri dello sperimentalismo novecentesco dei crepuscolari ma anche le forme più legate alla tradizione classica. La poesia “i limoni” può essere considerata un avere propria dichiarazione di poetica dell’autore. Sono proprio i piccoli aspetti della vita quotidiana, come i limoni appunto, i protagonisti. Le poesie difficili vengono rifiutate, il linguaggio oscuro anche. Viene prediletta la realtà comune, le caratteristiche reali del paesaggio circostante e le brevi e momentanee sensazioni. Montale ci aiuta a riflettere sull’importanza della semplicità.

È importante sottolineare che in questa fase poetica, Montale ricorre al correlativo oggettivo, ovvero una tecnica che tende a caricare di forte significato simbolico gli oggetti più dismessi. Gli oggetti dimenticati dalla letteratura.

In questo caso il profumo dei limoni, espresso nella seconda strofa, aiuta a recuperare anche quel senso di leggerezza e di spensieratezza, allontanando lo stesso poeta dal pensiero tragico della guerra. Nonostante le sofferenze e la disillusione nei confronti della vita, a volte può bastare il semplice odore fresco di un albero di limoni, per recuperare un momento di felicità. Perciò, impariamo a stare più attenti a queste piccole cose, potrebbero salvarci.

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I limoni, la poesia 

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

 

 

 

Stella Grillo

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