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“La tosse dell’operaio”, la poesia di Pasolini che denuncia le morti sul lavoro

Scopri la poesia "La tosse dell'operaio" di Pier Paolo Pasolini, una riflessione quanto mai attuale sulle tragiche morti sul lavoro

“La tosse dell’operaio” è un articolo pubblicato su “Il Tempo” l’8 novembre 1969 che porta la firma di Pier Paolo Pasolini, le cui parole si fanno ancora una volta materia di denuncia politica, sociale e umana.

Certo non si può essere considerati demagoghi o populisti se ricordiamo, tra gli altri, intellettuali come Pasolini che nella sua poesia “La tosse dell’operaio” ci descrive mirabilmente, facendone un identikit figurativo, un operaio che lavora – qui sotto – intento a lavorare, tossendo, lì sotto, quando fuori c’è il sole.

La tosse dell’operaio, di Pier Paolo Pasolini

Sento tossire l’operaio che lavora qui sotto;
la sua tosse arriva attraverso le grate che dal pianterreno
danno nel mio giardino. Sicché essa pare risuonare tra le piante
toccate dal sole dell’ultima mattina di bel tempo. Egli,
l’operaio, là sotto, intento al suo lavoro, tossisce ogni tanto,
certamente sicuro che nessuno lo senta. È un male di stagione
ma la sua tosse non è bella; è qualcosa di peggio che influenza.
Egli sopporta il male, e se lo cura, immagino, come noi
da ragazzi.

La vita per lui è rimasta decisamente scomoda;
non l’aspetta nessun riposo, a casa, dopo il lavoro,
come noi, appunto, ragazzi o poveri o quasi poveri.
Guarda, la vita ci pareva consistere tutta in quella povertà,
in cui non si ha diritto neanche, e con naturalezza,
all’uso tranquillo di una latrina o alla solitudine di un letto;
e quando viene il male, esso è accolto eroicamente:
un operaio ha sempre diciotto anni, anche se ha figli
più grandi di lui, nuovi agli eroismi.
Insomma, a quei colpi di tosse
mi si rivela il tragico senso di questo bel sole di ottobre.

Il significato della poesia

Spesso le vittime sono giovani, magari genitori da poco, convinti dall’ aver trovato lavoro ad avere fiducia nel futuro. Essi muoiono nel presente, isolati dalle analoghe tragedie del passato e senza poter vivere un futuro che dovrebbe invece doverosamente essere garantito.

Muoiono da eroi per un giorno, l’opinione pubblica si attacca morbosamente alle immagini per un giorno per poi non fare altro che cambiare canale sperando di imparare dalla tv nuove ricette.

Perché il dramma non ha toccato noi, perché tanto noi che possiamo fare, perché tanto qui non cambia nulla. Eccolo il qualunquismo deleterio dell’ umanità.

Ecco il disinteresse sociale che ci accompagna e accomuna in un percorso che, di contro, abbiamo il dovere di cambiare.

Dobbiamo farci e renderci protagonisti tutti di un vero cambiamento culturale che possa, una volta per tutte garantire al massimo il valore della vita.

Non abbiamo davvero bisogno di nuovi eroi. Perché l’eroe, da sempre, ha purtroppo prima bisogno di morire.

E noi non vogliamo più nuovi morti, né nuovi eroi.

Basta morti sul lavoro

É triste: spesso, troppo spesso, siamo chiamati dalle cronache a dover parlare delle morti sul lavoro. Dover parlare: forse è questo uno degli aspetti più ininfluenti e pericolosi che caratterizzano ancora le società contemporanee.

In alcuni dibattiti pubblici il politico di turno propina soluzioni di imminenti provvedimenti legislativi atti a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro dei lavoratori, individuando incentivi non meglio specificati per le imprese.

Facendo seguito a sterili e poco credibili momenti di cordoglio e sdegno, si vira a parlare di mancanza di fondi, di risorse finanziarie.

Questa società è ormai scollata e distante dai veri e autentici valori della vita e del lavoratore quale essere umano. Il cosiddetto Dio Denaro, il profitto capitalistico d’impresa rappresentano in realtà lo scopo finale.

La recente tragedia in Emilia Romagna altro non è che l’ennesimo tragico episodio della trascuratezza e fallibilità di una classe politica attenta alle sensibilità del forte a scapito dei bisogni dei deboli.

La ciclicità e ripetizione di canovacci dialettici dovrebbero armare le coscienze di tutti per porre in essere azioni di autentica difesa dei lavoratori, soprattutto di coloro i quali escono al mattino rischiando di non fare ritorno a casa.

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