“La Luna non era che un Mento Dorato” (1863) di Emily Dickinson, poesia sulla bellezza femminile

17 Novembre 2024

Scopri il significato di "La Luna non era che un Mento Dorato" di Emily Dickinson, splendida metafora della bellezza della natura idealmente come la donna.

"La Luna non era che un Mento Dorato" (1863) di Emily Dickinson, sublime poesia sulla bellezza della natura

La Luna non era che un Mento Dorato di Emily Dickinson è una poesia che rende omaggio al satellite che accompagna la vita nostra vita terrena. La poetessa celebra la luna descrivendo le sue fasi come un bellissimo volto di donna che guarda il mondo. Ogni strofa ritrae aspetti diversi dell’aspetto della luna, paragonandola a caratteristiche umane come la fronte, le guance e gli occhi.

Emily Dicìkinson attraverso la personificazione delle diverse facce della luna assimilabili al volto di una bella donna, stimola i lettori a guardare alla vita, alla natura con la necessaria fantasia e immaginazione. Quando si guarda alla bellezza che natura ci dona bisognerebbe mostrare la capacità di lasciarsi andare, proprio per vivere quelle emozioni più profonde necessarie al vivere in armonia con tutto ciò che esiste intorno.

The Moon was but a Chin of Gold, questo il titolo originale della poesia, fu scritta nel 1863 e fa parte della sezione Nature della terza serie della raccolta Poems di Emily Dickinson, pubblicata nel 1896.

Leggiamo questa splendida poesia di Emily Dickinson per coglierne il significato.

La Luna non era che un Mento Dorato di Emily Dickinson

La Luna non era che un Mento Dorato
Una o due Notti fa –
E ora volge la Sua Faccia completa
Sul Mondo quaggiù –
La Sua Fronte è di un Biondo Assoluto –
La Sua Guancia – di Berillio tagliato –
Il Suo Occhio alla Rugiada Estiva
La cosa più simile che io conosca –

Le Sue Labbra Ambrate mai si schiudono –
Ma chissà quale sorriso
A un’Amica potrebbe concedere
Fosse tale il Suo argenteo volere –

E quale privilegio essere
Anche la più remota Stella –
Nella Certezza che la sua strada passerà
Davanti alla Tua baluginante Porta –

Il Suo Berretto è il Firmamento –
L’universo – La sua scarpa –
Le Stelle – i Ciondoli alla Sua Cintura –
Le Sue Vesti ornate – d’Azzurro –

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The Moon was but a Chin of Gold, Emily Dickinson

The Moon was but a Chin of Gold
A Night or two ago –
And now she turns Her perfect Face
Upon the World below –
Her Forehead is of Amplest Blonde –
Her Cheek – a Beryl hewn –
Her Eye unto the Summer Dew
The likest I have known –

Her Lips of Amber never part –
But what must be the smile
Upon Her Friend she could confer
Were such Her silver will –

And what a privilege to be
But the remotest Star –
For Certainty she take Her way
Beside Your glimmering Door –

Her Bonnet is the Firmament –
The Universe – Her Shoe –
The Stars – the Trinkets at Her Belt –
Her Dimities – of Blue –

Le facce della luna sono la metafora della bellezza che ci circonda

La Luna non era che un Mento Dorato è una poesia di Emily Dickinson che utilizza metafore e personificazioni per descrivere la luna come una bella donna. Paragonando le diverse fasi della luna al volto di una donna, Emily Dickinson invita i lettori a vedere il mondo in modi diversi, nuovi e fantasiosi. Con un tono leggero e creativo, la poetessa americana ritrae la luna come una figura regale avvolta in un bel vestito, riuscendo a mettere in luce la sua acuta osservazione della natura.

Nella poesia le stelle diventano gioielli della luna, aggiungendo l’idea della luna come una figura maestosa e regale. La rappresentazione di Emily Dickinson ci mostra la bellezza e la grandezza della luna, suggerendo allo stesso tempo un senso di distanza e di lontananza tra l’autrice e il corpo celeste. Questa rappresentazione mira ad incoraggiare i lettori ad apprezzare il mondo naturale in modo più personale e fantasioso.

La poesia fu scritta nel 1863, in un momento particolare della vita della poetessa, in cui decide di vivere in solitudine proprio per trovare quell’armonia cosmica che diventerà parte di molte sue poesia.  Non a caso, La Luna non era che un Mento Dorato riflette il profondo legame della poetessa con la natura e l’ammirazione per la bellezza di tutto ciò che il creato riesce a regalare.

La Dickinson in quegli anni si ritirò dalla vita sociale e si concentrò intensamente sulla scrittura, trovando conforto nella natura. La luna, simbolo di pace, purezza e bellezza, divenne una parte importante dei suoi momenti di solitudine. Questa poesia riflette il profondo legame di Emily Dickinson con la natura e la sua ammirazione per la presenza serena e maestosa della luna.

Cosa ci vuol condividere Emily Dickinson 

La poesia celebra la bellezza e la maestosità della luna, utilizzando la personificazione e l’immaginazione per sottolineare la sua presenza, toccando anche i temi della solitudine, degli ideali femminili, della costanza e dello splendore della natura.

La poetessa americana intende celebrare la bellezza e la maestosità della natura utilizzando una testimonial di soluto livello della luna. Paragonando la luna a una donna regale dai lineamenti dorati e dall’abbigliamento elegante, Dickinson ci mostra la presenza ammaliante della luna nel cielo notturno.

Questo tema sottolinea lo splendore del mondo naturale e il senso di meraviglia che può evocare se sol,o ci si lascia trasportare dalla natura.Dickinson personifica la luna, descrivendola come una bella donna dalle sembianze umane. Questa rappresentazione fantasiosa permette ai lettori di vedere la luna sotto una nuova luce, aggiungendo profondità e personalità a un oggetto celeste. L’uso della personificazione rende la luna più comprensibile e sottolinea la sua importanza nel mondo naturale.

La poesia tocca sottilmente i temi della solitudine e dell’isolamento. La luna, nonostante la sua bellezza e grandezza, è raffigurata come silenziosa e distante, con “labbra d’ambra” che non si separano mai. Questa immagine suggerisce un senso di isolamento, riflettendo come anche qualcosa di maestoso come la luna possa essere lontano e irraggiungibile.

La poesia celebra anche la donna, descrivendo la luna con tratti tradizionalmente femminili come la bellezza, l’eleganza e la raffinatezza, esaltando il concetto di ideale femminile.

Analizziamo i versi della poesia 

Nella prima strofa, Emily Dickinson paragona la luna crescente a un “Mento dorato”.  Il nostro satellite nell’immaginazione dell’autrice assume il “volto perfetto” di una donna, che guarda il mondo dall’alto. Agli occhi dell’autrice appare come una bella ed elegante signora.

L’autrice si ispira all’ascesi per mostrare la luna come una perfetta figura femminile, che si erge al di sopra del mondo materiale e lo osserva da lontano. La Luna sembra una dea che veglia sull’umanità dall’alto del cielo. Questa rappresentazione enfatizza la presenza maestosa e serena della luna nel cielo notturno.

Nella seconda strofa, la poetessa americana continua a personificare la luna descrivendone l’aspetto attraverso l’immagine di un volto umano. Descrive la fronte della luna come il “biondo assoluto”, suggerendo un’ampia sommità dorata che allude alla perfezione. Al crepuscolo, la luna appare dorata a causa della rifrazione della luce solare.

La circonferenza della luna è assimilabile alla guancia, immaginando che la sua forma arrotondata sia scolpita come il berillo, ovvero una pietra preziosa di colore blu o verde chiaro. Con il progredire della sera, la tonalità dorata della luna cambia in un colore acquamarina intenso.

Dickinson usa poi la metafora della rara “rugiada estiva” che scintilla al chiaro di luna per descrivere l’occhio della luna. L’autrice afferma che nessun altro paragone potrebbe descrivere adeguatamente la lucentezza della luna. Questa descrizione dettagliata e fantasiosa sottolinea le caratteristiche raffinate e preziose della luna, facendola sembrare ancora di più una splendida ed elegante signora. Utilizzando questi paragoni suggestivi, l’autrice esalta il fascino e lo splendore della luna, elevandola a simbolo della bellezza e della grazia femminile.

Nella terza strofa protagoniste diventano  le “labbra d’ambra” della luna, sottolineando la sua bellezza serena e silenziosa. L’uso dell’ambra rafforza le qualità femminili attribuite alla luna e simboleggia gli ideali tradizionali di virtù femminile.

La frase “Le sue labbra d’ambra non si separano mai” può anche riflettere le norme di genere del XIX secolo, in cui ci si aspettava che le donne fossero spesso timide e riservate, e che non sorridessero se non quando venivano interpellate. Questa immagine allude sottilmente alla solitudine della luna, suggerendo che non ha amici con cui condividere i suoi sentimenti.

Emily Dickinson poi continua a chiedersi come sarebbe il sorriso della luna se scegliesse di donarlo alla Terra o alle stelle. Il sorriso lunare però sembra mostrare un senso di orgoglio e di ritegno, poiché le labbra della luna non si separano mai e non sorride in senso romantico, nemmeno al suo compagno più vicino, il sole.

Questa rappresentazione esalta la presenza maestosa della luna nel cielo notturno, suggerendo che mentre il sole governa il giorno, la luna è la regina della notte, mantenendo la sua “volontà d’argento” e non cedendo a nessuno. La metafora delle “labbra d’ambra” cattura la sicurezza e l’orgoglio della luna, evidenziando la sua aura tranquilla ma potente.

Nella quarta strofa l’autrice sottolinea la presenza maestosa della luna e l’onore di esserle vicino, anche se è una stella lontana. L’oratore suggerisce che essere la stella più lontana sarebbe comunque un privilegio perché permette di essere vicini alla luna. Questo sottolinea la grandezza e l’importanza della luna. L’autrice americana ci indica il percorso sicuro e affidabile della luna attraverso il cielo, che segue sempre la rotta designata.

La “porta del palazzo” potrebbe simboleggiare l’orizzonte occidentale, dove il sole tramonta e la luna sorge. Questa immagine suggerisce che la luna prende il controllo del cielo quando il sole tramonta, posizionando la luna come una figura regale che emerge dal palazzo del sole.

La poetessa ha certezza ed evidenzia il viaggio incrollabile e prevedibile della luna. Elevando la luna a icona di perfezione, Dickinson ne eleva lo status, ritraendola come una presenza potente e imponente nel cielo notturno. Si percepisce una certa  soggezione e ammirazione per la luna, rafforzando il suo ruolo di figura regale che abbellisce con la sua presenza anche i luoghi più significativi.

Nella quinta e ultima strofa, Emily Dickinson ci offre la grandezza e l’eleganza della luna. Descrive la cuffia della luna come il “Firmamento”, riferendosi alla forma a cupola del cielo, suggerendo che il cielo stesso è un cappello che la luna indossa, enfatizzando la sua posizione elevata e altezzosa. Il fatto che l’“Universo” sia la sua scarpa implica che l’influenza della luna si estende a tutto il cosmo, evidenziando il suo immenso potere e significato.

Le stelle, poi, sono rappresentate come “i ciondoli alla sua cintura”, paragonandole a oggetti decorativi che adornano la luna, esaltandone la bellezza. Questo potrebbe anche essere un riferimento alla Cintura di Orione, una costellazione riconoscibile nel cielo notturno. “Le Sue Vesti ornate – d’Azzurro”  rappresentano il delicato tessuto blu dei suoi abiti, simbolo del cielo notturno. Sembra che la liuna sia vestita di un tessuto morbido e trasparente, che aggiunge un senso di eleganza e raffinatezza alla rappresentazione della luna.

Vestendo in modo fantasioso la luna con una cuffietta, scarpe, cintura e vesti ornate, Emily Dickinson la fa assomigliare a una donna del XIX secolo. Questa rappresentazione creativa rafforza la presenza regale e imponente della luna nel cielo notturno. Dickinson, acuto osservatore della natura, coglie gli intricati dettagli del cielo notturno e degli oggetti celesti, elevando la luna a uno status quasi divino e ispirando soggezione in chi la guarda.

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