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La bellezza di Ischia nella poesia di Alphonse de Lamartine

Una poesia dello scrittore francese Alphonse de Lamartine dedicata alla splendida isola di Ischia, che in questi giorni è stata vittima del maltempo e di una tragica frana.

La frana che ha investito Ischia ha causato otto vittime e diversi feriti. Un’isola meravigliosa, dove all’improvviso il sole ha smesso di splendere. Da secoli meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo, Ischia ha sempre esercitato un fascino speciale, e non solo in Italia. Ha ispirato scrittori, poeti, cantanti. Un luogo così bello non può essere contaminato dalla tragedia. 

Oggi vogliamo proporvi una poesia che l’autore e diplomatico francese Alphonse de Lamartine scrisse per Ischia, località che gli stava molto a cuore. 

Alphonse de Lamartine e l’amore per Ischia

Quando Alphonse de Lamartine giunse a Napoli al servizio dell’Ambasciata di Francia nel Regno delle due Sicilie, era appena sposato. Sua moglie, Mary Anne Birch, era una musicista e pittrice inglese che all’epoca aspettava il suo primogenito. Per il poeta, dunque, fu naturale decidere di far trasferire la giovane moglie a Ischia, isola rinomata per la sua bellezza ma anche per la salubrità dell’ambiente e delle acque termali. 

Di tanto in tanto, Lamartine si recava ad Ischia e trascorreva il suo tempo con la moglie nell’isola che gli rubò il cuore, tanto da essere protagonista di un lungo componimento, “Ischia” per l’appunto, da cui traspare l’amore che l’autore francese provava per questo luogo speciale. 

Ischia di Alphonse de Lamartine

Il Sole porta il giorno ad altri mondi
Silenziosa sale la luna nel deserto orizzonte
E getta, penetrando le tenebre profonde,
Un velo trasparente sulla fronte della notte

Guarda dall’alto dei monti il chiarore ondeggiando
Inondare le coste come un fiume di fiamma
Dormire nelle valli o scivolar sui declivi
Zampillare laggiù dal seno fulgido del mare

L’incerto barlume nell’ombra diffusa
Tinge d’azzurrino la pallida oscurità
Fa nuotare lontano nell’onda distesa
Gli orizzonti bagnati dalla sua tenera luce

L’Oceano innamorato di questi lidi tranquilli
Calma baciandone i lembi gli ardori violenti
E stringendo in un abbraccio i golfi e le isole
D’un umido respiro ne rinfresca le rive

Dell’onda ch’ora avanza ed ora s’allontana
L’occhio in lontananza segue il morbido contorno
Si direbbe un amante che nel delirio stringa
La vergine che resiste e cede a poco a poco

Dolce come il sospiro del bimbo che dorme
Si diffonde nell’aria un vago suono che geme
È forse un’eco del cielo ch’ammalia l’orecchio?
O un sospiro d’amore della terra e dei mari?

Si alza, ricade, rinasce, poi spira
Come un cuore che opprime un peso d’ebbrezza
Sembra in queste notti che la natura respiri
E come noi si lamenti della sua felicità

Schiudi, o mortale, l’anima a quei torrenti di vita
Accogli da tutti i pori il fascino della notte
Quell’ombra t’invita a inebriarti d’amore
Nel firmamento il suo astro s’innalza e ti guida

Non vedi tremar quel fuoco sul colle lontano?
È un faro che ha acceso la mano dell’Amore
Come un giglio inclinato lì un’amante s’inchina
E con avido orecchio spia i passi dell’amato

La vergine nel sogno ove l’anima si sperde
Solleva un occhio azzurro che i cieli riflette
Errando sulla chitarra a caso le sue dita
Suoni misteriosi gettano ai venti della sera

Vieni, in ogni luogo si diffonde l’amoroso silenzio
Vieni a respirare il fresco della sera accanto a me
È l’ora: la vela che nel lontano sembra si dilegui
Biancheggia e riporta il tranquillo pescatore

Da quando la tua barca fuggì via dalla riva
Tutto il giorno ho seguito la tua vela sul mare
Come segue dal suo nido la trepida colomba
L’ala del colombo candido nell’aria

E mentre scivolava sotto l’ombra della costa
Ho riconosciuto la tua voce nelle voci degli echi
E la brezza della sera smorendo sulla spiaggia
Mi riportava i tuoi canti scorrenti sui flutti

Quando l’onda rumoreggiava sulla costa spumeggiante
Alla stella del mare ho sussurrato il tuo nome
Ho acceso la lampada e l’amorosa preghiera
Della tua amante sola ha messo in fuga l’aquilone

Adesso sotto il cielo ci si riposa o si ama
L’onda che si dondola viene a dormire sulla riva
Il fiore dorme sullo stelo e sotto la volta della notte
Perfino la natura si raccoglie e si addormenta

Guarda! il muschio ha per noi tappezzato la valle
I tralci s’incurvano in tortuose pieghe
E il soffio dell’onda percorrendo gli aranci
Con i fiori che ne sfoglia profuma i miei capelli

Nel morbido chiarore della volta serena
Seduti sotto il gelsomino canteremo insieme
Fino a quando la luna, scivolando verso Miseno,
Non scompaia impallidendo nei fuochi del mattino

Lei canta; e la sua voce ad intervalli smuore
E degli accordi del liuto più flebili nel suono
Gli echi assopiti non affidano agli zefiri
Che sospiri morenti spezzati da silenzi

Colui che il cuore colmo di delirio e di fiamma
In quest’ora d’amore sotto l’astro incantato
All’improvviso sentisse il suo sogno più caro
Prender vita nel viso d’una casta bellezza

Colui che sul muschio ai piedi del sicomoro
Al murmure delle acque sotto un cielo di zaffiri
Seduto ai suoi piedi dall’una all’altra aurora
Avesse per parlarle solo l’accento dei sospiri

Colui che respirando il suo respiro adorato
Sentisse i suoi capelli sollevati dal vento
Sfiorargli la pupilla in una lieve carezza
O scivolargli sulla fronte i riccioli ondeggianti

Colui che trattenendo le ore fuggitive
Fissando in questi bei siti l’anima sua con l’amore
Dimenticasse che il tempo scorre pur su queste rive
Sarebbe un uomo mortale oppur sarebbe un dio?

E noi sulle dolci pendici di questi verdi Elisi
Su queste sponde ove amore avrebbe nascosto il suo Eden
Nel murmure dolente delle onde placate
Nei raggi addormentati dell’astro elisio

Sotto questo cielo ove vita e gioia abbondano
Su queste rive che l’occhio si compiace a percorrere
Noi abbiamo respirato l’aria d’un altro mondo
Elisa!… e tuttavia dicono che dobbiamo morire!

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