Quando si pensa a William Ernest Henley, viene spontaneo accostarlo alla tenacia incrollabile di Invictus, la sua poesia più celebre. Eppure, nel cuore della sua prima raccolta Poems (1877), troviamo un suo lato più intimo, quello che riflette sull’amore: un legame profondo, che nonostante il tempo, i cambiamenti e le inevitabili rotture sembra valicare le montagne.
“In the year that’s come and gone” è un componimento breve, ma denso di significati emotivi e letterari. Fa parte della sezione “In Hospital”, scritta da Henley durante la lunga degenza che segue l’amputazione della gamba, e rappresenta una pausa delicata e luminosa in una raccolta dominata da dolore fisico e resistenza morale.
“In the year that’s come and gone” (1873 – 1876) di William Ernest Henley
(Inglese)
In the year that’s come and gone
In the year that’s come and gone, love, his flying feather
Stooping slowly, gave us heart, and bade us walk together.
In the year that’s coming on, though many a troth be broken,
We at least will not forget aught that love hath spoken.
(Italiano)
Nell’anno che se n’è andato
Nell’anno che è venuto e andato, amore, la sua piuma volante,
Piegandosi dolcemente, ci diede coraggio e ci invitò a camminare insieme.
Nell’anno che sta arrivando, sebbene molte promesse saranno infrante,
Noi almeno non dimenticheremo nulla di ciò che l’amore ha detto.
La poesia di Henley, un amore che sopravvive al tempo
Il testo si apre con un’immagine di passaggio: l’anno che se ne va, “his flying feather stooping slowly”. Il tempo non è un’entità astratta, ma una figura alata, elegante, che si piega per offrire “cuore” e incoraggia i due amanti a camminare insieme. È un tempo generoso, che lascia spazio all’unione.
“In the year that’s come and gone, love, his flying feather/Stooping slowly, gave us heart, and bade us walk together.” Nell’anno che arriva, invece, Henley non si fa illusioni: “many a troth be broken” — molte promesse saranno infrante. Eppure, la coppia che parla nel testo resiste. La loro memoria, e ciò che l’amore ha pronunciato, resterà vivo.
È una poesia sulla fedeltà non idealizzata, ma costruita nel tempo, nella consapevolezza della fragilità dei legami umani. Henley riesce, in pochi versi, a restituire un sentimento universale: quello della promessa che si rinnova, non con fuochi d’artificio, ma con la semplice fedeltà.
L’amore di Henley in intimità contro il mondo
Una delle bellezze di questo componimento risiede nel tono confidenziale che contrasta con l’idea vittoriana dell’amore come trionfo sociale, matrimonio o costruzione familiare. L’uso di quel semplice “love” in apertura — rivolto direttamente all’amata o all’amato — è affettuoso ma non enfatico.
Sembra una lettera, un pensiero sussurrato. Questa poesia è il chiaro esempio della poetica di Henley: l’amore non è mai estatico o tragico. È una forza silenziosa, ma continua. In “In the year that’s come and gone”, l’amore è sopravvivenza. È resistere insieme, pur sapendo che altri crolleranno. E soprattutto, è scegliere la memoria come atto d’amore.
Sembra un discorso reale, di quelli che si fanno alla fine di dicembre, quando l’anno si chiude e si guarda chi è rimasto accanto.
La modernità di un sentimento che non sfiorisce mai
“In the year that’s come and gone” è una poesia perfetta da tenere nel cassetto e riscoprire tra dicembre e gennaio per sorprendere la persona amata; ma in questo senso è anche adatta per gli anniversari. Potete ringraziare Henley, quando scriverete un bel bigliettino per per il giorno fatidico, perché in un’epoca fatta di clamori e amori fragili, “In the year that’s come and gone” è una poesia silenziosa ma potentissima.
William Ernest Henley, il poeta del coraggio e della resistenza, ci mostra qui la sua parte più tenera: quella che, dopo aver sofferto nel corpo, ancora crede che l’anima possa trovare rifugio nell’amore condiviso. Non un amore grandioso, né romantico in senso classico. Ma un amore che ricorda. Che resta. E che — come il vero canto poetico — non si spegne con il passare degli anni.