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Invictus, la poesia di chi, come Alex Zanardi, si rialza di fronte agli ostacoli della vita

Invictus è la poesia scritta del poeta inglese William Ernest Henley che rappresenta le imprese compiute da persone che non si sono arrese ad un pronostico sfavorevole, ad un ostacolo imprevisto. Come Alex Zanardi

Invictus, la poesia di chi, come Alex Zanardi, di fronte agli imprevisti e alle difficoltà della vita trova il coraggio di ribellarsi alle avversità della vita, tornando vincente. Speriamo che oggi l’atleta paraolimpico, di fronte alla nuova avversità che la vita gli ha di nuovo posto dinanzi, sappia reagire e tornare a tagliare nuovi traguardi, festeggiare nuove vittorie.

Reagire alle difficoltà della vita

Ci sono situazioni nella vita di ognuno in grado di piegarci, di fiaccare la nostra volontà. Esistono limiti fisici, mentali, ideali, che spesso ci poniamo come invalicabili, che diluiscono i nostri sogni, li mascherano dietro a giustificazioni. Davanti a tutto questo ci sono diversi modi di reagire. Invictus, poesia del poeta inglese William Ernest Henley, ne racconta il più radicale, il più difficile. Il più soddisfacente.

Oltre lo sport, la lezione di vita di Alex Zanardi

Oltre lo sport, la lezione di vita di Alex Zanardi in una lettera

La sua storia, la capacità di ripartire dopo le gravi prove che ha dovuto affrontare, fanno di lui un esempio di vita e di tenacia. La lettera aperta del mental coach sportivo Davide Tambone

Il titolo proviene dal latino e significa “non vinto”, ossia “mai sconfitto”. All’età di 12 anni, Henley rimase vittima del morbo di Pott, una grave forma di tubercolosi ossea. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all’età di 25 anni lo costrinse all’amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all’età di 53 anni.

Invictus

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo che va da un polo all’altro,
Ringrazio gli dei qualunque essi siano
Per la mia indomabile anima.
Nella stretta morsa delle avversità
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
Incombe solo l’orrore delle ombre.
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

Io sono il padrone del mio destino

La poesia Invictus è il racconto di un uomo mai domo, che non si arrende di fronte alle difficoltà, che non lascia scivolare il suo destino nelle mani del caso. Il poeta, da un letto di ospedale  urla al fato il suo diritto alla libertà, alla responsabilità delle sue scelte, alla determinazione di ciò che gli accade. Invece di sprecare il suo tempo disperandosi per ciò che ha perso, decide di alzarsi e continuare a guardare avanti non lasciando a nessuno, se non a lui stesso, il controllo della sua vita, perché “Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima.”

Da Mandela a Zanardi, gli indomiti

Le parole della poesia Invictus invitano a rialzarsi chi è finito a terra, chi è stanco, chi è sul punto di farsi da parte e lasciare che le cose vadano come vadano. Non a caso la poesia era usata da Nelson Mandela per darsi coraggio negli anni della sua prigionia durante l’apartheid. Per questo è anche citata nel film Invictus – L’invincibile, del 2009, diretto da Clint Eastwood con Morgan Freeman e Matt Damon.

Sono le parole che vediamo incarnate nelle imprese compiute da persone che non si sono arrese ad un pronostico sfavorevole, ad un ostacolo imprevisto. Come Alex Zanardi, pilota di auto che nel 2001 perde entrambe le gambe in una gara del campionato Indy. Ma non molla e torna a correre, e a vincere le paraolimpiadi. Siamo tutti “indomiti” ogni volta che reagiamo, che non molliamo, che la nostra resilienza ci rende più forti di prima. LA stessa forza che, speriamo, Alex Zanardi troverà di nuovo per affrotnare questa, nuova, difficile, sfida che gli si è posta davanti.

 

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