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La forza di un bacio nella poesia in prosa di Khalil Gibran

Il 13 aprile si celebra il bacio, questa magnifica manifestazione di affetto che emoziona ogni volta come se fosse la prima. Nella sua poesia in prosa, Khalil Gibran ci racconta la straordinarietà del primo bacio.

Il bacio appare come un’azione semplice, naturale e spontanea. In realtà, questa meravigliosa manifestazione d’affetto che utilizziamo in diverse declinazioni a seconda del grado di vicinanza che ci lega ad una persona coinvolge moltissimi muscoli del nostro corpo, risultando tutto tranne che un atto semplice.

In occasione della Giornata Internazionale del bacio, scopriamo insieme “Il primo bacio”, un’emozionante poesia in prosa di Khalil Gibran, l’autore del best-seller mondiale “Il Profeta“.

 

La Giornata del bacio

“Un legame tra la meraviglia del passato e lo splendore del futuro;
che unisce il silenzio del sentimento alla sua canzone.
Una parola pronunciata da quattro labbra,
che fa del cuore un trono, dell’amore un sovrano
e dell’appagamento una corona”.

Con queste ed altre toccanti parole Khalil Gibran descrive la magia del primo bacio, il primo contatto con la persona amata, colmo di desiderio, emozione e sogni. Nel giorno in cui si ricorda il record britannico del bacio più lungo del mondo (46 ore), leggere la poesia di Gibran vuol dire riflettere su quanto un atto in apparenza semplice come il bacio possa racchiudere una vastità di immagini e stati d’animo difficile da immaginare.

“Il primo bacio” di Khalil Gibran

“Il primo bacio è il primo sorso del calice riempito dagli dèi alla limpida fonte dell’Amore.
Il confine tra il dubbio che rattrista il cuore e la certezza che lo rallegra.
Il primo verso nel cantico della vita celeste;
il primo capitolo della storia dell’uomo nello spirito.

Un legame tra la meraviglia del passato e lo splendore del futuro;
che unisce il silenzio del sentimento alla sua canzone.
Una parola pronunciata da quattro labbra,
che fa del cuore un trono, dell’amore un sovrano
e dell’appagamento una corona.

Un soffice tocco, simile alle dita della brezza quando sfiora la rosa,
portando un sospiro di gioia e un dolce lamento.
Il principio del turbamento
e il tremore che separano gli amanti dal mondo della materia
e li trasportano nei territori dell’ispirazione e dei sogni.

E se il primo sguardo è come il seme che la dea dell’amore semina nel campo del cuore umano,
il primo bacio è il primo fiore sul primo ramo dell’albero della vita”.

Khalil Gibran

Nato in Libano nel 1883 ed emigrato negli Stati Uniti per ragioni economiche, Khalil Gibran è stato un importante scrittore e poeta divenuto celebre per “Il Profeta”, la bellissima raccolta poetica pubblicata per la prima volta nel 1923 in lingua inglese e in seguito tradotta in moltissime lingue.

Quello di Khalil Gibran è un testo in cui si intrecciano immagini e simboli di ogni religione e filosofia, dove civiltà occidentale e orientale si mescolano, dando vita a una poesia di grande suggestione caratterizzata dall’uso del verso libero.

“Il Profeta”

Dopo alcuni anni trascorsi in terra straniera, Almustafa (ovvero l’eletto di Dio), sente che è giunto il momento di fare ritorno all’isola nativa. In procinto di salpare egli affida al popolo della città di Orphalese un prezioso testamento spirituale: una serie di riposte intorno ai grandi temi della vita e della morte, dell’amore e della fede, del bene e del male.

Pubblicato a New York nel 1923, “Il Profeta” viene subito accolto con grande favore di pubblico soprattutto presso i giovani, i quali vedono in Gibran un maestro di saggezza. A distanza di tanti anni l’interesse è rimasto immutato: silloge che abbraccia i problemi fondamentali dell’esistenza, il capolavoro del poeta libanese è anche libro di notevole fascino. Il clima sospeso e rarefatto, il ritmo incantatorio di una scrittura lirica di presa immediata, incisiva e visionaria, l’incontro tra due opposte culture, l’orientale e l’occidentale, sono la cifra di uno stile inconfondibile.

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