“Il Mago di Natale” (1960) di Gianni Rodari, poesia che svela il potere degli auguri

17 Dicembre 2025

Scopri i magici versi de "Il mago di Natale", la filastrocca di Gianni Rodari che celebra il vero valore degli auguri natalizi per grandi e piccini.

"Il Mago di Natale" (1960) di Gianni Rodari, poesia che svela il potere degli auguri

Il mago di Natale di Gianni Rodari è una poesia che celebra la festa più attesa dell’anno come gesto collettivo, prima ancora che come festa. Non è la magia a rendere speciale questo tempo, ma la capacità di condividere, augurare, prendersi cura. Rodari trasforma l’augurio in un atto civile, in una forma di responsabilità umana accessibile a tutti.

Filastrocca per grandi e bambini, Il mago di Natale invita a guardare la festa da un punto di vista diverso. Non quello delle luci e dei regali, ma quello dell’incontro, della gioia condivisa, dell’attenzione verso chi è vicino e chi è lontano.

La poesia fa parte della sezione Il mago di Natale della raccolta Filastrocche in cielo e in terra, pubblicata da Einaudi nel 1960.

Leggiamo questa profonda poesia di Gianni Rodari per scoprirne l’importante significato.

Il mago di Natale di Gianni Rodari

S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.

Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

Il Natale come gesto collettivo, unione e condivisione

Ne Il mago di Natale Gianni Rodari racconta il Natale come un momento capace di unire le persone attraverso la condivisione. La festa prende forma nelle strade, nelle piazze, nei luoghi dell’incontro, trasformando la città in uno spazio comune di gioia e partecipazione. Ogni albero immaginato dal poeta porta con sé un dono diverso, pensato per bambini e adulti, come segno di attenzione verso tutti.

La poesia mette al centro l’idea che la felicità nasca dal gesto condiviso. I regali non sono simbolo di possesso, ma di relazione. Ogni dono genera nuova gioia, creando un clima di apertura e fiducia. In questo scenario, il Natale diventa un tempo in cui l’umanità riscopre il valore dello stare insieme e del prendersi cura gli uni degli altri.

Il Natale come desiderio di felicità per tutti

Nei primi versi de Il mago di Natale Gianni Rodari affida alla poesia un desiderio semplice e potente. Immagina un albero che nasce dal pavimento di ogni casa. Non un oggetto decorativo, ma un albero vero, con il profumo della resina, con il vento tra i rami. È un’immagine che parla di autenticità, di vita, di presenza. Il Natale non entra come un prodotto da esporre, ma come qualcosa che cresce, che occupa lo spazio quotidiano e lo trasforma.

Quei “regali per tutti” non sono solo doni materiali. Raccontano il bisogno profondo di inclusione. Nessuno resta fuori. Nessuno guarda da lontano. La gioia prende forma solo quando diventa condivisa.

Le strade della città come luoghi dell’emozione

Quando Gianni Rodari porta la magia per le vie di Roma, la poesia si apre all’emozione collettiva. Le strade non sono semplici coordinate geografiche. Diventano luoghi dell’immaginazione, spazi in cui i desideri prendono corpo. Le bambole che chiamano papà, il cioccolato, i dolci, i trenini, gli aeroplani parlano direttamente al mondo dell’infanzia, ma toccano anche la memoria degli adulti.

Ogni albero è diverso perché ogni desiderio lo è. Rodari mostra che la felicità non ha una forma unica. Ha mille volti, mille gusti, mille sogni. La città si trasforma così in una mappa emotiva, dove ogni angolo accoglie un bisogno, una gioia possibile.

C’è leggerezza, ma anche attenzione profonda. Tutto è gratuito, tutto è accessibile. La poesia restituisce l’idea di un Natale capace di accogliere, senza chiedere nulla in cambio.

Il cuore emotivo della poesia: gli auguri

Negli ultimi versi la voce di Rodari si fa più intima. L’immaginazione lascia spazio a una verità semplice. Il poeta non è un mago. Non può cambiare il mondo con un gesto. E proprio qui nasce l’emozione più forte della poesia.

Restano gli auguri. Restano le parole. Restano i gesti piccoli, ma sinceri. Rodari li offre senza misura, come un dono aperto. Gli auguri diventano un atto di vicinanza, una carezza simbolica, un modo per dire all’altro che conta.

In questi versi si concentra tutta l’umanità del poeta. L’augurio non risolve, ma accompagna. Non cancella il dolore, ma lo riconosce. È una forma di amore possibile, quotidiana, accessibile a chiunque.

La magia del Natale nasce dall’umanità

Gianni Rodari affida al Natale una funzione che va oltre la celebrazione della festa. Nei suoi versi, la magia coincide con ciò che tiene insieme una comunità. L’umanità emerge come una pratica quotidiana, fatta di attenzione, riconoscimento e condivisione. Attraverso Il mago di Natale, Rodari suggerisce che il senso profondo della festa risiede nella capacità di includere e di prendersi cura, anche quando il contesto appare complesso e segnato da distanze.

La poesia mette in scena una società ideale non come fuga dalla realtà, ma come strumento di lettura del presente. La città attraversata dagli alberi e dai doni racconta un modello sociale in cui la felicità circola e non si accumula. Il valore dell’individuo non deriva da ciò che possiede, ma dalla disponibilità a offrire qualcosa di sé agli altri.

Lo sguardo di Rodari si posa sull’infanzia come spazio di verità sociale. Nei desideri dei bambini si riflettono bisogni universali: attenzione, cura, appartenenza. La dimensione poetica assume così una valenza civile. Il Natale diventa un momento in cui la comunità è chiamata a interrogarsi su chi viene incluso e su chi resta ai margini.

Nel passaggio finale sugli auguri, Rodari compie una scelta significativa. La parola si trasforma in gesto. L’augurio assume il valore di un atto di presenza, di una responsabilità condivisa che mantiene aperti i legami tra le persone. Non risolve le fratture del mondo, ma crea uno spazio di umanità in cui nessuno viene ignorato.

In questa prospettiva, la magia del Natale non scende dall’alto e non si affida all’eccezionale. Nasce dall’umanità praticata, dalla capacità di pensare al bene comune, di fare spazio all’altro. È una magia discreta, ma essenziale, perché vive nei gesti semplici e nelle parole sincere.

Con Il mago di Natale, Gianni Rodari consegna una riflessione che conserva tutta la sua attualità. Il Natale acquista senso quando torna a essere un atto umano e collettivo. Un tempo in cui la società, anche solo per un istante, riesce a riconoscersi nella sua parte migliore.

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