“I primi di Luglio” (1973), la poesia di Montale sulla lentezza e la calura tipica dell’estate

29 Giugno 2025

Contenuta in "Diario del '71 e del '72, "I primi di Luglio" è una poesia che descrive la vita lenta e morbida tipica dell'estate.

I primi di Luglio di Eugenio Montale, lentezza e calura estiva in versi

Il mese di luglio è alle porte, e con esso entriamo nel vivo della stagione estiva. Per l’occasione, scopriamo insieme “I primi di luglio”, una poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta “Diari del ’71 e del ’72” pubblicata nel 1973, che racconta la lentezza e la calura estiva.

I primi di luglio, di Eugenio Montale

Siamo ai primi di luglio e già il pensiero
è entrato in moratoria.
Drammi non se ne vedono,
se mai disfunzioni.
Che il ritmo della mente si dislenti,
questo inspiegabilmente crea serie preoccupazioni.
Meglio si affronta il tempo quando è folto,
mezza giornata basta a sbaraccarlo.
Ma ora ai primi di luglio ogni secondo sgoccia
e l’idraulico è in ferie.

Analisi della poesia

A luglio il pensiero “entra in moratoria”, complici gli impegni che diminuiscono con l’arrivo o l’avvicinarsi delle ferie. Le disfunzioni prendono il posto dei drammi, quasi ad anticipare la problematica “idraulica” a cui si fa riferimento in chiusura della breve poesia.

In questi brevi ma intensi versi, Montale segnala come, per assurdo, l’ozio tipico del mese di luglio insieme al ritmo di vita rallentato dovuto ai minori pensieri che si hanno nella testa crei preoccupazioni, quasi come se l’uomo non fosse abituato, o meglio dire pronto, a vedere le proprie giornate scorrere più leggere, e quasi sospetti di questa calma apparente.

E allora, la conclusione del poeta è che, forse, si affronta meglio la giornata quando è carica di impegni e cose da fare, anziché fare tutto in mezza giornata. Ma al lento passare del tempo a luglio non c’è rimedio: mancano le cose da fare per impiegarlo, “l’idraulico è in ferie” e quindi non c’è rimedio a tale “siccità di impegni”, ovvero a questo stato di immobilità tipica dell’estate.

L’estate secondo Eugenio Montale

Se potessimo associare ogni poeta ad una stagione, legheremmo Eugenio Montale all’estate, senza ombra di dubbio; perché sin dalla celebre “Meriggiare pallido e assorto” contenuta in “Ossi di seppia”, e fino a “Primi di luglio”, racchiusa in una delle ultime raccolte, l’autore ha saputo raccontare l’estate e le sue peculiarità più forti attraverso rime, suoni, assonanze e metafore indimenticabili.

Sarà che in alcuni luoghi l’estate si sente più che in altri, o che in alcuni cuori l’arsura e la sete bruciante risuonano di più, chissà. L’estate montaliana è quella del caldo cocente, della terra arida, del rivolo che piano piano si prosciuga, dei rovi incandescenti… Immagini della stagione estiva ligure che restano impresse e rendono l’idea del peso fisico e metafisico con cui essa ci riveste.

In “Primi di luglio”, Montale ci porta alla scoperta dell’estate guardandola da una prospettiva diversa: stavolta non è la natura a parlare del caldo, della sete e della lentezza, bensì la mente, con i suoi ritmi che si “dislentano” e il tempo che, metaforicamente, “sgoccia”.

La lentezza, sia di movimento sia mentale, è una caratteristica tipica del relax estivo. In questi versi, Montale vuole celebrare questo stato che caratterizza la maggior parte delle persone in questo periodo. L’estate è infatti il tempo del riposo, della pausa dagli impegni lavorativi. E nel mese di luglio iniziano per buona parte dei lavoratori le tanto attese ferie estive.

E’ questa, quindi, la concezione dell’estate secondo Eugenio Montale: essa rappresenta la pausa, il tempo che si ferma, gli impegni e la routine quotidiana che per qualche settimana lasciano spazio ad altre attività capaci di rigenerare l’animo umano. Ed è proprio nei “primi di Luglio” che questo si realizza per molte persone, con l’auspicio che i giorni di meritato relax siano l’occasione per ricaricare le energie, riflettere su se stessi per ritrovare la tranquillità perduta e rigenerarsi in vista della ripresa che, si sa, arriva arriva sempre troppo presto.

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