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“Giaccio solo nella casa silenziosa”, la solitudine di un amore che va via

Così Federico Garcia Lorca, una delle voci più originali del Novecento spagnolo, ci descrive la solitudine che porta un amore finito.

Cosa significa rimanere soli in una casa dove prima si consumavano ore di amore e passione? I ricordi si solidificano davanti ai nostri occhi, in ogni sogno, in ogni angolo. Così Federico Garcia Lorca, una delle voci più originali del Novecento spagnolo, ci descrive la solitudine che porta un amore finito.

Federico García Lorca, le poesie più belle

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Federico García Lorca è stato uno dei poeti più importanti della letteratura spagnola. Ecco le sue poesie più celebri

Rimanere soli quando un amore se ne va

Ce ne stiamo così, seduti sul divano o dentro il letto, immersi nel buio, a farci luce solo con i nostri ricordi. Anche le immagini che sembravano più sfocate, diventano nitide. Sembra di toccare ancora le mani di quella persona che, in realtà, se ne è andata. Le immagini della nostra mente si materializzano. Federico Garcia Lorca, in questa poesia d’amore, inizia subito descrivendo quello che è quasi un lapsus, che gli capita nel momento in cui sembra di rivivere un momento insieme alla sua amata.

Quello che si sta materializzando fa male, taglia, ferisce. Anche un bacio diventa doloroso e scrive: “lentamente spingo la mia fervente bocca, verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi”. Così si susseguono le domande (“dove sono i tuoi capelli biondi, dov’è la tua dolce bocca?”), i dubbi, lo spaesamento. Improvvisamente il poeta si rende conto che l’assenza dell’amore è la più grande presenza che quella persona, ormai lontana, gli ha lasciato. Il ricordo dolce diventa incubo, ogni piacere diventa sofferenza, e rimanere solo diventa straziante.

Giaccio da solo nella casa silenziosa, la poesia

Giaccio da solo nella casa silenziosa,
la lampada è spenta,
e stendo pian piano le mie mani
per afferrare le tue,
e lentamente spingo la mia fervente bocca
verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi
– e all’improvviso son sveglio,
ed intorno a me la fredda notte tace,
luccica nella finestra una limpida stella –
o tu, dove sono i tuoi capelli biondi,
dov’è la tua dolce bocca?
Ora bevo in ogni piacere la sofferenza
e veleno in ogni vino;
mai avrei immaginato che fosse tanto amaro
essere solo
essere solo e senza di te!

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