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“Fuori posto”, straniamento e solitudine nella poesia di Bukowski

“Fuori posto” di Charles Bukowski è un componimento triste e struggente, che mostra un altro volto della vita sociale, quello dello straniamento e della solitudine.

“Displaced”, che è il titolo originale della poesia di Charles Bukowski che condividiamo oggi con voi, rende meglio l’idea di ciò che il poeta ha voluto mettere in evidenza in questo componimento. “Dis”+“placed”, “non” + “piazzato”, non a posto. Non è semplicemente “Fuori posto”, è il non essere nello stesso posto degli altri, l’essere assolutamente persi mentre gli altri, il resto del mondo, conducono normalmente la loro vita, e tutto scorre tranquillo per tutti, tranne che per te.

“Fuori posto”, racchiusa nella raccolta “Cena a sbafo”, è una poesia che parla di solitudine sociale, di straniamento, di sensazioni che si provano quando ci si sente diversi, quando si ha l’impressione di avvertire il peso del mondo mentre tutto in apparenza è normale. Una poesia struggente, da leggere tutta d’un fiato tanto in traduzione, quanto nella versione originale.  

Fuori posto di Charles Bukowski

Brucia all’inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all’inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.

Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscono
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all’inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all’inferno.

L’inferno di
me stesso

Displaced

Burning in hell
this piece of me fits in nowhere
as other people find things
to do
with their time
places to go
with one another
things to say
to each other.

I am
burning in hell
some place north of Mexico.
flowers don’t grow here.
I am not likeother people
other people are like
other people.

they are all alike:
joining
grouping
huddling
hey are both
gleeful and content
and i am
burning in hell.

my heart is a thousand years old
I am not like
other people.
I’d die on their picnic grounds
smothered by their flags
slugged by their songs
unloved by their soldiers
gored by their humor
murdered by their concern.

I am not like
other people.
I am
burning in hell.

the hell of
myself

Charles Bukowski

Henry Charles Bukowski Jr. nasce ad Andernach, in Germania, nel 1920, da padre statunitense e madre tedesca. Noto anche con il nome del suo alter-ego letterario, Henry Chinaski, Bukowski è autore di numerose opere, fra cui romanzi, racconti e poesie. Viene associato alla corrente del cosiddetto “realismo sporco”, sviluppatasi negli Stati Uniti fra gli anni ’60 e gli anni ’80 del Novecento e di cui fa parte anche Raymond Carver. 

Il piccolo Charles si trasferisce con i genitori negli Stati Uniti all’età di 3 anni. Los Angeles resterà sempre il luogo delle narrazioni dell’autore, affascinato ed anche deluso da ciò che la città gli ha offerto. Dopo essersi diplomato, Bukowski segue dei corsi di arte, giornalismo e letteratura. Comincia a scrivere all’età di 24 anni. Non smette più fino alla morte, producendo innumerevoli opere fra cui molti racconti brevi, caratterizzati da una realistica asciuttezza.

A partire dal 1960 lavora negli Uffici Postali della città, e nel 1962 resta traumatizzato dalla morte della donna che ama, Jane Cooney Baker. Da questo tragico avvenimento hanno origine strazianti racconti e poesie che sprigionano il dolore di una vitalità e di un amore perduti per sempre. Nel 1969 Bukowski abbandona il lavoro alle poste per scrivere a tempo pieno, spinto dall’offerta dell’editore “Black Sparrow”. La fama continua a crescere e la vita dell’uomo diviene sregolata, strabordante di vizi e sregolatezza: l’alcol, il fumo e il sesso diventano un grande topos della sua produzione letteraria.

Nel 1988 Bukowski si ammala di tubercolosi, ma continua a scrivere, instancabile. Muore il 9 marzo 1944, stroncato da una leucemia fulminante.

 

 

 

 

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