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“Fuoco e ghiaccio” (1920), geniale poesia di Frost sulla fine della civiltà umana

La natura umana sarà la causa della distruzione di tutti gli esseri viventi. Scopri come attraverso "Fuoco e Ghiaccio" di Robert Frost.

Fuoco e ghiaccio è una poesia di Robert Frost che mette in scena la metafora della percezione umana dei desideri e dell’odio. Le pulsioni violente e l’indifferenza degli umani finiranno inevitabilmente per essere le cause che porteranno l’umanità alla fine. 

Un’originale e geniale breve poesia che evidenzia il clima che viva costantemente il genere umano. Passano le epoche, ma le debolezze e le pulsioni degli abitanti della Terra sono sempre le stesse. 

Basta osservare il clima generale che si sta vivendo in tutto il mondo, per capire quanto attuale è il poema del poeta americano. Tra minacce di guerra nucleare e l’indifferenza odiosa dei social, il pensiero di Robert Frost sembra scritto proprio adesso.

Fire and Ice questo il titolo originale della poesia ha una qualità simbolica, persino allegorica, fu scritta nel 1920 e fu pubblicata sull’Harper’s Magazine nel dicembre dello stesso anno.

Leggiamo la poesia per comprenderne il significato.

Fuoco e ghiaccio di Robert Frost

Alcuni dicono che il mondo finirà nel fuoco,
Altri dicono nel ghiaccio.
Da ciò che ho testato del desiderio
Sono d’accordo con coloro che preferiscono il fuoco.
Ma se dovessi perire due volte,
Credo di conoscere abbastanza l’odio
Per dire che per la distruzione il ghiaccio
È anche grandioso
E sarebbe sufficiente.

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Fire and Ice, Robert Frost

Some say the world will end in fire,
Some say in ice.
From what I’ve tasted of desire
I hold with those who favor fire.
But if it had to perish twice,
I think I know enough of hate
To say that for destruction ice
Is also great
And would suffice.

La fine del mondo e l’animo umano

Robert Frost in Fuoco e ghiaccio descrive come noi esseri umani saremo la fine della nostra stessa razza. Illustra anche come i desideri, i sentimenti di lussuria e la passione ci portino a farci del male, come l’odio e il giudizio indifferente ci rendano freddi verso tutti.

Fuoco e ghiaccio è una poesia di nove versi in cui Robert Frost racconta di aver sentito alcuni dire che il mondo finirà nel fuoco, mentre altri ritengono che finirà nel ghiaccio. In altre parole, il mondo o brucerà o si congelerà.

La poesia continua affermando che è opinione dell’autore che il fuoco come causa della fine dell’umanità sia la più probabile, soprattutto alla luce delle sue esperienze di desiderio (che è spesso collegato al fuoco e al calore, ad esempio si parla di “bruciare di desiderio” per qualcuno).

Tuttavia, il ghiaccio è al secondo posto per lui, affermando di aver sperimentato il potere distruttivo dell’odio freddo e gelido da capire come questo possa consumare anche il mondo ed essere sufficiente a distruggerlo.

Quindi la previsione di Robert Frost oscilla tra due possibilità: quella di una tempesta di fuoco, magari riprendendo la pioggia di meteoriti che sterminò i dinosauri oppure quella di una seconda era glaciale.

I desideri e l’odio distruggeranno l’umanità

Il significato della poesia, tuttavia, non si ferma qui. “Fuoco e ghiaccio” diventano una metafora per l’uomo in cui il primo rappresenta la passione violenta che porta alla dominazione dei più deboli, mentre il ghiaccio sono la freddezza e l’odio delle persone.

Due sono le ispirazioni riportate per la poesia: la prima è l’Inferno di Dante. L’altra è una conversazione che Frost avrebbe avuto con un astronomo, in cui si parlava del sole, in quanto stella è destinato ad esplodere o a spegnersi.

Nonostante il tono leggero e colloquiale, Fuoco e ghiaccio è una poesia cupa che mette in evidenza il talento degli esseri umani per l’autodistruzione. Il desiderio e l’odio sono entrambe emozioni che, se lasciate incontrollate, hanno la capacità di distruggere la civiltà stessa.

Con “fuoco” Robert Frost intende in realtà “desiderio” e, in base alla sua limitata esperienza personale, sa che il desiderio è una forza fortemente distruttiva. L’umanità, quindi, potrebbe causare la fine del mondo attraverso la passione, la rabbia, la violenza, l’avidità e la sete di sangue.

In effetti, anche il “fuoco” è una delle immagini simbolo della guerra e  la poesia fu scritta poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.

Il ghiaccio funziona in modo diverso dal fuoco. La distruzione dell’uomo non deve essere per forza luminosa, rumorosa e violenta. L’odio può diffondersi in modi più sottili.

Il ghiaccio ha una connotazione di freddezza e indifferenza, per cui una possibile lettura è che la fine del mondo potrebbe essere causata dall’inazione piuttosto che da un evento unico e importante.

Una lettura contemporanea potrebbe far coincidere il cambiamento climatico con il “ghiaccio”. Se le persone non agiscono in merito all’effetto dell’umanità sul clima, questo porterà gradualmente, ma sicuramente, alla distruzione.

Alla fine della poesia, però, la scelta tra “ghiaccio” e “fuoco” inizia a sembrare un po’ falsa, soprattutto perché il tono utilizzato dall’autore è così disinvolto e addirittura lezioso (“anche il ghiaccio è grandioso”).

Ghiaccio e fuoco, pur essendo completamente diversi in senso letterale, rappresentano qui la stessa cosa: il potenziale distruttivo dell’umanità.

Entrambi i metodi saranno sufficienti a provocare l’inevitabile fine del mondo. In sole nove brevi righe, quindi, Fuoco e ghiaccio offre un’originale e potente lettura della natura umana. 

Robert Frost

Robert Frost nacque a San Francisco il 26 marzo 1874 e morì a Boston il 29 gennaio 1963. La sua poetica si basava sull’ascolto della natura, rendendo in parole la bellezza che vedeva con gli occhi. Studiò al Dartmouth College e successivamente ad Harvard, ma non prese mai una laurea.

Dopo aver abbandonato l’università, Frost si dedicò a diversi impieghi, fu insegnante, calzolaio e editore dell’opera “Sentinel” di D. H. Lawrence.

La sua fortuna letteraria arrivò solo più tardi, quando con la moglie si trasferì in Inghilterra. Negli anni Venti fu il più celebre poeta degli Stati Uniti. Vinse 4 Premi Pulitzer con le sue raccolte poetiche.

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