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“Fiumi di guerra”, la poesia di Erri De Luca per dire basta alla violenza

Il mondo sanguina, mentre uomini, donne e bambini innocenti muoiono sotto le macerie create dalla violenza. Con questa struggente poesia di Erri De Luca ripudiamo con tenacia ogni forma di guerra.

Basta. Non possiamo più stare in silenzio, girandoci da un’altra parte per non guardare ciò che sta accadendo.

Non possiamo fare finta di niente, mangiare, bere, conversare mentre il tg in sottofondo elenca le vittime della guerra come se si parlasse di semplici, inumane pedine di scacchi.

Non possiamo condurre le nostre vite come se niente fosse, mentre scorrono le immagini di una Gaza lacerata dalle bombe, di un’Ucraina sempre più distrutta, di un Ecuador in preda alla guerriglia armata dei narcos. Quanta violenza dovrà ancora distruggere questo mondo? Quanta ne potranno ancora sopportare i nostri occhi di lontani, intimoriti, fortunati spettatori?

Con “Fiumi di guerra“, la struggente poesia di Erri De Luca, gridiamo a gran voce STOP ALLA GUERRA.

“Fiumi di guerra” di Erri De Luca

Alle fontane i vecchi
le donne con i secchi lungo il fiume
e l’aria fischiettava di proiettili e schegge,
la banda musicale degli assedi, insieme alle sirene.

Danubio, Sava, Drina, Neretva, Miljacka, Bosna,
ultimi fiumi aggiunti alle guerre del millenovecento,
gli eserciti azzannavano le rive, sgarrettavano i ponti,
luci della città, Chaplin, le luci di quelle città
erano tutte spente.

L’Europa intorno prosperava illesa.
Altre madri in ginocchio attingono alle rive,
dopo che il Volga fermò a Stalingrado la sesta armata di von Paulus
e la respinse indietro e l’inseguì fino all’ultimo ponte sulla Sprea,
affogando Berlino.

Acque d’Europa specchiano ancora incendi.
La Vistola al disgelo illuminata dalle fiamme del ghetto:
non poteva bastare al novecento.
L’acqua in Europa torna a costare l’equivalente in sangue.

Stop alla guerra

Sono tante le immagini che si rincorrono in questo complesso componimento. Diapositive di una guerra che è protagonista assoluta della poesia pur senza essere mai nominata direttamente fuorché nel titolo.

Mentre la vita scorre in modo del tutto normale e prevedibile (Alle fontane i vecchi/ le donne con i secchi lungo il fiume), proiettili, bombe, armi, sirene e schegge sconquassano il dipanarsi del quotidiano.

Immagini bibliche (il fiume rosso sangue), riferimenti cinematografici (l’ultimo Charlot) e rimandi poetici (I Fiumi di ungarettiana memoria) non lasciano dubbi sugli intenti di questi struggenti versi di Erri De Luca: la guerra va ripudiata con tutte le nostre forze. La guerra è male. La guerra è morte.

La stesura di “Fiumi di guerra”

Leggendo il componimento, ci si rende conto di alcuni riferimenti toponomastici ben definiti: insieme all’Europa illesa, De Luca cita i nomi di otto fiumi.

Sono i corsi d’acqua lungo cui si sono consumate le terribili guerre che hanno insanguinato il Novecento. In particolare, Danubio, Sava, Drina, Neretva, Miljacka e Bosna sono i corsi d’acqua legati ai territori dell’ex Jugoslavia, terreno di un sanguinoso conflitto negli anni ’90.

Proprio da questi eventi, Erri De Luca prende spunto per scrivere i suoi versi. Questi sei sono gli ennesimi fiumi che si tingono di rosso, diventando non più simbolo rigenerante di vita e purezza, ma l’esatto opposto. Un cimitero, dove sono morti uomini, donne e bambini innocenti. Insieme ai loro sogni.

Erri De Luca

Scrittore, poeta, attore teatrale, autore di cortometraggi. Ma anche traduttore da molte lingue, tra cui swahili, yiddish ed ebraico antico: Erri De Luca, classe 1950, ha lasciato Napoli a 18 anni.

È stato operaio in Francia, volontario in Africa, autista di convogli umanitari e traduttore di alcune parti dell’Antico Testamento. Ma se pensa alla sua vita non riconosce nessun percorso. Lo definisce, piuttosto, “uno zigzagare da una tappa all’altra in maniera caotica senza nessuna linea retta”.

È stato anche un militante attivo di Lotta Continua negli anni Settanta; insomma, un vero e proprio rivoluzionario.

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