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“Dove la luce” di Giuseppe Ungaretti, una poesia sull’amore libero dai condizionamenti

Leggiamo insieme una poesia “Dove la luce”, una poesia capolavoro di Giuseppe Ungaretti che ci spiega come dovrebbe essere il vero amore.

Dove la luce è una poesia di Giuseppe Ungaretti è un inno all’amore libero da ogni io forma di condizionamento sociale. È il manifesto esplicito dell’amore che va oltre i confini umani e supera le frontiere del terreno per diventare immortale. 

Dopo tante poesie di guerra e di dolore, Ungaretti ci dona un canto d’amore puro, che risente del dolore, ma, che trova una via di fuga. L’amore diventa la via per trascendere, per vivere l’assoluto lontano da tutto ciò che provoca dolore, che fa male. 

Il componimento è tratto dalla raccolta Sentimento del tempo, pubblicata per la prima volta nel 1933 e incentrata sulla relazione fra presente, passato ed eterno.

Leggiamo Dove la luce, e facciamoci proiettare da Giuseppe Ungaretti in uno sprazzo di eternità, dove la luce è perenne, l’ora è “costante” e i protagonisti sono “liberi d’età”. 

Dove la lucedi Giuseppe Ungaretti

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d’ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov’è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d’oro.

L’ora costante, liberi d’età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.

L’amore sopra ogni cosa

Dove la luce di Giuseppe Ungaretti è una delle più belle poesie d’amore di sempre. Il poeta parla alla donna amata, invitandola a vivere la loro relazione in modo libero da tutto e da tutti.

Nei primi tre versi della poesia, l’esplicitai invito dio Ungaretti alla donna di seguirlo, di raggiungerlo, per trovare insieme armonia e pace.

La rappresentazione dell’amata è quella di un'”allodola ondosa” che fluttua nel cielo spinta dal vento sopra i verdi prati. Se lei lo seguirà, finalmente le sue braccia potranno rilassarsi. 

Insieme potranno andare via da tutto ciò che li circonda, potranno finalmente dimenticare della loro vita precedente, per affrontare qualcosa che va oltre, che non può in nessun modo creare loro nessun dolore, nessun dispiacere. 

Così dovrebbe essere l’amore, ricco di gioia, di armonia, di pace, di luce. E Ungaretti mira a raggiungere con la sua donna “le colline d’oro”, una sorta di terra promessa che non ha niente a che vedere con il supplizio terreno, fatto di dolore e rimpianto. 

Leggendo la poesia sembra di ascoltare alcune canzoni di successo contemporanee. Ci viene il dubbio che gli autori abbiano attinto da questo magico poema sia il tema che i versi. 

L’amore dovrebbe essere così, dovrebbe saper donare tutto ciò che il male ci toglie. Dovrebbe essere in grado di fermare il tempo, di mantenere “l’ora costante” e “liberare dall’età”. 

L’amore rappresentato da Giuseppe Ungaretti in Dove la luce è un’esperienza metafisica, lo confermano i due ultimi versi che sono vera magia.

Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo. 

L’amore nella rappresentazione di Giuseppe Ungaretti diventa come un “lenzuolo di luce intensa” simile a quella che troviamo nelle rappresentazioni religiose, un pò come l’aureola dei santi.

L’amore diventa un luogo indefinito che non ha nulla a che vedere con tutto ciò che è materiale, terreno, già visto. È qualcosa che ha a che fare con la pace universale, per certi versi ci viene da dire con l’infinito.

L’esperienza immaginata da Ungaretti può essere assimilata alla nostra visione delle stelle, lontane, distanti da tutto ciò che è vicino, piene di luce. 

Loro esistono, si possono vedere, ma noi non facciamo parte del loro presente. Sono visioni di un’epoca che non esiste e che arriva a noi solo attraverso il fluire del tempo.

Grazie Giuseppe Ungaretti, per l’ennesimo dono.

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