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“Chiuso per lutto”, la poesia di Gesualdo Bufalino per Falcone e Borsellino

Il 19 luglio 1992 la mafia uccideva Paolo Borsellino. Per commemorare il magistrato e il suo caro collega Giovanni Falcone, condividiamo “Chiuso per lutto”, una poesia di Gesualdo Bufalino scritta per l'occasione.

Oggi ricorre l’anniversario della morte del magistrato antimafia Paolo Borsellino, ucciso da un’esplosione in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio 1992. Per commemorare la memoria di Paolo Borsellino e quella del collega e amico Giovanni Falcone, morto il 23 maggio dello stesso anno abbiamo pensato di proporvi la poesia di Gesualdo Bufalino “Chiuso per lutto”, tratta dal libro “Il Guerrin Meschino”.

“Chiuso per lutto”, la poesia per Falcone e Borsellino

Basta così, giù il sipario, non me la sento stasera.
Si chiude. Vi rimborso il biglietto.
Lasciamo Guerrino per un bel po’
a sbrogliarsela con le tenebre
sul ciglione dell’abisso.

Gli farà bene vegliare anche lui
in questa Notte d’Ulivi della Sicilia…
Sicilia santa, Sicilia carogna…
Sicilia Giuda, Sicilia Cristo…
Battuta, sputata, inchiodata
palme e piedi a un muro dell’Ucciardone,
fra siepi di sudari in fila
e rose di sangue marcio
e spine di sole e odori,
sull’asfalto, di zolfo e cordite…

Isola leonessa, isola iena…
Cosa di carne d’oro settanta volte lebbrosa…

No, non verrà Guerrino a salvarla
con la spada di latta
a cavallo di Macchiabruna…

Nessun angelo trombettiere
nel mezzogiorno del Giudizio
suonerà per la vostra pasqua,
poveri paladini in borghese,
poveri cadaveri eroi,
di cui non oso pronunziare il nome…

Non vi vedremo mai più sorridere
col telefono in una mano
e una sigaretta nell’altra,
spettinati, baffuti, ciarlieri…

Nessuna mano solleverà
la pietra dei vostri sepolcri…
Nessuna schioderà
le bare dalle maniglie di bronzo…

Forse solo la tua, bambino.

Falcone e Borsellino nel cuore dell’Italia

È una poesia, questa, che tutti dovremmo leggere, che si dovrebbe insegnare nelle scuole; farla leggere ai ragazzi ad alta voce nel giorno del ricordo. Una poesia che esterna dolore e sgomento, un grido contro la vigliaccheria di Cosa Nostra e della sua infamia. L’Italia aveva in Paolo Borsellino e Giovanni Falcone due eroi, vivi, reali e operativi.

Non è passato un giorno senza che il lavoro di Falcone e Borsellino non migliorasse lo stato malsano e corrotto del nostro Paese. Due uomini immolati alla giustizia, che hanno fatto del loro mestiere una ragione di vita – e di morte. Due uomini il cui coraggio ha restituito giustizia e senso di legalità prima ad una regione, poi all’Italia intera, battendosi processo dopo processo.

Gesualdo Bufalino

Gesualdo Bufalino nasce a Comiso il 15 novembre del 1920. Sin da piccolo scopre l’amore per la lettura e la poesia, attingendo dalla libreria del padre, un fabbro con la passione per i libri. Il giovane Gesualdo sfrutta ogni mezzo per accaparrarsi quotidiani e nuove letture da intraprendere. Studia al liceo classico, poi si iscrive alla facoltà di Lettere di Catania.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, gli studi del giovane vengono interrotti dalla chiamata alle armi , che porta Gesualdo Bufalino a combattere in Friuli. Catturato dai tedeschi poco dopo l’armistizio, riesce a fuggire e si rifugia in Emilia Romagna, dove si mantiene insegnando. Ben presto, però, Bufalino si ammala di tisi, ed è costretto a vivere in un sanatorio per diverso tempo. Tornato in Sicilia, prosegue gli studi a Palermo, dove si laurea con una tesi sull’archeologia.

È l’esperienza del sanatorio che fa maturare in Gesualdo Bufalino il germe della scrittura. Nascerà nel 1981 la “Diceria dell’untore”, l’opera prima dell’autore comisano che lo consacrerà con il Premio Campiello.

Da questo momento, lo scrittore e poeta non cesserà più di scrivere, con lo stile ricercato, che sembra quasi provenire da tempi remoti, che lo contraddistingue. Con “Le menzogne della notte” otterrà il Premio Strega nel 1988. La grande fama non modifica le abitudini dell’autore, che condurrà per tutta la vita un’esistenza modesta e riservata.

Gesualdo Bufalino ci lascia il 14 giugno del 1996, a causa di un incidente stradale avvenuto fra Comiso e Vittoria.

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