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“Chissà se un giorno butteremo le maschere”, la poesia di Montale sulle apparenze

“Chissà se un giorno butteremo le maschere” è una poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta “Quaderno di quattro anni” del 1977

Le apparenze ingannano, lo sappiamo bene. “Chissà se un giorno butteremo le maschere” è una poesia di Eugenio Montale, contenuta nella raccolta “Quaderno di quattro anni” del 1977 che fa proprio riferimento come le persone si pongono e si presentano.

“Chissà se un giorno butteremo le maschere”

Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
che egli stesso non sappia il suo privilegio.
Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,
pagò il suo dono con balbuzie o peggio.
Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome
fu sempre impronunciabile per cause
non solo di fonetica. La scienza
ha ben altro da fare o da non fare.

La verità dietro alla maschera dell’apparenza

Eugenio Montale, in “Chissà se un giorno butteremo le maschere” vuole farci riflettere sull’autenticità delle persone che ci circondano. Spesso, infatti, ci capita di incontrare persone che all’apparenza sembrano perfette, ma spesso nascondono una triste verità. La maschera che ci abituiamo ad indossare per stare al passo con il mondo e con lo stile di vita che la società ci impone ci rende persone diverse, tanto che poi difficilmente riusciamo a riconoscerci allo specchio. Questa poesia di Montale è terribilmente moderna e attuale. Dobbiamo stare attenti perché sempre più persone intorno a noi ci appaiono per ciò che non sono realmente.

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“Il sorriso”, la romantica poesia di William Blake

“Il sorriso” è una poesia di William Blake contenuta nella raccolta “The Pickering Manuscript”.

 

Eugenio Montale

Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896 e morì a Milano il 12 settembre 1981. È stato un poeta, traduttore, scrittore, filosofo, giornalista, critico letterario, critico musicale e politico italiano. Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla prima raccolta Ossi di seppia (1925), fissò i termini di una poetica del negativo in cui il “male di vivere” si esprime attraverso la corrosione dell’Io lirico tradizionale e del suo linguaggio. Questa poetica viene approfondita nelle Occasioni (1939), dove alla riflessione sul male di vivere subentra una ‘poetica dell’oggetto’: il poeta concentra la sua attenzione su oggetti e immagini nitide e ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi come rivelazioni momentanee destinate a svanire.

Alice Turiani

 

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