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Chi era Vicente Huidobro, il poeta cileno celebrato oggi dal doodle di Google

In una poesia scrisse che "il poeta è un piccolo dio". Stiamo parlando del poeta cileno Vicente Huidobro, amico di Neruda e padre del creazionismo poetico

Nato il 10 gennaio del 1883 a Santiago del Cile, Vicente Huidobro avrebbe compiuto oggi 127 anni. Insieme a Neruda, De Rokha e Mistral, Vicente Huidobro è considerato uno dei quattro maggiori poeti cileni e l’inventore del “creazionismo poetico”.

La vita

Di famiglia aristocratica, ebbe una solida formazione culturale. A sedici anni, a Parigi, conobbe i maggiori poeti contemporanei, fra cui Apollinaire e Max Jacob ed entrò in contatto con le avanguardie del dadaismo e del surrealismo. Qui formulò nel 1917 una nuova concezione della lirica che chiamò “creazionismo poetico”.  Si trasferì in Spagna nel 1918, dove si unì al gruppo ultraista. Fra le curiosità che emergono dalla vita di Vicente Huidobro c’è anche l’amicizia con Neruda, recisa tuttavia dopo breve tempo per un acceso litigio fra i due poeti. La sua opera esercitò notevole influsso sulle lettere ispanoamericane, sebbene buona parte della sua produzione sia da ascriversi alla letteratura francese. In francese sono infatti Horizon carré (1917), Tout à coup, ecc.; in spagnolo scrisse Ecuatorial (1918), Vientos contrarios (1926), Altazor (1931; scritto nel 1919), Temblor de cielo (1931), La próxima (1934), Ver y palpar (1941), El ciudadano del olvido (1941), Últimos poemas (1948). Riflesso delle sue teorie d’avanguardia è Mio Cid Campeador (1929).

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Che cos’è il creazionismo poetico

Secondo la teoria del “creazionismo poetico” il poeta deve rifuggire da ogni descrizione o imitazione del reale per creare con mezzi autonomi l’opera d’arte. L’opera d’arte deve costituire una nuova realtà, viva e rappresentativa per sé stessa, quanto qualunque altro elemento della natura. Tutta la poesia di Huidobro è colta e cerebrale ed è basata su metafore ardite e su fantasiosi neologismi. 

LO SPECCHIO D’ACQUA

Il mio specchio, corrente di notte,

Si fa ruscello e sia allontana dalla mia stanza.

Il mio specchio, più profondo del globo

Dove tutti i cigni sono affogati.

È uno stagno verde nella muraglia

E in mezzo dorme la tua nudità ancorata.

Sulle sue onde, sotto cieli sonnambuli,

I miei sogni si allontanano come navi.

In piedi sulla poppa mi vedrete sempre cantare.

Una rosa segreta si gonfia nel mio petto

E un usignolo ubriaco vola sul mio dito.

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