“Carnevale” (1960) di Gianni Rodari, poesia sul piacere di essere liberi

28 Febbraio 2025

Scopri il significato di Carnevale, la filastrocca di Gianni Rodari che ci dona una storia senza tempo sul valore di accettare ciò che è diverso.

"Carnevale" (1960) di Gianni Rodari, poesia sul piacere di essere liberi

Carnevale di Gianni Rodari è una poesia che mette in scena, con il solito linguaggio giocoso del Maestro di Omegna, un messaggio di ironica critica alla società.

Le immagini visionarie di Rodari sono un inno alla fantasia, anche perché il contesto in cui prendono vita sono le normalissime vie delle città italiane, in questo caso Roma, che diventano il palcoscenico dove prendono forma.

Carnevale fa parte della sezione Le filastrocche del cavallo parlante della raccolta di poesie Filastrocche in cielo e in terra, il libro per bambini e ragazzi scritto da Gianni Rodari, con le illustrazioni originali di Bruno Munari, pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1960.

Immergiamoci in questa geniale filastrocca di Gianni Rodari per interpretarne il contenuto.

Carnevale di Gianni Rodari

C’era una volta un cappello senza testa.
Passeggiava sul corso in un giorno di festa.
Oltre che senza testa era anche senza pancia.
Senza piedi e senza mani, passeggiava in corso Francia.
La gente lo chiacchierava: – E’ scappato dalla vetrina!
– Certo, è un cappello ladro! – Portatelo in guardina!
– Calma, – disse il cappello, – oggi ogni scherzo vale.
Molta gente va in giro senza testa
anche quando non è carnevale.

Una filastrocca che celebra la diversità come libertà

Carnevale è una filastrocca di Gianni Rodari che assomiglia tanto ad una fiaba particolare. Protagonista della poesia è un semplice “cappello” avvistato in Corso Francia a Roma intento a passeggiare liberamente come un normalissimo altro abitante della Capitale.

Un cappello che cammina senza un umano che lo indossa non si è mai visto. Naturalmente, esplode la curiosità animata delle persone che passeggiano, come fa un cappello ad essere lasciato libero in questo modo? Merita di essere rinchiuso, il suo posto è stare in vetrina del negozio dal quale è sicuramente fuggito.

La popolazione romana insorge, “portatelo in guardina”, gridano, invocando un intervento immediato delle forze dell’ordine. Lo definiscono ladro, “è scappato”, è un delinquente.

Ma il cappello cerca di riportare tutti alla calma, facendo capire che tutto ciò che le persone stanno vivendo è solo il carnevale e come dice un detto antico “ogni scherzo vale”.

A questo punto però l’autore, nei panni del cappello “latitante”, fa notare, per giustificare il povero cappello senza testa, che molte persone anche se non è carnevale dimostrano la stessa mancanza tutto l’anno.

Il Maestro d’Omegna con il suo solito ironico e giocoso approccio utilizza il carnevale per evidenziare le solite debolezze della società. I suoi messaggi hanno una forza universale essendo ancora oggi ampiamente attuali.

Il cappello senza testa e corpo, che va in giro da solo, non è solo la costruzione fantastica di una visione del grande Maestro, ma rappresenta la diversità, ciò che la società ritiene non in i linea con il buon costume e con i dettami culturali prevalenti e accettati.

Tutto ciò che è diverso va rinchiuso, è sicuramente balordo, deviante, offensivo. Il povero cappello non può trovare spazio in una società in cui buona parte della popolazione non aspetta “la festa delle maschere” per andare “in giro senza testa”.

Pensandoci bene e osservando cosa accade, Gianni Rodari non sembra avere torto, ha saputo immaginare dove stava andando il mondo ed evidenziare l’incapacità degli umani di saper guardare oltre loro stessi.

All’apparenza una semplice storiellina per bambini riesce a dettare una verità che ha travalicato l’epoca in fu scritta diventando interprete di un conflitto senza tempo, l’accettazione dell’altro.

Filstrocche come questa sono capaci d’insegnare ai bambini dei concetti che sono importantissimi per la civiltà. Un mondo chiuso non dona nessuna conoscenza, non fa scoprire la bellezza di ciò che è diverso, dà forza alla tragedia a scapito della gioiosa commedia.

Il Carnevale nella sua essenza esprime proprio questo, vivere la diversità come momento di gioia, come un periodo in cui non si ha paura di celare la normalità per abbracciare costumi diversi.

La maschera non nasconde, non cela, ma esprime la voglia di liberarsi dai codici imposti per fare finalmente qualcosa di libero.

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