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“Canzone d’autunno” (1866), la poesia di Paul Verlaine che racconta la malinconia

Una commovente poesia di Paul Verlaine per dare il benvenuto all'autunno, "Canzone d'autunno", contenuta nella raccolta dei "Poèmes saturniens".

L’autunno è oramai alle porte, con il vento, le piogge serali, i colori caldi, il fresco pungente che preannuncia la stagione fredda… Per dargli il benvenuto, scopriamo “Canzone d’autunno“, una poesia di Paul Verlaine in cui il tema della stagione autunnale si mescola alla malinconia dell’io lirico, che si sente trasportato nella sua esistenza come fosse “una foglia morta”.

Il componimento di Paul Verlaine, che nella versione originale è conosciuto come “Chanson d’automne”, è contenuto nella raccolta dei “Poèmes saturniens“, pubblicata per la prima volta nel 1866 da Alphonse Lemerre. La traduzione di “Chanson d’automne” che vi proponiamo è curata da Andrea Giramundo.

“Canzone d’autunno” di Paul Verlaine

I lunghi singhiozzi
Dei violini
Dell’autunno
Feriscono il mio cuore
Di un languore
Monotono.

Tutto soffocante
E livido, quando
Suona l’ora,
Mi ricordo
Dei giorni vecchi
E piango

Ed io me ne vado
Per il vento malvagio
Che mi porta
Di qua, di là,
Simile alla
Foglia morta.

“Chanson d’automne”

Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon coeur
D’une langueur
Monotone.

Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure

Et je m’en vais
Au vent mauvais
Qui m’emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.

Natura e anima

“Canzone d’autunno” è una poesia straordinaria, che ha anticipato i temi e gli strumenti stilistici del Simbolismo. In essa, infatti, convivono due realtà che si specchiano l’un l’altra, influenzandosi e spiegandosi a vicenda: la stagione autunnale che colora la natura di calda malinconia si fa specchio dello stato d’animo del poeta, che si perde fra i ricordi e si intristisce dolcemente, scolorandosi.

La malinconia, dunque, è l’emozione protagonista di un componimento che viene costruito sulla base di immagini di suono e di significato che si intrecciano fra loro: il vento è paragonato al suono dei violini. Questo sibilo triste e musicale viene rirpodotto da Verlaine attraverso armoniose assonanze, sicché il componimento appare davvero come una canzone.

Il culmine dell’identificazione fra natura e animo umano è raggiunto nella chiusa finale, in cui l’io lirico paragona il suo abbandono alla vita a quello della foglia secca, che si lascia trasportare dal vento d’autunno.

Paul Verlaine

Paul-Marie Verlaine nasce il 30 marzo 1844 a Metz, nel nord-est della Francia da una famiglia borghese. Pochi anni dopo la nascita del piccolo Paul, la famiglia si trasferisce a Parigi, dove il bambino intraprende i primi studi. Paul non sembra particolarmente brillante. Un’unica materia lo appassiona come non mai: la letteratura.

Ed infatti, nel 1862 ottiene il diploma di baccalauréat in lettere, per poi iscriversi in giurisprudenza. Abbandonati gli studi, Verlaine comincia a lavorare come impiegato al comune. In questo periodo, comincia a frequentare i café e i salotti letterari della capitale francese. Risale al 1866 la pubblicazione dei “Poèmes saturniens”, raccolta che risente fortemente dell’influenza di Baudelaire e di De Lisle.

Nella piccola libreria di Alphonse Lemerre, adibita a circolo di intellettuali impegnati, nasce l’idea di una nuova rivista settimanale, dedicata esclusivamente alla letteratura. Viene così fondata “L’Art”, dove si celebrano il culto della perfezione e l’arte come atto fine a se stesso e, in quanto tale, espressione di assoluta bellezza. Verlaine pubblica su “L’Art” due poesie e un importante studio su Baudelaire.

A partire dal 1871, la vita di Paul Verlaine si lega indissolubilmente a quella di un altro importante poeta francese: Arthur Rimbaud.
I due diventano così uniti da decidere di lasciare tutto e partire come due vagabondi, in cerca di esperienze da trasformare in versi memorabili. Da questi viaggi nasce infatti “Romances sans paroles”, una delle opere di Verlaine più amate dai lettori.

La relazione fra Verlaine e Rimbaud finisce bruscamente quando, nel 1873, Paul abbandona Arthur e afferma di voler tornare dalla sua famiglia. Scoppia una lite che sfocia in un’azione violenta: Verlaine ferisce Rimbaud con due colpi di pistola, e per questa ragione finisce in carcere.

Sconvolto dagli accadimenti e pentito per l’accaduto, Paul Verlaine, trattenuto in prigione con l’accusa di sodomia, cerca di rimediare rifugiandosi nella fede. È a questo periodo che risale, infatti, la conversione del poeta, testimoniata da versi pregni di misticismo. Uscito di prigione, cerca di superare gli eventi che hanno turbato la sua vita ma presto cade di nuovo vittima dell’alcool e della vita sregolata.
Intanto, le sue poesie sono sempre più celebri.

Nel 1885 Verlaine divorzia dalla morte e cade in un tunnel di depressione e solitudine: tenta perfino di strangolare la madre, e per questa ragione ritorna in prigione. Nonostante la fama che cresce, Verlaine è ridotto in povertà, e il suo fisico è terribilmente debilitato dall’abuso di alcool e dalla promiscuità che contraddistingue la sua vita.

Le ultime poesie composte, tutte a sfondo erotico, sono prodotto della necessità di ottenere facili guadagni per riuscire a sostentarsi qualche giorno di più.Nel 1894 viene eletto “Prince des poètes”. Muore solo due anni dopo, all’età di cinquantun anni, a causa di una polmonite.

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