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“Canzone d’amore di una ragazza pazza” (1953) di Sylvia Plath, una delusione d’amore che porta alla follia

Quanto può far soffrire una delusione d'amore? Scoprilo con la poesia "Canzone d'amore di una ragazza pazza" di Sylvia Plath.

Canzone d’amore di una ragazza pazza di Sylvia Plath una poesia su una delusione d’amore vissuta dalla grandissima poetessa americana. L’uomo l’ha “scaricata” e lei si chiede se lui sia veramente esistito. Il dolore provato dalla scrittrice è norme.

Mad Girl’s Love Song, questo il titolo originale, è una poesia scritta da Sylvia Plath nel 1953, quando frequentava il terzo anno allo Smith College. La poesia, una delle più famose della Plath, è un ritratto della natura angosciosa e destabilizzante della sofferenza che si vive quando si prende una “cotta” e l’altro/a spariscono per sempre.

Silvia Plath scrisse la poesia dopo una grande delusione a causa di un appuntamento in cui l’uomo desiderato non si fece trovare e sparì dalla sua vita. La poesia fu pubblicata ufficialmente nel numero di agosto 1953 della rivista femminile Mademoiselle.

Ma, leggiamo questa originale storia poetica per cogliere i sentimenti e le emozioni provate dall’autrice.

Canzone d’amore di una ragazza pazza di Silvia Plath

Chiudo gli occhi e tutto il mondo muore;
Sollevo le palpebre e tutto rinasce.
(Credo di averti inventato nella mia testa).

Le stelle escono a passo di valzer in blu e rosso,
E la forza oscura entra al galoppo:
Chiudo gli occhi e tutto il mondo muore.

Ho sognato che mi hai stregato e portato a letto
E mi cantavi stregata dalla luna, mi baciavi come un folle.
(Credo di averti inventato nella mia testa).

Dio cade dal cielo, le fiamme dell’inferno si spengono:
Escono i serafini e gli uomini di Satana:
Chiudo gli occhi e tutto il mondo muore.

Credevo che saresti tornato come avevi detto,
Ma invecchio e dimentico il tuo nome.
(Credo di averti inventato nella mia testa).

Avrei dovuto amare un uccello del tuono, invece;
Almeno quando arriva la primavera loro tornano a ruggire.
Chiudo gli occhi e tutto il mondo muore.
(Credo di averti inventato nella mia testa).

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Mad Girl’s Love Song, Silvia Plath

I shut my eyes and all the world drops dead;
I lift my lids and all is born again.
(I think I made you up inside my head.)

The stars go waltzing out in blue and red,
And arbitrary blackness gallops in:
I shut my eyes and all the world drops dead.

I dreamed that you bewitched me into bed
And sung me moon-struck, kissed me quite insane.
(I think I made you up inside my head.)

God topples from the sky, hell’s fires fade:
Exit seraphim and Satan’s men:
I shut my eyes and all the world drops dead.

I fancied you’d return the way you said,
But I grow old and I forget your name.
(I think I made you up inside my head.)

I should have loved a thunderbird instead;
At least when spring comes they roar back again.
I shut my eyes and all the world drops dead.
(I think I made you up inside my head.)

Quando il fallimento di un amore genera pazzia

Canzone d’amore di una ragazza pazza è una poesia di Sylvia Plath che esplicita la sofferenza che si prova quando ci si innamora di qualcuno e senza un motivo sparisce. L’amore si trasforma in follia e e la disillusione in seguito all’apparente abbandono dell’amato fa sì che l’autrice dubiti non solo dei suoi ricordi, del tempo trascorso insieme e se è stato davvero reale o il frutto di un illusione.

L’autrice sembra essere in preda a una crisi, tutto il suo mondo è andato a pezzi, è  completamente distrutto. Tuttavia, anche se piange l’amato senza nome, si chiede se la sua idea dell’amato e dell’amore che condividevano sia mai stata reale.

Sylvia Plath arriva a pensare di essersi lasciata trasportare dalle sue fantasie e ha semplicemente proiettato dei sentimenti su qualcuno che non li ha ricambiati. Si chiede se ha “inventato” questa persona, nel senso che ne ha creato un’immagine idealizzata nella sua mente, che non corrispondeva a chi era realmente.

Ciò che è vero è che ha il cuore spezzato. Nella realtà o nella fantasia si è sentita abbandonata e ciò ha messo in dubbio la verità del tempo trascorso insieme. L’autrice si chiede quanto fosse reale l’amore che provava, se è finito tutto così velocemente e in questo modo.

In effetti, l’autrice dice di aver “sognato” che il suo amante l’avesse “stregata” e la “baciata come un pazzo”. L’amore rappresentato dalla poetessa è una sorta di incantesimo o incantesimo temporaneo, o, in effetti, una follia temporanea, un’illusione dalla quale è stata strappato in modo violento.

Tutta la poesia, per esaltare lo stato di estrema confusione causata dalla sofferenza e per evidenziare come l’amore può fare impazzire, è basata su questo confine molto sottile tra realtà e illusione.

Sylvia Plath dice “Invecchio e dimentico il tuo nome”, evidenziando che questa persona non è mai più tornata e quindi ha spezzato il suo cuore e la sua fiducia nell’amore.

Dopo questo “abbandono” l’autrice è talmente confusa e ferita che immagina “Dio che cade dal cielo e le fiamme dell’inferno che si spengono”. Ciò suggerisce che il suo amato le ha fatto un torto in qualche modo che ha portato a una totale perdita di fiducia nella vita.

È possibile che Sylvia Plath non si stia rivolgendo ad un amante. Alcuni critici hanno interpretato che l’amato della poesia sia il padre di Plath, con il quale ebbe una relazione tumultuosa. Resta il fatto che chiunque abbia abbandonato l’autrice, questa esperienza l’ha spinta a mettere in discussione il mondo stesso.

Lo stato mentale di chi vive un’esperienza d’amore dolorosa

Come abbiamo potuto cogliere L’autrice della poesia ha chiaramente il cuore spezzato e sembra alternare isolamento e negazione per affrontare il dolore. Si distacca ripetutamente dalla realtà della sua vita, chiudendo gli occhi e negando più volte l’esistenza del suo amante.

Nulla di tutto ciò, tuttavia, riesce a placare lo strazio dell’autrice. Al contrario, la poesia sembra suggerire che l’evasione, attraverso l’isolamento e la negazione, non fa che accrescere la solitudine e la disperazione dell’autrice.

La poesia ha due versi ripetuti che evidenziano questa idea. Il primo “Chiudo gli occhi e tutto il mondo muore” potrebbe essere interpretato come se l’autrice chiudesse gli occhi per fuggire nella sua mente invece di affrontare il resto del mondo.

Quando poi apre gli occhi e si trova di nuovo di fronte a quel mondo, cerca di negare che il suo amante sia mai esistito, “Credo di averti inventato nella mia testa”. E poiché questo non serve, chiude di nuovo gli occhi e continua questo ciclo di isolamento, negazione e isolamento.

Ogni tentativo di sfuggire alla disperazione si scontra male oscuro, e sembra sempre più difficile per l’autrice rientrare nel mondo della luce e della vita man mano che la poesia prosegue. Subentra l’impotenza nell’affrontare la cruda realtà. No, non può essere vero, non riesce in nessun modo ad allontanare questa ossessiva oscurità dalla sua mente.

Il dolore non finisce mai, si rischia d’impazzire

Man mano che scorrono in versi di Canzone d’amore di una ragazza pazza, la sofferenza aumenta e tutto sembra peggiorare. Dopo aver ricordato il modo in cui il suo amante l’ha fatta “impazzire”, l’autrice immagina una scena apocalittica intrisa di immagini religiose.

Tutto è ormai distrutto, compreso il paradiso e l’inferno. Tutto sembra travolgere la psiche della poetessa americana. Dio cade “dal cielo”, ma anche le “fiamme dell’inferno si spengono”.

Gli angeli, i “serafini, e i demoni, gli “uomini di Satana” tentano anche loro la fuga per salvarsi, di fronte a così tanta distruzione. Tutto svanisce rimane solo l’oscurità nella sua mente. Il voler evadere con un’esperienza amorosa  quel dolore, si è trasformata in una trappola di terrificante isolamento.

Per cercare di salvarsi prova a negare l’esistenza stessa del suo amante. La prima descrizione della loro relazione si apre con “Ho sognato”, il che sembra suggerire che l’autrice stia mettendo in dubbio la sua memoria. Inoltre, Sylvia Plath insiste sul fatto di essere stata “stregata a letto” e “baciata” follemente, come se incolpasse l’amante di averla ingannata nell’intimità, rifiutando così la realtà del loro amore.

È stata solo illusione, non è vero niente. La poetessa cerca di convincersi che l’amante non sia mai esistito. Cerca in tutti i modi di lenire il suo dolore. Ma, non può credere che l’amante non sia mai esistito, quindi tenta in tutti i modi di dimenticarlo. “Invecchio e dimentico il tuo nome”, suggerisce che sta cercando di raggiungere il fine di eliminarlo dalla sua mente.

Tuttavia, la sua rivelazione su ciò che avrebbe dovuto fare, “avrei dovuto amare un uccello di tuono, invece”,  rivela che la colpa di tutto ciò che è accaduto è da attribuire a se stessa. Doveva scegliere diversamente. Pensava di aver trovato l’uomo giusto e invece “continua a chiudere gli occhi e il mondo muore”

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