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“Blues in memoria” di W.H. Auden, un’emozionante poesia per dire addio alle persone che amiamo

L'arte è capace di esprimere emozioni di cui altrimenti non riusciremmo a liberarci. È il caso di "Blues in memoria" di W.H. Auden, un bellissimo componimento in cui l'addio alla persona amata si sublima nella poesia.

Il 21 febbraio 1907 nasceva Wystan Hugh Auden, uno dei più grandi poeti contemporanei, nonché uno fra i più importanti autori britannici del secolo scorso.

Per l’occasione, vogliamo condividere con voi la lettura della sua poesia più celebre, “Blues in memoria“, che in versione originale si intitola “Funeral blues” e che vi proponiamo nella traduzione curata da Gilberto Forti.

La storia della fortuna di “Blues in memoria”

Un film britannico da non perdere

Composta nel 1936 in memoria di un caro amico caduto in guerra, “Funeral blues” è diventata una poesia di culto poiché utilizzata nella scena conclusiva del famosissimo film “Quattro matrimoni e un funerale“, ma anche per il suo significato fortemente evocativo: “Funeral blues” non è infatti un semplice componimento in memoria di un amico scomparso improvvisamente.

Il duplice contenuto di “Blues in memoria”

Quando leggiamo i versi di “Funeral blues” ci troviamo dinanzi ad un addio che si fa poesia, ad un’autentica dichiarazione d’amore che rattrista e commuove.

Auden ha concepito 4 strofe, quartine per la precisione, in cui il climax ascendente ci regala un crescendo di pathos a dir poco emozionante.

Se le prime due quartine si costruiscono attorno all’uso del modo imperativo per sottolineare la perentorietà, l’universalità e l’irreversibilità dell’accaduto, con la terza e la quarta strofa accediamo al cuore di “Funeral blues”, alla dichiarazione d’amore che lascia senza fiato per la sua bellezza.

Blues in memoria di W.H. Auden

Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.

Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.

Funeral blues

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent he dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.

The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.

Wystan Hugh Auden

Wystan Hugh Auden, anche noto come W.H. Auden, è stato un poeta, drammaturgo e librettista inglese. Nato il 21 febbraio del 1907 a York, cresce serenamente in una famiglia del ceto medio britannico.

Da sempre appassionato di letteratura e filosofia, dopo la laurea a Oxford insegna per un po’ di anni. Tuttavia, nel 1939, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, si trasferisce negli Stati Uniti e prende la cittadinanza americana.

Eccentrico, vivace e profondamente colto, Auden è stato fautore delle dottrine di Marx e Freud, ed è diventato una delle personalità più importanti del XX secolo, caposcuola di un gruppo di poeti d’avanguardia.

La sua produzione poetica si caratterizza per la sperimentazione linguistica e per i contenuti sociali, politici e ideologici. Il premio Nobel Joseph Brodskij lo ha definito “la più grande mente del ventesimo secolo”.

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