“Assenza,/ più acuta presenza”.
La si legge con semplicità, snocciolando i versi brevi e piani in modo agile, scorrevole. Ma “Assenza” parla di uno dei dolori più inenarrabili che esistano. Ed è proprio in questa ossimorica convivenza che abita la grandezza di Attilio Bertolucci. Scopriamo insieme uno dei componimenti più significativi del poeta di Parma.
“Assenza” di Attilio Bertolucci
Assenza,
più acuta presenza.Vago pensiero di te
vaghi ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.Dolente il petto
ti porta,
come una pietra
leggera.
Il significato di questa poesia
Dove trovare “Assenza”
“Assenza” è parte di Sirio, raccolta poetica pubblicata da un Attilio Bertolucci ancora diciottenne. È il 1929, e le atmosfere poetiche in Italia sono quelle dell’Ermetismo: dopo l’uscita di Ossi di seppia, la tendenza è quella di creare una lingua poetica nuova, in cui suono, simbolo e significante entrino in stretto contatto con il mondo, creando significati nuovi e pregnanti.
Con i suoi versi, Bertolucci si distacca completamente da tale idea. Per il giovane autore, lingua e poesia non possono vivere distanti dal mondo, in una realtà altra che non si fonde mai del tutto con il quotidiano. Il poetare dev’essere intriso di reale, di lirismo ed emozioni.
Lo si vede chiaramente in “Assenza”, una poesia che stimola i sensi e suscita immagini immediate agli occhi del lettore. Il componimento si articola in tre strofe: un distico potente ed evocativo apre la poesia e, già da solo, colpisce l’occhio e il cuore del lettore. Seguono due brevi quartine, in cui si susseguono immagini, figure di suono e significato che fanno pulsare di vita la poesia.
Il peso dell’assenza
Ci sono sensazioni che sembrano impossibili da descrivere. Ti attanagliano e basta. Non c’è soluzione, né via di scampo. Vorresti esprimerle in qualche modo, ma le parole non ci arrivano.
Attilio Bertolucci ha impresso su carta il peso del vuoto causato dall’assenza. Lo ha fatto con una poesia che urla nella sua semplicità. I primi due versi, ossimorici, riescono nell’impresa di raccontare con poche parole cosa si prova quando qualcuno ci lascia, e sono così potenti, così veri da restare impressi, da bucare il pensiero:
Assenza,
più acuta presenza.
Bertolucci racconta il dolore dell’assenza usando il suo opposto. E all’improvviso realizziamo che ha ragione, perché davvero provare nostalgia significa sentire ancor più forte la presenza dell’altra persona.
Il ricordo, il sole, il dolore e la pietra
Ciò che impressione di questo componimento è l’apparente semplicità usata da Attilio Bertolucci per raccontare un dolore che tutti sperimentiamo nella vita ma che in pochi riescono a raccontare, a esprimere.
Il dolore dell’assenza, la nostalgia, è uno dei temi esistenziali che da sempre hanno attanagliato e ispirato uomini e artisti. Tutte le immagini che, armoniosamente, Bertolucci mette insieme in questi versi, stupiscono per la concretezza con cui descrivono questo inenarrabile dolore.
Nella calma di una giornata tiepida di sole, un pensiero “vago” si fa strada nella mente dell’io lirico. Come un raggio di sole che scalda il collo scoperto, che fa chiudere gli occhi dolcemente in cerca di una tregua.
Ma questo è un tepore diverso. Scalda, un poco, ma pesa. Dalla percezione della temperatura si passa a una percezione ben più “pesante”, nel senso letterale del termine. Il petto pesa in un modo strano, come un macigno che a tratti si alleggerisce. C’è qualcosa che ostruisce il cuore, ma che ci ricorda la leggerezza di un tempo.
È la nostalgia di chi abbiamo amato e non c’è più, il ricordo della sua bellezza, della vita che fioriva anche dentro di noi. Una “pietra leggera”, che ci ricorda il dolore l’assenza, ma anche l’amore, che lascia tracce indelebili e scalda, come quel tiepido raggio di sole.
Il dono della presenza
Spesso nemmeno ci rendiamo conto dell’importanza di chi ci sta accanto. Il valore della sua compagnia aumenta in maniera sproporzionata quando questa manca.
E che sia a causa di una perdita, o di una relazione ormai conclusa, o di un legame dissolto dalla distanza, realizziamo che la persona assente occupa uno spazio fisico nel nostro cuore: pesa e duole; raffredda e a tratti intiepidisce il nostro tempo.
Con le sue immagini prese in prestito dal quotidiano, Attilio Bertolucci entra nella nostra sfera più intima e ne tira fuori una poesia universale, che dà voce a ciò che era destinato a rimanere taciuto: quanto è grande e magica la poesia.
Attilio Bertolucci
Nato il 18 novembre 1911 in una frazione di Parma, Attilio Bertolucci è stato un importante poeta italiano, padre dei registi Bernardo e Giuseppe Bertolucci.
Oltre che alla poesia, suo vero amore, nel corso della sua vita si è dedicato alla traduzione, alla critica letteraria, alla sceneggiatura e perfino alla documentaristica.
Vive una vita piuttosto serena sin da quando, bambino, cresce nell’immediata periferia di Parma ben inserito nel contesto della media borghesia agraria. Riesce a portare a termine gli studi dopo un paio d’anni di spaesamento, con una laurea in lettere che gli permette di intraprendere la professione di insegnante.
La poesia di Bertolucci è intrisa dell’amore per la terra che gli ha dato i natali. L’ermetismo e il simbolismo sono lontani dalla penna dell’autore, che preferisce un linguaggio semplice ma evocativo, incentrato sul desiderio di raccontare. In questa incisiva semplicità risiede la rarità dei versi dell’autore di “Assenza”.
Attilio Bertolucci scompare a Roma il 14 giugno del 2000.