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“All’autunno” (1819) di John Keats, potente poesia sulla stagione che segna il culmine della vita

Scopri la magica abbondanza di "All'Autunno" la poesia di John Keats sulla bellezza della stagione che ci accompagna alla fine.

All’autunno di John Keats è una poesia che celebra la stagione delle foglie morte come fosse un quadro o un video d’autore. Una ricca abbondanza di vita è ciò che emerge dai versi di Keats, ma, allo stesso tempo, emerge un senso di decadenza imminente.

L’abbondanza dell’autunno è possibile solo perché arriva alla fine della stagione di crescita, e tutto questo benessere esiste sull’orlo della morte, della fine della vita. Con l’avvicinarsi dell’inverno, i frutti marciranno, le foglie cadranno e le colture saranno raccolte.

Questo però non sminuisce la bellezza dell’autunno, anzi suggerisce che la bellezza risplende ancora di più nei momenti che precedono la sua imminente fine. In un certo senso, quindi, la morte fa parte della bellezza dell’autunno tanto quanto la vita.

All’autunno è una poesia che fu scritta il 19 settembre 1819 e fa parte 1819 odes un volume di poesie di John Keats pubblicato nel 1820.

Si racconta che Kets scrisse il poema dopo una passeggiata serale nei pressi di Winchester. L’opera segna la fine della sua carriera poetica, poiché aveva bisogno di guadagnare denaro e non poteva più dedicarsi allo stile di vita di un poeta. Poco più di un anno dopo la pubblicazione della poesia, John Keats morì a Roma il 23 febbraio del 1821.

Leggiamo questa Ode all’Autunno (alcuni titolano la poesia in italiano così), poesia di John Keats considerata come una delle più belle della letteratura inglese. La traduzione dall’originale, che ha il titolo To Autumn è quella di Mario Praz che pubblicò la poesia nel suo libro Poeti inglesi dell’Ottocento, pubblicato a Firenze dalla Casa Editrice Marzocco nel 1925.

All’autunno (Ode all’autunno) di John Keats

Tempo di nebbie e d’ubertà matura,
Dell’almo sole amico prediletto;
Tu che, seco, la vite ti dai cura
Di far felice d’uve, intorno al tetto,
E di pomi i muscosi alberi adorni,
Gonfi la zucca, e alle nocciuòle un sapido
Gheriglio infondi, e i frutti empi di nettare,
E ancor fai gemme, ultimi fior per l’api,
Ond’esse credon che coi caldi giorni
Sopra la terra Estate ognor soggiorni,
Per cui trabocca ogni umida celletta:

Chi non ti ha visto tra le tue ricchezze?
Talor chi cerca scopre te: sei colco
Su un’aia, pigro, ventilanti brezze
Fra i tuoi crini asolando; o presso un solco
Mezzo-mietuto, mentre il tuo falcetto
Lascia di tagliar l’erba e i fiori attorti,
T’infondono i papaveri il sopore;
O, attraversando un rivo, il capo eretto,
Come spigolatrice, a volte porti;
O, ad un torchio di sidro, gli occhi assorti
Tu fissi al gemitio per ore ed ore.

Dove son, dove i cantici di Maggio?
Non pensarvi, hai tu pur tua melodia:
Quando, affocando il dì che muor, d’un raggio
Roseo le stoppie opaca nube stria,
Un coro di zanzare si querela
Tra i salci fluviali, in basso o in suso
Spinte, secondo il vento cada o aneli,
E dai borri gli agnelli adulti belano,
Cantano i grilli, ed un gorgheggio effuso
Fa il pettirosso da un giardino chiuso,
Rondini a stormi stridono pei cieli.

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To autumn, John Keats

Season of mists and mellow fruitfulness,
Close bosom-friend of the maturing sun;
Conspiring with him how to load and bless
With fruit the vines that round the thatch-eves run;
To bend with apples the moss’d cottage-trees,
And fill all fruit with ripeness to the core;
To swell the gourd, and plump the hazel shells
With a sweet kernel; to set budding more,
And still more, later flowers for the bees,
Until they think warm days will never cease,
For summer has o’er-brimm’d their clammy cells.

Who hath not seen thee oft amid thy store?
Sometimes whoever seeks abroad may find
Thee sitting careless on a granary floor,
Thy hair soft-lifted by the winnowing wind;
Or on a half-reap’d furrow sound asleep,
Drows’d with the fume of poppies, while thy hook
Spares the next swath and all its twined flowers:
And sometimes like a gleaner thou dost keep
Steady thy laden head across a brook;
Or by a cyder-press, with patient look,
Thou watchest the last oozings hours by hours.

Where are the songs of spring? Ay, where are they?
Think not of them, thou hast thy music too, –
While barred clouds bloom the soft-dying day,
And touch the stubble-plains with rosy hue;
Then in a wailful choir the small gnats mourn
Among the river sallows, borne aloft
Or sinking as the light wind lives or dies;
And full-grown lambs loud bleat from hilly bourn;

L’autunno, la stagione in cui la vita culmina prima della fine

All’autunno è una poesia di John Keats in cui l’autore personifica la stagione autunnale, offrendoci almeno all’apparenza una rappresentazione di abbondanza, rispetto ad altre poesie in cui tutto appare tetro e buio.

All’autunno è una delle odi più belle e semplici di Keats. Non c’è nulla di confuso o complesso nell’inno di John Keats alla stagione autunnale, con i suoi frutti, i suoi fiori e il canto delle rondini che si radunano per prepararsi alla migrazione. Lo straordinario risultato di questa poesia sta nella sua capacità di suggerire, esplorare e sviluppare una ricca quantità di temi senza mai turbare la sua calma, gentile e incantevole descrizione dell’autunno.

La poesia rende omaggio ad una sorta di particolare divinità, in questo caso la stagione divinizzata dell’autunno.

Per John Keats la stagione autunnale è un periodo di calore e di abbondanza, ma si trova al limite con la desolazione invernale. Il senso di perdita che trasmette la poesia è inevitabile.

Ogni strofa è piena di immagini vivide dei cambiamenti di stagione, così come John Keats li ha osservati. Il poeta ci offre un messaggio forte, ovvero attraverso la poesia afferma che la bellezza non morirà mai, anche se gli esseri umani sono destinati alla morte.

Nonostante il freddo imminente dell’inverno, il calore tardivo dell’autunno offre a Keats un’ampia bellezza da poter celebrare. La natura è la forma di bellezza più alta, trascende gli esseri umani attraverso la ciclica affermazione di sé stessa rispetto all’umanità.

La bellezza degli esseri umani è mortale e quindi destinata a finire, mentre la natura può essere bella per sempre. E l’osservazione della bellezza che circonda il poeta, anche in quel mese di settembre del 1819, è tangibile, se ci pensiamo si ripete anche nei nostri giorni, donandoci tutta la sua magnificenza.

C’è positività in John Keats anche guardando alla stagione della malinconia. Per lui la “Bellezza” è l’assoluto di ogni cosa e se si legge la poesia ogni verso sembra la visione di un dipinto in cui ogni particolare emana la sua forza, la sua potenza.

Allo stesso tempo però si avverte il sentimento di una perdita imminente. Molte cose muoiono in autunno grazie ai cambiamenti della natura. John Keats rende evidente che la morte è inevitabile.

Le cose vive dovrebbero essere apprezzate perché non si sa mai quanto dureranno. E bisogna cogliere e apprezzare la bellezza della natura finché si è vivi per comprenderne la grande ricchezza che dona all’umanita, attraverso la sua assoluta bellezza.

“La mietitura del grano” è la metafora della morte nel poema. Il fatto che abbia scelto l’autunno per scrivere un’ode sottolinea il suo pensiero sulla morte imminente, perché l’autunno è un periodo che preannuncia in modo simbolico che la vita dovrà per forza incontrare la morte.

Tre strofe di malinconica bellezza e abbondante significato

La poesia è composta da tre strofe di undici versi che descrivono una progressione attraverso la stagione, dalla maturazione tardiva dei raccolti al raccolto e agli ultimi giorni d’autunno, quando l’inverno si avvicina.

Nella poesia John Keats personifica l’autunno e descrive la sua abbondanza dei suoi panorami e dei suoi suoni.

In All’autunno, John Keats rimane radicato nel mondo colorato del momento. Il poeta inglese esorta l’autunno personificato a non pensare alle “canzoni della primavera”, ma piuttosto ad apprezzare che “anche tu hai la tua musica”.

In altre parole, Keats chiede sia all’autunno sia al lettore di concentrarsi esclusivamente sul qui e ora. Tuttavia, anche se si concentra sulle immagini autunnali, il poeta non può fare a meno di ricordarsi di ciò che viene prima e dopo questa particolare stagione.

In questo modo, la poesia suggerisce che abbracciare il presente porta, in un certo senso paradossalmente, ad apprezzare profondamente anche il passato e il futuro.

I primi versi della poesia contengono alberi di mele che si piegano, zucche che si gonfiano, frutta matura e arnie che traboccano di miele.

Queste immagini di vita brulicante sottolineano che questa poesia parla di un autunno ricco e abbondante. Dopo mesi di lavoro degli uomini e della stessa natura si raccolgono i tanto attesi frutti che la vita può offrire. Ma, allo stesso tempo si è al culmine della parabola, l’autunno è la fine di un lungo processo di crescita e maturazione.

Il quadro di parole tracciato da John Keats, in cui tutto è colore e abbondanza, ci porta a una domanda ovvia: da dove viene tutto questo?

Per rispondere, John Keats non può che guardare all’estate. L’autunno diventa una sorta di onda lunga dei mesi estivi, il cui tutto fluttua lentamente verso la fine di ogni cosa. Tutto prospera in autunno, ma presto arriverà il freddo dell’inverno.

Da un lato, quindi, la poesia esorta il lettore a fermarsi e a cogliere la bellezza di questo particolare momento. Allo stesso tempo, la poesia sottintende che per farlo in modo appropriato è necessario apprezzare tutto ciò che ha portato a questo momento, così come apprezzare ciò che verrà dopo.

Bisogna cogliere il presente in ogni suo aspetto e guardare al passato per comprendere da dove arriva ogni cosa.

A tal fine, la poesia presenta l’autunno come una sorta di miscuglio di inverno e primavera, evidenziando le caratteristiche comuni tra le stagioni.

Innanzitutto, sia l’autunno che la primavera sono pieni di rumore e di vita varia. Il belato degli agnelli, il fischio del pettirosso e il cinguettio delle rondini della terza strofa potrebbero benissimo comparire nella descrizione di una mattina di primavera, così come i “salici del fiume” (o salici), la “siepe” e il “giardino”.

Allo stesso tempo, queste immagini alludono all’inverno imminente e alle forme di morte ad esso associate. Gli agnelli, ad esempio, sono “cresciuti” e quindi pronti per essere macellati. Le rondini, che morirebbero per il freddo, si stanno radunando per migrare verso sud.

Quindi, sebbene l’autunno sia distinto da queste altre stagioni, contiene accenni a ciascuna di esse nelle sue immagini caratteristiche.

La poesia di John Keats trasmette la profondità dell’autunno senza fare esplicito riferimento alle altre stagioni. Si concentra invece sulla “sua musica”, la musica dell’autunno. Nello stesso momento in cui distingue l’autunno, la sua musica vivace e decadente diventa un ponte tra passato e futuro.

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