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“Alba” di Pier Paolo Pasolini, una struggente riflessione sul tempo e la speranza

Un’aurora stanca, in cui le ombre brillano più della luce. Nella sua fugace “Alba”, Pier Paolo Pasolini riflette sull’inesorabilità del tempo e sulla fragilità della speranza.

Il 5 marzo 1922 nasceva uno degli intellettuali più importanti del XX secolo in Italia: Pier Paolo Pasolini. Lo ricordiamo leggendo una delle sue poesie giovanili: la struggente “Alba” racconta, in pochi versi, l’universo di un autore unico nel suo genere. Il componimento fa parte del nucleo delle Poesie friulane.

“Alba” di Pier Paolo Pasolini

O petto destato
dal nuovo giorno!
O letto tiepido
bagnato di lacrime!
Un’altra luce
mi desta a piangere
i giorni che volano
via come le ombre.

La poesia originale, in dialetto friulano

O sen svejàt
dal nòuf soreli!
O me cialt jet
bagnàt di àgrimis!

Cu n’altra lus
mi svej a planzi
i dìs ch’a svualin
via coma ombrenis.

Fra luci e ombre

Un nuovo giorno

Ci sono due momenti del giorno che ispirano da sempre poeti, artisti, musicisti, scrittori e che, anche in chi non pratica l’arte ma ne fruisce ogni tanto, risuonano di emozioni magiche e sensazioni fuori dal tempo: l’alba e il tramonto, sinonimi dell’inizio e della fine. Dai colori suggestivi e dal silenzio surreale, parlano al cuore di chi ha la grazia di poterli contemplare.

Pier Paolo Pasolini compone “Alba” mentre si trova a Versuta. Il breve, fugace componimento fa parte di un nucleo di poesie antiche nate fra il 1943 e il 1945, che oggi si possono ritrovare nel libro “La nuova gioventù”, che raccoglie in un unico volume tutte le poesie friulane dell’autore. Quella che abbiamo appena letto era originariamente parte della raccolta poetica “La meglio gioventù”.

Nell’immaginario collettivo, l’alba è ricollegata al nuovo giorno e, in senso metaforico, alla speranza, alla vita che si risveglia, alla luce che rianima il petto dopo le tenebre. Vengono in mente i famosi versi del Profeta di Khalil Gibran che ci ricordano che “per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”.

Nella poesia di Pier Paolo Pasolini, tuttavia, l’alba ha un altro sapore.

Le lacrime e le ombre

Fugace, come il primo raggio di sole che illumina il mondo. Così è anche la poesia di Pier Paolo Pasolini. Otto versi brevi, di grande intensità, che lasciano addosso una malinconia latente, che come un’aura illumina timidamente ciò che ci circonda. In questa poesia l’alba, infatti, pare non far brillare il mondo.

Sembra piuttosto far riverberare le ombre, le lacrime, il tempo che scorre inesorabile senza che noi possiamo controllarne gli effetti. Così, ci troviamo dinanzi a una poesia che vive di luci e ombre, e che ci pone davanti alle nostre fragilità.

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini, poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano, è considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo.

Pier Paolo Pasolini è nato il 5 marzo 1922 a Bologna, da padre bolognese e madre friulana, ed è scomparso il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, assassinato in circostanze misteriose. Dagli anni ’40, quando si trasferisce a Roma con la madre, dichiara apertamente la sua omosessualità e comincia a scrivere. La sua vita privata è inscindibilmente legata a quella autoriale.

Impegnato in ambito civico, culturale e sociale, usa la scrittura per veicolare messaggi importanti, quali il valore della comunicazione, l’attenzione ai mutamenti del reale e, soprattutto, la critica alla società dei consumi, pericolosa e alienante.

Fra gli strumenti usati dall’autore di “Alba” con più successo figura la poesia, forma che in Pasolini si veste di contrasti e contraddizioni, facendosi messaggera chiara e spesso scomoda, chiave di lettura per ripensare il mondo in cui viviamo.

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