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“Al padre” (1958) di Salvatore Quasimodo, la poesia da dedicare a tutti i papà

"Al padre" di Salvatore Quasimodo è una poesia da dedicare a tutti i papà, scritta nel 1958 in occasione del novantesimo compleanno del padre.

Al padre è una poesia di Salvatore Quasimodo, è un a poesia che evidenzia il coraggio di quei milioni di eroi che si chiamano papà. Per i figli la figura paterna molte volte è il simbolo della protezione, il padre è quella forza in grado di eliminare ogni pericolo possa colpire la famiglia.

Purtroppo, è chiaro a tutti, che molte volte non è così, soprattutto nella fase in cui i ragazzi iniziano a crescere e quella figura maschile che dovrebbe essere l’avamposto contro ogni forma di offesa possa arrivare dall’esterno, si trasforma esso stesso nel primo nemico.

Tante volte la riappacificazione con il padre avviene poi quando si diventa più maturi e si è disposti a perdonare o a rivalutare il proprio papà.

Al padre fu scritta nel 1958, in occasione del novantesimo compleanno del padre, è ifa parte della raccolta di poesie La terra impareggiabile di Salvatore Quasimodo,  pubblicata per la prima volta nello stesso anno.

Leggiamo questa poesia di Salvatore Quasimodo, perfetta per celebrare il 19 marzo, ovvero la festa del papà.

Al padre di Salvatore Quasimodo

Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.

La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.

Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.

E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo – difficile affinità
di pensieri – per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
‘Baciamu li mani’. Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.

Il coraggio che un papà sa insegnare

Al padre è una poesia di Salvatore Quasimodo che celebra suo padre, Gaetano, e tutti i papà del mondo. Il papà è come un supereroe in grado di portare pace e coraggio a tutta la famiglia. Qui troviamo la volontà di rendere omaggio all’uomo il cui insegnamento etico ha segnato profondamente il poeta.

Salvatore Quasimodo ha reso omaggio al proprio papà, nel 1958, sottolineando i profondi insegnamenti che quest’ultimo gli ha lasciato. I versi iniziali rievocano il terribile terremoto di Messina avvenuto nel 1908, dove il papà di Quasimodo ha potuto dimostrare grandissima forza fisica e morale. Il ricordo della nobile figura del padre si intreccia al ricordo della Sicilia lontana, emblema mitizzato di una felicità perduta.

Una tragedia vissuta protetto  dal padre

Naturalmente, Salvatore Quasimodo non visse la tragedia del terremoto del 1908, lui si trovava a Modica, dove nacque nel 1901. Il padre ferroviere, originario di Roccalumera, in provincia di Messina, si trovò a dover essere protagonista di quell’immane tragedia, che lo scrittore siciliano riporta nella prima parte della poesia, forse proprio grazie ai racconti del padre.

La tragedia di Messina, descritta con violenza ed un linguaggio crudo,  (macerie, terremoto, uragani, mare avvelenato, sogni polverosi..), rappresenta il “rito di passaggio” all’età adulta. Il racconto del terremoto è anche un modo per rappresentare la sofferenza della sua tanto amata Sicilia, dove la povertà dovette fare in conti anche con la distruzione portata dalla natura.

Rito avvenuto grazie al coraggio dimostrato dal padre che, nel suo impegno pratico davanti alle difficoltà (“Il tuo berretto di sole andava su e giù”; “tu vai lungo binari”), ha trovato il tempo di essere affettuoso e attento ai propri figli (La tua pazienza / triste, delicata, ci rubò la paura).  

Un omaggio commovente alla figura paterna, al coraggio che questa sa darci e insegnarci.

Il padre il simbolo del coraggio

Quell’evento lasciò un traumatico ricordo in chi fu anche indiretto testimone, in quanto diventa il simbolo della fragilità degli uomini di fronte al divenire. Ed il padre diventa per certi versi l’unico bastione dove aggrapparsi per non lasciarsi annullare dalle imprevedibilità a cui la vita sottopone gli umani.

Il padre rappresenta la voglia e la capacità di reagire ai misfatti naturali ed umani, il difendere sé stessi dalle mille difficoltà, minacce che si incontrano durante il cammino. La figura paterna diventa, attraverso il “beretto di sole”, il cappello di Capostazione che indossava il padre, il totem in grado di accogliere le paure e offrire l’energia per reagire alle offese, al pericolo, alla disperazione.

Il saluto al padre prima gel grande viaggio

Al padre di Salvatore Quasimodo è il più bel tributo di possa donare a tutti i papà, ma è anche una poesia che aiuta a far riflettere i padri che il loro ruolo per la famiglia, per la prole non può essere appaltato, delegato a terzi. La figura paterna è come “l’aquila” un simbolo fondamentale di cui i figli e la famiglia non possono fare a meno.

Per certi versi, attraverso la poesia Salvatore Quasimodo vuole salutare il padre, pronto a salire di nuovo sul treno che poi lo accompagnerà nel viaggio verso l’infinito. “‘Baciamu li mani’. Questo, non altro. Un saluto di grande significato offre Salvatore Quasimodo al padre, che nella Sicilia arcaica, tradizionale era sinonimo di mostrare rispetto nei riguardi delle persone ritenute degne di ricevere un saluto simile.

Un saluto ad una persona “perbene”, che attraverso i suoi superpoteri di ferroviere merita di avere la massima celebrazione. “Oscuramente forte è la vita.” Grazie al ricordo del padre la vita sarà meno difficile d’affrontare.

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