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Cos’è la “sostituzione etnica”, origine e significato

Dopo le parole del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, scopriamo il significato del termine "sostituzione etnica" e qual è la sua valenza storica.

“Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, intervenendo martedì al congresso del sindacato Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (CISAL), in un passaggio in cui si riferiva alla necessità di aumentare le risorse al welfare delle famiglie per consentire loro di fare più figli. Parole che stanno facendo discutere non solo esponenti politici, ma anche l’opinione pubblica. Ma scopriamo il significato del termine “sostituzione etnica” e qual è la sua valenza storica. 

Significato di sostituzione etnica

Con “sostituzione etnica” si intende la teoria secondo cui esisterebbe un grande complotto contro la popolazione bianca e a favore dei migranti stranieri. Tale teoria è diventata uno strumento retorico efficace per i politici di estrema destra di molte società, in quanto si fa leva sul timore della classe bianca e medio-bassa di perdere i propri privilegi nei confronti dei migranti stranieri che arrivano in Occidente.

Oltre che alle migrazioni, i sostenitori della teoria della “sostituzione etnica” si oppongono anche all’omosessualità e all’aborto, perché ritengono che impediscano nuove nascite e possano portare a una futura estinzione della “razza bianca”. Per questo motivo la teoria è condivisa tanto dagli ambienti di estrema destra quanto dal cattolicesimo conservatore, e perciò osteggiata dai movimenti femministi e LGBTQ+.

A spiegare in modo chiaro il significato di “sostituzione etnica”, o “grande sostituzione” è una scheda presente nella sezione del Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, il prefetto Giuseppe Pecoraro. Essa è classificata tra i pregiudizi antisemiti dei miti neo-nazisti «per cui i “bianchi” vengono sostituiti dai “non bianchi”. Un gruppo misterioso (spesso gli ebrei) complotta per sostituire l’identità occidentale». La fonte è l’Osservatorio Antisemitismo Fondazione Cdec.

L’origine della teoria

La teoria della sostituzione etnica, detta anche “grande sostituzione”, ha origini piuttosto incerte, e ha iniziato a diffondersi soprattutto negli ultimi dieci anni negli ambienti di estrema destra di Stati Uniti ed Europa. Tra gli esponenti politici di estrema destra che hanno utilizzato questa formula abbiamo l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trum, il primo ministro ungherese Viktor Orbán e l’ex candidato presidenziale francese Éric Zemmour. 

La sostituzione etnica in letteratura

Uno dei primi scritti in cui si cita la teoria della “sostituzione etnica” o della “grande sostituzione” fu realizzato da Theodore Bilbo, senatore Democratico degli Stati Uniti oltre che governatore dello stato del Missouri nei primi anni del Novecento. All’interno del libro “Scegliete: Separati o bastardi”, pubblicato nel 1947, Bilbo sosteneva la superiorità della “razza bianca caucasica”, che reputava in pericolo a causa degli “incroci” con altre “razze”. Per Bilbo la “razza bianca” avrebbe finito per scomparire ed essere “sostituita” col tempo, se non si fosse fermato il processo di integrazione degli immigrati. 

Furono però due romanzi a promuovere la teoria della “sostituzione etnica”: il primo è “Il campo dei santi” del francese Jean Raspail scritto nel 1973: è un romanzo che racconta di un futuro distopico in cui l’Europa sarà invasa da parte di popolazioni provenienti dall’India (descritte come incivili e inferiori) che porteranno all’annientamento dei popoli europei. Il secondo è “The Turner Diaries” scritto dall’americano William Luther Pierce nel 1978. il romanzo è ambientato negli Stati Uniti nel corso di un’ipotetica guerra civile in cui le persone di “razza bianca caucasica” rischiano di essere sterminate dalle persone appartenenti a tutte le altre etnie.

I due libri sono stati fonte di ispirazione per studiosi e intellettuali di estrema destra per sistematizzare la teoria della “grande sostituzione”. Il più importante fu l’accademico francese Renaud Camus, con un libro del 2011 intitolato “Le grand remplacement: Introduction au remplacisme global”. Nel libro si parlava prettamente della situazione della Francia, paese con un lunghissimo passato coloniale, dove secondo lui la popolazione “indigena” francese sarebbe ormai stata sostituita dalle persone immigrate dalle ex colonie: Camus parla degli immigrati come “colonizzatori”, e paragona il mescolamento di etnie e culture avvenuto in Francia al genocidio degli ebrei compiuto dai nazisti.

 

 

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