“Restare di sasso”, o rimanere di sasso, è un’espressione che usiamo spesso, ma non tutti conoscono la sua origine. Quanti di voi conoscono davvero il significato e la storia di questo particolare modo di dire? Scopriamolo di seguito.
Cosa significa “Restare di sasso”
Restare di sasso, lo sanno in molti, significa rimanere sbalordito, stupito, oltre che sorpreso nel vedere o nel venire a conoscenza di qualcosa (per lo più spiacevole) e non sapere o poter reagire. E’ un’espressione idiomatica usata per indicare quando ci sentiamo sorpresi, senza parole…di sasso appunto.
“Parenti stretti” di tale espressione sono rimanere di sale, o ancora di sasso, di stucco, senza parole.
Il significato del modo di dire
Questo modo di dire vedere protagonista il sasso, un oggetto che nell’immaginario collettivo rappresenta qualcosa di duro e immobile; l’espressione idiomatica “restare di sasso” viene per questo utilizzata per indicare l’immobilizzazione e la mancanza di reazione dovuta allo stupore.
Ma oltre a questa intuitiva spiegazione, esiste in effetti una spiegazione storica legata all’origine di questo modo di dire. Per la spiegazione occorre prenderne in considerazione altri due, di cui uno li spiega tutti perché sono concatenati tra loro: restare di sale e restare come la moglie di Lot (quest’ultimo, per la verità, è poco adoperato e, di conseguenza, non molto conosciuto).
Il sale, dunque, non è un sasso? La “moglie di Lot” li spiega tutti. Quest’espressione è tratta dalla Genesi: «Allora il Signore fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco (…) e distrusse quelle città e tutta la pianura (…). Ora la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e diventò una statua di sale (XIX, 24—26)».
Altri ancora riconducono l’origine dell’espressione “restare di sasso” a due episodi legati alla mitologia greca: il primo vede protagonista la Gorgone Medusa, che aveva il potere di trasformare chiunque la guardasse in pietra; quindi “restare di sasso” indica la pietrificazione causata dal suo sguardo.
L’altro episodio mitologico vede protagonista Niobe, figlia di Tantalo e sorella di Pelope, punita dagli dei per la sua superbia. Madre di sette figli e sette figlie, Niobe si vantava di essere più feconda di Leto, madre di Apollo e Artemide, e pretendeva che a lei spettassero gli onori divini. Questa superbia arrivò alle orecchie di Leto che incaricò i suoi figli di punire Niobe.
Così Apollo uccise con il suo arco di argento i sette figli di Niobe e successivamente anche Artemide sterminò le sette figlie. La sventurata Niobe pianse amaramente, riconoscendo ormai troppo tardi la propria colpa e, ammettendo di essere stata punita giustamente, pregò Zeus di trasformarla in pietra. Il suo corpo venne tramutato in pietra conservando la sua forma.
La citazione nella Divina Commedia di Dante
Ritroviamo questo modo di dire in diverse opere celebri: una su tutte, La divina Commedia di Dante Alighieri.
“Io stavo per giustificarmi dicendogli che, proprio lui, mi aveva da poco raccomandato di non essere tanto assillante nelle domande, quando, da una di quelle tombe, proprio dietro di me, una voce potente mi fece restare di sasso…”
Dante Alighieri, La Divina Commedia – Inferno, Armando Editore, 2002
Il libro sui modi di dire
Questa e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.
Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.