La lingua italiana è ricca di regole, eccezioni e curiosità. Esiste un fenomeno chiamato polisemia che indica la facoltà per alcune parole di avere significati diversi sia per svolgimento di significato sia per confluenza di due diverse tradizioni (dal greco polysemos, “dai molti significati”, da polys, “molteplice”, e sema, “segno”).
Le parole che in italiano hanno più significati
Dopo avervi presentato le parole italiane che assumono significati opposti, abbiamo chiesto a Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche, ci presenta di seguito alcuni esempi.
Credenza
“Non dar retta a quella stupida credenza”; “Apri la credenza e prendi i bicchieri”.
La nostra lingua è davvero strana! Nel primo caso la credenza ha il significato di “convinzione”, “fede”, “opinione, “fiducia”, “dottrina” e simili. Nel secondo caso, invece, il termine in questione è adoperato per indicare il mobile in cui sono custoditi i cibi, le stoviglie, le posate e quanto altro occorre per imbandire la tavola. Entrambi i termini, però, hanno la medesima origine: discendono dal verbo “credere”; sono, quindi, dei deverbali.
Tralasciamo la spiegazione della prima accezione, perché ci sembra superflua, e parliamo della credenza come mobile della casa. Per comprendere bene la relazione che intercorre tra il verbo credere e il mobile (la credenza) è necessario tornare indietro nel tempo, esattamente al Medio Evo.
In quel periodo storico le mense dei nobili non erano “sicure”: il rischio di morire avvelenati era un fatto, potremmo dire, di normale amministrazione. Per scongiurare questa triste eventualità i signori si erano circondati di persone che avevano l’ingrato compito di assaggiare la pietanza prima del nobile in modo che quest’ultimo potesse “credere” che cibi e bevande erano assolutamente privi di… veleno. La cerimonia dell’assaggio era chiamata “dar la credenza” o “far la credenza”.
Se l’ “assaggiatore” restava ritto sulle proprie gambe il signorotto era sicuro che quanto ingeriva non lo avrebbe portato a sicura morte.
Da questa cerimonia il nome del mobile che conteneva le posate e i cibi destinati al nobile palato ed entrato, ormai, nell’uso corrente.
Fesso
Simile alla credenza è il caso di fesso con due significati ben distinti. Se apriamo un qualsivoglia vocabolario alla voce in oggetto, leggiamo: “rotto”, “crepato per il lungo” (un vaso fesso, cioè rotto); “imbecille”, “stupido”. Che relazione intercorre tra l’imbecillità e la rottura, visto che il termine ‘fesso’ presenta queste due accezioni? Apparentemente nessuna.
Proviamo, però, a risalire all’etimologia. Nel significato di ‘rotto’ fesso non è altro che il participio passato (con valore aggettivale) del verbo “fendere” (tagliare, spaccare, oppure ‘attraversare cosa fitta e folta’: fendere la folla, fendere l’acqua); nel significato, invece, di ‘stupido’, ‘imbecille’, ‘sciocco’ è voce napoletana derivata da “fessa”, cioè da vulva. Chissà perché, nell’opinione popolare, gli organi genitali sono sempre stati sinonimi di stupidità. La “fessa”, comunque, non è una piccola fessura del corpo? Ecco, quindi, la relazione che – a nostro personale parere – intercorre tra il fesso, inteso come ‘rotto’ e il fesso nell’accezione di ‘stupido’.
Squadra
Altro esempio di polisemia è la parola “squadra”. Questo termine indica lo strumento tecnico da disegno (di legno, metallo o materiale plastico), il cui contorno esterno è a forma di triangolo rettangolo, con bordi spesso graduati in centimetri e millimetri: è utilizzato per tracciare segmenti tra loro perpendicolari e, con l’ausilio della riga, segmenti paralleli (queste stesse costruzioni si possono eseguire anche con riga e compasso, strumenti classici del disegno matematico).
Nello sport, la parola “squadra” indica formazione organica che prende parte, come insieme unitario, a competizioni collettive, ovvero agli sport a squadre. Esistono le squadre di calcio, di rugby, di baseball, di hockey, di pallacanestro, di pallavolo, e così via.
In generale, si può utilizzare il termine squadra per indicare un gruppo di persone compatte o che si trovano insieme per raggiungere un obiettivo; esse si riconoscono nel termine squadra per appartenenza a una determinata associazione o per rappresentanza di una stessa casa industriale o commerciale.
Altri esempi di polisemia
Ecco una serie di altre parole che in italiano possono avere più significati: campo (di grano, di gioco, “non c’è campo” inteso come non c’è linea telefonica), appunto (annotazione, avverbio), radice (della pianta, in matematica), integrale (completo, riferito al pane), albero (asta delle navi, pianta, genealogico), lira (strumento musicale, moneta italiana), verso (direzione, metro poetico), riso (pasto, risata), squadra (strumento tecnico, gruppo di persone).
Per scoprire in maniera approfondite alcune di queste e ulteriori parole omofone, vi invitiamo a leggere l’articolo dedicato a questo link.