“Passare la notte in bianco”, l’origine dello sfortunato modo di dire

24 Ottobre 2025

Scopri l'origine dell'espressione "passare la notte in bianco", un modo di dire purtroppo molto comune ma dalla curiosa provenienza.

Passare la notte in bianco, l'origine dello sfortunato modo di dire

A chi non è capitato, purtroppo, di aver passato almeno una notte in bianco? Purtroppo succede spesso se si hanno preoccupazioni e pensieri che non ci fanno dormire la notte. Tuttavia, se si conosce benissimo la causa di una notte in bianco, non sempre si è altrettanto consapevoli dell’origine di questo modo di dire. Scopriamolo insieme.

Cosa significa “passare la notte in bianco”

Questo modo di dire è uno tra i più diffusi e, qualora ci fosse bisogno di specificarlo, significa non riuscire a dormire la notte. Ma perché si usa l’espressione “in bianco”?

L’origine del modo di dire

L’origine deriva da un’usanza che riguardava nel Medioevo gli uomini che stavano per diventare cavalieri: la notte prima dell’investitura e della consegna delle armi essi venivano fatti vestire di bianco e costretti a passare la notte in una chiesa, in preghiera, a riflettere su come sarebbe cambiata la loro vita. Il vestito bianco e il fatto di non dormire hanno così dato origine alla celebre espressione passare la notte in bianco.

Modi di dire “colorati”

Il bianco, insieme agli altri colori primari, risulta protagonista anche di altre espressioni idiomatiche che utilizziamo tutti i giorni:

Di punto in bianco: l’espressione di punto in bianco deriva dal linguaggio militare e, in particolare, dalla balistica. Si usa quando si vuole mettere in evidenza un fatto accaduto all’improvviso, in maniera del tutto inaspettata, qualcosa che non ci ha dato il tempo di rendercene conto e, di conseguenza, di reagire nel migliore dei modi.

Il tiro di punto in bianco era il tiro di artiglieria, con la linea di mira orizzontale, sparato ad alzo uguale a zero, cioè senza elevazione, e con il congegno di puntamento che non segnava alcun numero (era in bianco). Non dovendo richiedere particolari operazioni di calcolo preliminare della traiettoria, questo tiro poteva essere sparato all’improvviso e a distanza ravvicinata.

Essere al verde: anche se il verde è considerato per antonomasia il colore della speranza, essere al verde (o restare al verde, o trovarsi al verde) significa rimanere senza soldi, essere ridotti in miseria. Secondo alcuni, questa locuzione molto diffusa nel parlato deriverebbe
dall’antica consuetudine di dipingere di verde il fondo delle candele.

Sulle origini di questa espressione sono state formulate anche altre teorie. Verde era il colore della fodera interna del portafoglio, e verde era il colore della lanterna che, un tempo, veniva accesa dagli enti caritatevoli per segnalare ai “poveri vergognosi” che un pasto caldo era pronto.

Mettere nero su bianco: l’espressione significa scrivere o redigere qualcosa in modo chiaro, definitivo e formale. Indica l’azione di fissare un accordo, una promessa o un pensiero sulla carta per renderlo inequivocabile e legalmente vincolante. L’origine dell’espressione è strettamente legata all’evoluzione della scrittura e alla sua funzione di prova: l’atto di scrivere ha infatti sempre rappresentato la volontà di “lasciare una traccia”.

L’espressione si è quindi consolidata in lingua italiana (e in molte lingue romanze, come il francese mettre noir sur blanc) nel momento in cui la carta è diventata il supporto principale per i documenti ufficiali e legali, dove l’inchiostro era la prova inattaccabile dell’accordo stipulato.

Il libro sui modi di dire

Se stai trascorrendo “la notte in bianco” un utile soluzione può essere la lettura di un buon libro: quale miglior consiglio se non leggere un libro dedicato alle espressioni idiomatiche? Parliamo di “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

© Riproduzione Riservata