La lingua italiana possiede una struttura grammaticale ricca e articolata, e tra le sue peculiarità vi sono i gradi dell’aggettivo, in particolare i superlativi. Il superlativo serve a esprimere il massimo grado di una qualità ed esiste in due forme principali: il superlativo assoluto e il superlativo relativo. Tuttavia, non tutti gli aggettivi si prestano facilmente a questa flessione, e l’uso di alcuni superlativi può risultare controverso.
Il superlativo in grammatica e nella lingua italiana
Il superlativo assoluto si ottiene aggiungendo il suffisso “-issimo” all’aggettivo di base (ad esempio, “bello” diventa “bellissimo”), mentre il superlativo relativo si forma con le particelle “il più” o “il meno” seguite dall’aggettivo (ad esempio, “il più interessante”).
Tuttavia, alcuni aggettivi indicano già un concetto di assoluto, il che rende problematico il loro uso nei gradi comparativi e superlativi. Un esempio emblematico è l’aggettivo “perfetto”. Per sua stessa natura, qualcosa di perfetto non dovrebbe essere suscettibile di ulteriore perfezionamento, eppure nella lingua italiana si trovano forme come “più perfetto” o “perfettissimo”. Queste espressioni sono giustificate dall’indebolimento semantico del termine “perfetto”, che in alcuni contesti assume un valore meno assoluto. Ad esempio, in frasi come “Il più perfetto tra i concerti di Mozart” o “Dio è l’essere perfettissimo”, il superlativo assume una funzione di enfatizzazione piuttosto che di comparazione effettiva.
Altri aggettivi controversi
Un altro caso interessante è quello di “eccellente”. Sebbene l’uso di “più eccellente” o “il più eccellente” sia attestato nella letteratura italiana, questa costruzione è generalmente sconsigliata, poiché “eccellente” indica già un livello massimo di qualità. Tuttavia, nella storia della lingua si trovano esempi autorevoli, come in Alfieri (“il più eccellente governo sarebbe il principato”) e Gioberti (“alla parte più eccellente della nostra natura appartengono”). Nel linguaggio contemporaneo, l’uso di queste forme è comunque percepito come ridondante.
Un altro superlativo di origine latina che genera perplessità è “infimo”, che deriva dal superlativo latino “infimus” di “inferus”. Non avendo un grado positivo corrispondente, è stato reinterpretato nel tempo come un aggettivo di grado base, permettendo la formazione di “più infimo” e “il più infimo”. Anche qui, la tradizione letteraria offre numerosi esempi, da Dante a Alfieri, fino a Leopardi.
L’uso attuale e le tendenze linguistiche
Nell’italiano contemporaneo, l’uso di superlativi controversi spesso dipende dal registro linguistico. Nella lingua letteraria e nell’oratoria si trovano espressioni come “perfettissimo” o “più perfetto”, mentre nel linguaggio scientifico o tecnico si preferisce evitare tali costruzioni per mantenere una maggiore precisione terminologica. Ad esempio, un fisico difficilmente parlerebbe di “una teoria più perfetta” rispetto a un’altra, ma potrebbe invece definirla “più accurata” o “più raffinata”.
Un’altra tendenza dell’italiano moderno, diciamo soprattutto moderno, ma non solo, è la propensione all’uso di avverbi intensificatori per evitare superlativi ridondanti. Ad esempio, invece di dire “molto eccessivo”, che risulterebbe tautologico, è preferibile utilizzare “davvero eccessivo” o “particolarmente eccessivo”. Questa soluzione mantiene la sfumatura di intensità senza creare inutili ripetizioni semantiche.
L’uso dei superlativi in italiano è un campo affascinante, tanto tanto variegato e in continua evoluzione. Se da un lato esistono regole grammaticali che ne disciplinano la formazione, dall’altro la lingua è influenzata dall’uso comune e dalla tradizione letteraria. Aggettivi come “perfetto”, “eccellente” e “infimo” dimostrano come l’italiano non sia una lingua statica, ma un organismo vivo che si adatta alle necessità comunicative dei parlanti. Pertanto, mentre alcune forme possono risultare controverse, è fondamentale comprendere il contesto in cui vengono utilizzate per valutare la loro accettabilità e appropriatezza.
In ogni caso, per un approfondimento consigliamo questo articolo redatto da Ilaria Bonomi per l’Accademia della Crusca, in cui si analizzano in maniera più che esaustiva tutte i casi più particolari o controversi riguardanti i superlativi: Superlativi poco eccellenti.