Italiano: conosci il significato della parola “soggolo”?

25 Luglio 2025

Anche se, purtroppo, poco usata nell'italiano contemporaneo, la parola "soggolo" di certo non perde il suo velato fascino. Scopriamone il significato.

Italiano conosci il significato della parola soggolo

La parola soggolo è oggi poco usata nell’italiano contemporaneo, ma cela in sé una storia ricca di significati, attraversando secoli, culture, abbigliamenti religiosi e funzioni militari o equestri. Derivata dal verbo soggolare (a sua volta probabilmente derivato da gola, con il prefisso sotto-), la parola soggolo si riferisce letteralmente a qualcosa che passa o si pone sotto la gola. Questa semplice indicazione spaziale ha assunto nei secoli connotazioni diverse, tutte però accomunate da una funzione contenitiva o protettiva, sia sul piano simbolico sia su quello materiale.

Italiano e storia della parola: il soggolo nell’abbigliamento medievale

La prima e più storicamente significativa accezione della parola soggolo riguarda l’abbigliamento femminile tra il tardo Medioevo e il Rinascimento. In questo contesto, il soggolo era una striscia di tela o di velo che, partendo dal collo, risaliva e si ricongiungeva alla sommità del capo, circondando il viso. Si trattava di un indumento tipicamente indossato sotto il velo o sotto la cuffia, spesso in combinazione con altre componenti dell’abbigliamento muliebre, come la guimpe (un altro tipo di velo che copriva il collo e il petto).

Il soggolo aveva molteplici significati. Innanzitutto, era un segno di modestia e decoro: copriva le parti più sensibili del corpo femminile, come la gola e il mento, in linea con la morale cristiana del tempo. Inoltre, la sua forma incorniciava il viso in modo solenne, dando alla figura femminile un aspetto composto, dignitoso, spesso ieratico. Nei ritratti del Quattrocento e del Cinquecento, il soggolo compare con regolarità tra le donne dell’aristocrazia o delle corti ecclesiastiche, contribuendo a costruire un’immagine femminile idealizzata, pudica, ma anche esteticamente elaborata.

Non era solo una questione morale o estetica: il soggolo aveva anche una funzione pratica, proteggendo dal freddo e contribuendo a mantenere in posizione altri elementi dell’abbigliamento. La sua presenza era visibile in tutta Europa: in Francia era chiamato barbe, in Inghilterra wimple, in Germania Schleier. Ogni cultura lo adattava secondo le proprie convenzioni stilistiche e religiose, ma il concetto rimaneva sostanzialmente invariato: una tela sotto il mento, simbolo di modestia e controllo.

Il soggolo nell’abito monacale

Con il passare del tempo, mentre la moda laica evolveva verso stili più liberi e meno costrittivi, il soggolo sopravvisse in ambito religioso, diventando una componente caratteristica dell’abito monacale femminile. Ancora oggi, molte congregazioni religiose cattoliche includono una variante del soggolo nel loro abito: una striscia bianca o nera che fascia il collo e risale verso il capo, spesso abbinata al velo. In questo caso, il soggolo non è solo elemento decorativo, ma segno di consacrazione e appartenenza. Esso rappresenta la rinuncia alla vanità, l’umiltà della condizione monastica, il distacco dal mondo.

Il fatto che un termine così legato alla moda medievale sia sopravvissuto quasi esclusivamente nell’ambito della religione ci dice molto su come la lingua conservi tracce di epoche passate nei settori più conservatori della società. In un certo senso, il soggolo religioso è un frammento vivo del Medioevo ancora presente nel nostro presente.

Soggolo come elemento militare e equestre

Oltre al suo uso nell’abbigliamento femminile e monacale, il termine soggolo ha assunto anche significati tecnici nei campi militare e dell’equitazione. In ambito militare, si parla di soggolo per indicare la cinghia che passa sotto il mento nei berretti o nei caschi, con lo scopo di mantenerli ben saldi durante l’uso. È un elemento funzionale, essenziale nei contesti dinamici o di combattimento, e la parola, sebbene poco usata nel linguaggio quotidiano, è ancora attiva in ambito tecnico.

Allo stesso modo, nel campo dell’equitazione, il soggolo fa parte dei finimenti del cavallo: si tratta della cinghia di cuoio che passa sotto la gola dell’animale, contribuendo a mantenere stabile la briglia. Anche in questo caso, il termine conserva il suo significato spaziale originario — sotto la gola — adattandosi però a un nuovo contesto d’uso.

Un termine antico, una struttura semantica viva

L’interesse linguistico del termine soggolo risiede nella sua struttura formativa. Esso deriva, come accennato, da soggolare, forma oggi desueta ma che un tempo indicava l’atto di avvolgere o coprire la gola. Il sostantivo gola è al centro di questa rete semantica: parte del corpo esposta e sensibile, ma anche simbolicamente carica (la gola è sede della parola, ma anche, nei vizi capitali, della gula, cioè l’ingordigia). Coprire la gola, dunque, ha sempre avuto un valore che trascendeva la semplice funzione protettiva: era anche un atto culturale, morale, estetico.

L’evoluzione del termine mostra come una parola possa migrare da un campo semantico all’altro mantenendo un nucleo costante di significato. Soggolo, pur indicando oggi oggetti molto diversi — una parte del velo monacale, una cinghia militare, un finimento equestre — continua a ruotare attorno alla medesima immagine: qualcosa che si colloca sotto la gola per contenere, fissare, ordinare.

La parola soggolo è un piccolo esempio della profondità storica della lingua italiana. Dalle corti medievali ai conventi, dalle parate militari alle scuderie, essa ha attraversato i secoli mutando forma e funzione, ma non perdendo mai il suo significato fondamentale. Oggi, anche se non fa parte del lessico comune, il soggolo rimane una testimonianza del modo in cui la lingua conserva, nelle sue pieghe, tracce della storia materiale e simbolica della nostra civiltà. In un’epoca in cui tutto cambia rapidamente, recuperare parole come questa significa anche recuperare un senso più lento, riflessivo e profondo del rapporto tra corpo, linguaggio e cultura.

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