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Cos’è “l’imbuto di Norimberga”, la metafora legata all’istruzione

"Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, è ben altro." La ministra dell'istruzione utilizza la metafora dell'imbuto di Norimberga. Ecco il significato

“La scuola non è un travaso di conoscenze. Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, è ben altro.” E’ quanto affermato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, durante la conferenza stampa sulla presentazione del protocollo della maturità in sicurezza. Le parole pronunciate dalla ministra hanno fatto pensare ad una gaffe. Può un imbuto riempirsi? A quale tipo di aneddoto legato ad un imbuto si riferiva l’Azzolina?

Cos’è l’imbuto di Norimberga

La metafora dell’imbuto di Norimberga trae origine da un incisione su legno del diciassettesimo secolo dove si vede una sedia sulla quale è seduto un ragazzo che in testa ha un buco nel quale è infilato un imbuto. In piedi accanto al ragazzo c’è l’insegnante intento a riversare nell’imbuto A, B, C, 2+2=4 e tutto il resto della sapienza dell’epoca. Questo favoloso e ingegnoso dispositivo è stato chiamato ’imbuto di Norimberga’ perché è in quella città che per la prima volta fu immortalato in un’incisione. La metafora dell’imbuto di Norimberga indica il concetto, arcaico, della conoscenza come qualcosa che alcuni possiedono e altri no e che i primi possono versare nelle menti dei secondi.

La spiegazione della ministra Azzolina

La spiegazione, a distanza di giorni, arriva dalla stessa ministra sulla sua pagina facebook. “L’imbuto di Norimberga è una metafora sull’apprendimento molto nota nel mondo della scuola: uno studente a cui vengono ‘versate’ nozioni in testa attraverso un imbuto. L’apprendimento non funziona così, i docenti lo sanno bene, ed è ciò che intendevo dire quando ho rievocato l’immagine dell’imbuto durante la conferenza.”

La ministra comprende che, con quell’affermazione, si è prestata a acili ironie, dato che un imbuto non si riempie ma si usa per riempire. Conclude così il post la ministra “Ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato ad infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni…”

 

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