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Fare un volo pindarico, l’origine del modo di dire che tutti usiamo

Quanti di voi conoscono la storia di questo particolare modo di dire, risalente al periodo della poesia greca? Scopriamo l'origine dell'espressione "fare un volo pindarico"

Fare un volo pindarico è un’espressione spesso utilizzata con criterio, ma di cui pochi conoscono l’origine. Infatti, quanti di voi conoscono davvero il significato e la storia di questo particolare modo di dire? Per fugare qualsiasi dubbio, ve la riportiamo di seguito.

Il significato del modo di dire

“Fare un volo pindarico” è un modo di dire che utilizziamo spesso per indicare quando si passa da un argomento a un altro senza un nesso logico. Così se l’immagine del volo restituisce con evidenza il concetto, non altrettanto possiamo affermare del termine “pindarico”.

Chi era Pindaro

L’espressione “fare un volo pindarico” deriva dal poeta greco Pindaro (518-438 a.C). Considerato il maggiore dei lirici greci, Pindaro è l’unico dei lirici greci di cui si possegga un considerevole numero di composizione integrali, oltre ai frammenti. Famosi sono i suoi epinici, cioè quei componimenti che celebrano la vittoria degli atleti in occasione degli agoni sportivi, ma anche le sue poesie dedicata all’élite aristocratica del tempo.

La sua poesia

La poesia di Pindaro non è per nulla ricca di svolgimento psicologico; non è destinata a commuovere, a suscitare sentimenti e passioni. È invece sommamente plastica: ha lo scopo di metterci sotto gli occhi, con la maggiore evidenza possibile, i fatti mitici nel loro significato etico e ideale.

E poiché l’esposizione dei fatti, considerati in serie regolare e continua, sarebbe di per sé cosa pesante e monotona, Pindaro nelle sue opere procede in maniera estremamente saltuaria, per via di sintesi, cogliendo solo qua e là quei punti che più gli paiono vivi e brillanti.

Con rapidità fulminea egli si attacca ai gesti, ai passaggi, ai tratti che più hanno valore pittorico; l’autore balza da una rappresentazione a un’altra rappresentazione, senza curarsi del nesso e senza indugiarsi nel particolare. Questi sono i famosi “voli pindarici”, che costituiscono davvero il segreto della sua arte e il segno più manifesto della sua speciale grandezza.

Per questo le odi di Pindaro sembrano così slegate e prive di unità, soprattutto quando si pretende di considerarle e interpretarle alla stregua dei procedimenti normali. La loro unità non consiste in legami logici che possano eventualmente intercedere fra le varie parti del mito o fra il mito e l’occasione e le sentenze, bensì nell’ardore fantastico che muove e illumina il tutto; nello slancio per cui il poeta, dalle molteplici immagini balenanti al suo spirito, trae un’unica fiamma d’idealità mitica e morale.

In sintesi, possiamo affermare che i componimenti di Pindaro seguono uno schema tendenzialmente fisso: l’occasione della vittoria e la celebrazione del vincitore; il racconto di un mito, connesso con la stirpe dell’atleta vincitore o con il suo paese di origine; e infine la riflessione etica (gnóme), che inquadra l’evento in una meditazione più generale intorno al destino dell’uomo.

Perché si dice “fare un volo pindarico”

Fatta di immagini semplici e vividissime, la poesia di Pindaro è un terreno sconnesso, dove non ci sono sentieri tracciati, né ponti. Il poeta ci conduce in un viaggio quasi onirico, dove le scene si susseguono secondo un ordine apparentemente irrazionale, dove la suggestione vale più di una costruzione logica dei contenuti. Da qui, l’espressione “fare i voli pindarici” per indicare il modo di saltare da un argomento all’altro mentre si parla, senza apparenti nessi logici.

Il libro sui modi di dire

Questa e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

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