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“Fare baldoria”, l’origine dell’allegro modo di dire

Nonostante si tratti di un'espressione molto utilizzata e comune, probabilmente non tutti conoscono l'origine di questo modo di dire "fare baldoria". Scopriamolo

A chi non è mai capitato di “fare baldoria” almeno una volta nella vita”? Lo diciamo soprattutto in occasioni di festa, o quando vogliamo staccare la spina dalla routine quotidiana per darci alla pazza gioia.

Nonostante si tratti di un’espressione molto utilizzata e comune, probabilmente non tutti conoscono l’origine di questo modo di dire.

Cosa significa “Fare baldoria”

“Ma cos’è questa baldoria?” Propriamente il termine indica allegrezza, felicità, gioia, ma soprattutto allegria rumorosa. Si è soliti utilizzare tare termine in un contesto confidenziale, in cui con l’espressione “fare baldoria” si vuole intendere un momento condiviso di grande spensieratezza e con un certo livello di rumore, spesso accompagnato da cibo, bevande e musica. Si è soliti, quindi, fare baldoria ad una festa di compleanno tra amici, per celebrare un importante traguardo da condividere con le persone a cui vogliamo bene.

L’espressione “fare baldoria” non va di certo confusa con l’altra altrettanto celebre “fare la festa a qualcuno”: questo modo di dire viene utilizzato con il significato di punire qualcuno con percosse, giustiziare e simili. E si può adoperare anche nei confronti degli animali. Ma che cosa c’entra la morte (giustiziare) con la festa? Una persona muore e si fa festa? L’espressione fa riferimento ai tempi in cui le pene capitali erano pubbliche e i preparativi, l’accorrere del popolo, facevano somigliare questa lugubre manifestazione a
una… festa.

L’origine del modo di dire

Il vocabolo proviene dall’antico tedesco bald (ardito, fiero, coraggioso) con il quale si indicava un giovane molto fiero, coraggioso in quanto dentro di sé ardeva. E colui che dentro arde è festoso, allegro, arde come il fuoco che si fa per festeggiare qualche lieto avvenimento.

A supporto di questo significato “acceso” dell’espressione far baldoria troviamo le note linguistiche riferite al poema burlesco “Il Malmantile racquistato” scritto da Lorenzo Lippi tra 1643 e il 1644. Il poema, ricco di motti e proverbi fiorentini e della vivacità, comicità, malizia del parlare popolare, è corredato da note di Puccio Lamoni (anagramma di Paolo Minucci) ricche di erudizione linguistica e folcloristica. Una di queste indica, appunto “un fuoco acceso in occasione di feste”.

Burlesca parodia della “Gerusalemme liberata”, “Il Malmantile racquistato” si segnala per il gusto fantastico e bizzarro, che deforma in chiave grottesca aspetti della vita quotidiana fiorentina, spesso descritta con grande precisione, e soprattutto per la lingua vivace e colorita, che riproduce quella parlata dal popolo, con una grande ricchezza di modi di dire, proverbi ed espressioni gergali.

In senso metaforico, quindi, tutti coloro che fanno baldoria per la ricorrenza di qualche festa non fanno altro che… “accendere un fuoco”.

Alcuni sinonimi

Non solo “fare baldoria”: c’è un altro termine utilizzato per comunicare la voglia di allegria frenetica. Parliamo del verbo “bisbocciare”, che deriva dalla parola bisboccia con cui si è soliti indicare una mangiata e bevuta allegra tra amici. Un ulteriore sinonimo è la parola “gozzovigliare“, con cui appunto si vuole indicare l’abbandonarsi smodatamente al mangiare, al bere, ai divertimenti in chiassosa compagnia, insomma bagordare.

E voi, preferite fare baldoria, bisbocciare o gozzovigliare? L’importante è sempre e comunque divertirsi senza mai eccedere ed esagerare nei festeggiamenti: in qual caso, occorrerebbe riferirsi ad altri modi di dire…

Perché diciamo così

Questa e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

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