Avete mai provato a vedere quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperate espressioni in latino o di provenienza latina senza che ve ne accorgiate?
Provate a farlo da oggi e vedrete, con stupore, che anche coloro che non “sanno di latino” adoperano con la massima disinvoltura i cosiddetti latinismi che, come si sa, sono quelle parole o locuzioni o costrutti ripresi direttamente dal latino ed entrati a pieno titolo nella nostra lingua.
Insomma, come recita il titolo di un libro di Cesare Marchi: “Siamo tutti latinisti”. Chi consciamente, chi inconsciamente.
Perché il latino è una lingua viva
Il latino, così come il greco, non è affatto una “lingua morta”: esso è più vivo di quanto immaginiamo, ed in particolare il latino è racchiuso dentro le parole che pronunciamo ogni giorno, fa parte della nostra storia e del nostro presente.
Prendendo in prestito una frase del Professor Ivano Dionigi, latinista, già rettore dell’Università di Bologna e autore del libro “Il presente non basta, la lezione del latino“, possiamo affermare che:
“Il latino ti apre una porta dove dentro trovi il tempo e, per costruire un presente vero, è necessario aprire queste porte”.
Il latino, riprendendo la sinossi del libro del Professor Dionigi, evoca un lascito non solo storico, cultuale e linguistico ma anche simbolico: si scrive “latino”, ma si legge “italiano, storia, filosofia, sapere scientifico e umanistico, tradizione e ricchezza culturale”.
Siamo quindi di fronte ad una lingua più viva che mai. Vogliamo una “prova provata”? Basta sfogliare un libro di poesie, per averla. In questo campo, infatti, i latinismi la fanno da padroni.
Vediamone qualcuno a mo’ d’esempio: colubro, da coluber (serpente); imago (immagine); simulacro, da simulacrunm (statua, immagine); aere, da aer (aria), e qui è doveroso aprire una parentesi per ricordare che tutti i sostantivi composti con “aer” non prendono la “e” dopo la “r”: aeroporto, (non aereoporto); aerazione; aeratore; aerofobia; aeromanzia ; aeronautica e via dicendo.
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Le espressioni in latino che utilizziamo oggi
Adesso vediamo, invece, le parole e le locuzioni passate direttamente in italiano nella loro forma originaria (il latino classico) o attraverso il latino medievale e che – come dicevamo – adoperiamo tutti i giorni senza, probabilmente, rendercene conto. Sono moltissime anche in questo caso, citiamo quelle che – a nostro avviso – sono le più comuni.
Cominciamo con “ad libitum”, che significa “a piacere, a volontà”: prendine ad libitum;
“ad honorem”, a titolo d’onore;
“mea culpa”, per colpa mia;
“pro memoria”, breve scritto o appunto per ricordarsi di qualcosa;
“ad personam”, riferito solo per una specifica persona;
“coram populo”, in pubblico, di fronte a tutti;
“ex aequo”, alla pari;
“more solito”, secondo il costume, l’usanza;
“brevi manu”, a mano;
“pro domo sua”, a proprio vantaggio, per il proprio tornaconto;
“sub iudice”, in attesa di giudizio. E qui facciamo un’importante precisazione: si scrive con la “i” normale, non con la “j”.
“in toto”, in tutto e per tutto;
“inter nos”, in confidenza, tra noi;
“sui generis”, molto particolare, singolare;
“factotum”, chi fa tutto;
“post scriptum”, in calce. Usato anche con formula PS;
“status quo” e “statu quo”, la condizione preesistente;
“alter ego”, un sostituto, un altro “me stesso”.
Potremmo continuare ancora nell’elenco, ma non vogliamo tediarvi oltre misura. Questi semplici esempi bastano però a dimostrare una cosa: il latino è una lingua più viva che mai.