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Ecco perché il latino è una lingua che ci insegna a vivere ancora oggi

Molto spesso in classe si ripetono a memoria nozioni apparentemente inutili, perché studiare il latino è così importante? Ce lo spiega il Professor Ivano Dionigi

I nostri nonni hanno studiato per tanti anni il latino, noi probabilmente molto meno di loro ed i nostri figli chissà se lo studieranno. Il fatto è che abbiamo sempre più la sensazione che il latino, in quanto “lingua morta”, sia una materia di studio inutile e che, con i tempi che corrono, sia meglio dare la precedenza all’informatica, all’economia e alla matematica. Io personalmente non mi sono mai pentita di aver scelto il liceo classico nonostante abbia sempre avuto le mie perplessità ma, dopo aver incontrato il Professor Ivano Dionigi per la presentazione del suo libro “Il presente non basta, la lezione del latino“, mi è bastata un’ora per passare da “non so se il latino mi servirà mai nella vita” a “appena torno a casa riapro il De rerum natura di Lucrezio”.

L’attualità del latino

“Perché studi il greco e il latino che sono lingue morte?” Rispondere a questa domanda per me è sempre stato molto difficile. Ascoltando parlare il Professor Dionigi mi sono resa conto che era la premessa ad essere sbagliata, il greco ed il latino non sono affatto “lingue morte”, sono più vive di quanto immaginiamo, ed in particolare il latino è racchiuso dentro le parole che pronunciamo ogni giorno, fa parte della nostra storia e del nostro presente. Dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, la capitale francese ha deciso di dare voce al proprio dolore e alla propria forza attraverso le parole:”Fluctuat nec mergitur”, la nave che “È sbattuta dalle onde ma non affonda”.

Nel suo libro il Professor Dionigi spiega che:”per riprendersi la vita, Parigi si è affidata alla mediazione di una lingua morta”. E quello che potrebbe apparire come un controsenso, non lo è affatto, perché “il latino ti apre una porta dove dentro trovi il tempo e, per costruire un presente vero, è necessario aprire queste porte”.

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Studiare latino a scuola

Il professor Dionigi ha parlato di un “problema didattico di fondo” e della necessità di fondere il passato, rappresentato dal meraviglioso patrimonio culturale che gli Antichi ci hanno lasciato in eredità, con il presente. Nelle scuole c’è un accanimento grammaticale molto forte, ha spiegato il Professore, e molto spesso sconnesso dal valore profondo e fortemente attuale della lingua dei nostri padri. Insomma, lo studio del latino va ben oltre alle declinazioni ed ai tempi verbali. Ma non tutti hanno la fortuna di incontrare dei professori in grado di trasmettere con passione il significato più profondo della lingua che ha illuminato la nostra storia. E lo ha fatto attraverso il pensiero di uomini illustri, grandi pensatori e politici, che non dovremmo limitarci a leggere e a tradurre tra i banchi di scuola, ma a cui dovremmo dare la possibilità di accompagnarci anche nella nostra vita di adulti.

Per me, che questa grande fortuna l’ho avuta, è stato bellissimo ritrovare nelle parole di questo grande latinista l’entusiasmo contagioso della mia Professoressa di Lingua e Letteratura classica, per chi invece pensava che studiare il latino significasse ripetere “Rosa,rosae, rosae…” ad alta voce davanti ad un libro aperto, il libro di Ivano Dionigi è stato una grande rivelazione.

Il latino e il presente

Il professor Dionigi ci ha ricordato che la parola “desiderio” nasce dal latino “de”, che ha un’accezione negativa, e dal termine sidus, stella. Desiderare significa quindi “mancanza di stelle”, nostalgia di qualcosa che si è conosciuto e che si cerca di ritrovare. “Nell’antica Roma” – continua il Professor Dionigi – “tutto era all’insegna del tempo, mentre oggi sembra che il senso del tempo si sia completamente perso trascinandoci in un “inferno dell’uguale” in cui la maggior parte delle persone si limita a seguire le mode ed i pensieri che vengono trasmessi dai mezzi di comunicazione e dalla nostra società.”

La tecnologia ci permette di annullare gli spazi e di velocizzare in modo impressionante processi che in passato richiedevano ore, o addirittura giorni interi, ma ci fa anche perdere il senso della temporalità, impedendoci di ricordare che, per capire dove stiamo andando, è importante guardare da dove veniamo. Per citare nuovamente le parole del Professor Dionigi” la lingua latina oggi non ci appartiene, ma noi apparteniamo ad essa”, e forse quello di cui abbiamo bisogno è proprio di ritrovare il “desiderio” di non abbandonare le nostre radici.

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