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Cos’è la “d eufonica” e il suo corretto uso nella lingua scritta

La "d eufonica" è un elemento sonoro che si aggiunge a una vocale (solitamente alla "a" della preposizione, e alle "e" e "o"). Come usarla? Scoprilo in questo articolo

La “d eufonica” è un elemento sonoro della lingua e grammatica italiana che si aggiunge a una singola vocale (solitamente alla “a” della preposizione, e alle “e” e “o” delle congiunzioni; in passato si trovava anche nella negazione “né”, che diventava “ned”) per evitare il contatto diretto tra due vocali (lo iato) con la vocale iniziale della parola successiva, migliorando così la fluidità e l’armonia del suono (l’eufonia, che significa “buon suono”), seguendo lo schema vocale + consonante + vocale, ecc.

Breve e semplice sintesi sul corretto uso della “d eufonica”

Questo fenomeno ha un riflesso anche nella scrittura, dove le parole coinvolte vengono scritte con una “d” unita alla fine. Nell’uso contemporaneo, sia scritto che parlato, la “d eufonica” si inserisce di solito solo quando le due vocali sono identiche: per esempio si scriverà “vivo ad Amalfi” e non “a Amalfi”, “iene ed elefanti” e non “iene e elefanti”, e così via.

È importante notare che nella forma scritta la “d eufonica” non va inserita prima di una virgola: ad esempio, *”arriva all’improvviso, ed, esattamente come le altre volte, in ritardo” non è corretto. Va inoltre osservato che, mentre “ed” è abbastanza comune in tutti i registri dell’italiano, “od” è raro nella scrittura (dove può sembrare burocratico e pedante), anche se può essere presente nella lingua parlata.

Gli errori più comuni con la “d eufonica”

Dai casi citati si potrebbe erroneamente pensare che l’uso della “d eufonica” sia obbligatorio quando si incontrano vocali identiche. Tuttavia, questa idea sarebbe sbagliata. Infatti:

(a) Usare la “d” con “o” tende a rendere più pesante la sequenza sonora invece di alleggerirla, specialmente quando la vocale successiva è seguita da una “d” anche nella parola seguente. Pertanto, combinazioni come “studio ed edizione” o “suoni od odori” dovrebbero essere evitate;

(b) Alcune espressioni comuni che includono la “d eufonica” al di fuori delle regole indicate sono ormai così radicate nell’uso che risultano strane senza di essa, come per esempio: “ad ogni morte di papa”, “ad esempio”, “ad ogni buon conto”, “ad essi”, “ad eccezione di”, ecc.;

(c) L’italiano moderno è molto più tollerante nei confronti dello iato rispetto all’italiano letterario di tradizione fiorentina; quindi, si può evitare l’uso della “d” eufonica anche in presenza di vocali identiche, ad esempio: “ho incontrato Pierluigi e Enrico”.

È consigliabile non estendere l’uso della “d” eufonica a contesti diversi da quelli appropriati: si dovrebbero evitare forme come “ad ogni giro”, “baci ed abbracci”, “cimieri od elmetti”.

D eufonica e buonsenso

Il corretto uso di tale elemento sonoro richiede attenzione e misura. Sebbene la questa piccola consonante possa migliorare la fluidità e l’eufonia di una frase, evitando lo scontro tra vocali identiche, non è una regola obbligatoria e non dovrebbe essere applicata in modo automatico o indiscriminato. È importante ricordare che l’uso eccessivo o improprio della “d eufonica” può appesantire la frase invece di renderla più armoniosa, specialmente quando crea sequenze ridondanti o poco scorrevoli.

Nel contesto della lingua italiana contemporanea, che è meno rigida nei confronti dello iato rispetto all’italiano del passato, l’utilizzo della “d eufonica” è generalmente riservato ai casi di vocali identiche tra le congiunzioni e alcune preposizioni. Tuttavia, anche in questi casi, l’impiego è facoltativo e dipende dal gusto stilistico o dalle abitudini linguistiche personali.

È consigliabile evitare la “d eufonica” prima di virgole e in contesti dove aggiunge complessità senza un reale beneficio sonoro. Inoltre, alcune espressioni ormai consolidate nell’uso comune richiedono la “d” eufonica, indipendentemente dalle regole generali, e rimuoverla potrebbe risultare innaturale.

In sintesi, il miglior approccio è usare la “d eufonica” con criterio, rispettando sia le regole della lingua sia l’armonia e la naturalezza del discorso, senza appesantire inutilmente la frase.

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