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“Anche l’occhio vuole la sua parte”, la curiosa origine del modo di dire

"Anche l'occhio vuole la sua parte" è un'espressione usata soprattutto in ambito artistico. Scopriamo l'origine di questo modo di dire

“Anche l’occhio vuole la sua parte” è un modo di dire che si riferisce soprattutto a cose artistiche; al fatto, cioè, che quando si compone un’opera le parti di cui è composta debbono essere in armonia tra loro e l’occhio vuol essere il giudice.

Nonostante si tratti di una locuzione molto utilizzata e comune, probabilmente non tutti conoscono l’origine di questo modo di dire. Scopriamola insieme.

L’origine dell’espressione “Anche l’occhio vuole la sua parte”

“Anche l’occhio vuole la sua parte” è un’espressione che trae origine, probabilmente, da una novella molto antica e di autore ignoto. Si racconta che un sartore, nella stanza dove tagliava i panni e cuciva le vesti, avesse annesso uno stanzino chiuso sempre a chiave e in cui solo lui poteva entrare. Sopra l’uscio aveva fatto fare un foro ellittico che ricordava la forma di un occhio, il cosiddetto spioncino, e che usava coprire con i drappi avanzati dai suoi lavori.

Un giorno uno dei suoi clienti gli aveva dato molto più panno del necessario per la realizzazione del suo vestito; quando seppe che il lavoro era stato concluso senza il pezzo d’avanzo che si aspettava, andò sulle furie e corse dal sartore. Questi con franchezza stese sopra il suo bancone un altro panno simile a quello lavorato e, facendovi sopra i suoi segni, dimostrò che tanto n’era andato per la vita, tanto per le falde, tanto per le maniche, tanto per questo e tanto per quest’altro: e poi, concludendo disse, l’occhio vuole la sua parte.

E ciò dicendo, indicava “l’occhio” dell’uscio. Il povero avventore, vinto da tante dimostrazioni e ciarle, non seppe più che dire, e conclude anch’egli rassegnato: vorrà anch’esso l’occhio la parte sua!

Quando l’occhio “vuole” il suo modo di dire

L’occhio è protagonista anche di altri celebri modi di dire che usiamo comunemente. Ne riportiamo alcuni di seguito:

Essere nell’occhio del ciclone: quest’espressione viene adoperata per dire che una persona si trova nei guai. Ma, almeno all’origine, significava ben altro, quasi il contrario. L’occhio del ciclone è la regione centrale dell’anello dell’uragano dove la pioggia cessa, il vento è moderato e chi vi si trova è in una posizione relativamente calma, più tranquilla di quella dei suoi vicini investiti dalla tempesta.

Occhio per occhio: la locuzione, che per esteso è “occhio per occhio, dente per dente”, viene dalla Bibbia, in particolare dal libro del
Levitico, e si riferisce a una piena e completa vendetta. Il modo di dire è una riformulazione della cosiddetta legge del taglione, un antico istituto giuridico che di fatto consisteva nell’infliggere all’autore di una lesione lo stesso danno che questi aveva intenzionalmente arrecato alla sua vittima. In senso figurato, occhio per occhio o applicare la legge del taglione significa vendicarsi di un torto subito usando le stesse armi di chi ha offeso.

Il libro di società sulle espressioni idiomatiche

Espressioni idiomatiche come “Anche l’occhio vuole la sua parte” sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

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