5 parole create dallo scrittore Carlo Emilio Gadda

12 Novembre 2024

In questo articolo troveremo cinque parole nate dalla coltissima penna di Carlo Emilio Gadda che è stato sempre in prima linea nell'esplorale tutte le possibilità dell'italiano.

5 parole create dallo scrittore Carlo Emilio Gadda
Carlo Emilio Gadda, uno degli autori più innovativi del Novecento italiano, è noto per una scrittura ricca di invenzioni linguistiche, dove convivono parole rare, tecnicismi, dialetti e neologismi. La sua lingua riflette un’attenzione ossessiva al dettaglio e una volontà di rappresentare la complessità caotica del mondo, trasformando ogni descrizione in un affresco vivido e intricato.

Scopriamo cinque sue geniali e filologicamente esatte invenzioni linguistiche.

5 parole create dalla penna di Carlo Emilio Gadda

Voronoffiano

“All’incontro de’ più ansimanti cilindri, de’ più buggerati copertoni, egli sognava subito riparazioni voronoffiane degli stantuffi e de’ carburatori, sfolgoranti rimesse a nuovo de’ freni stanchi, vulcanizzazioni trascendenti delle camere d’aria, inne- sti e sintesi in somma di tre macchine in una, con soccorso mutuo nelle distinte ambasce”

Il termine “voronoffiano” è usato per indicare un’operazione “rinvigorente”. Riferito al passaggio su “cilindri ansimanti” e “copertoni buggerati”, richiama in modo ironico gli interventi chirurgici condotti dal chirurgo russo Sergej Abramovič Voronov negli anni Venti, che miravano al ringiovanimento sessuale mediante trapianti di tessuto testicolare di scimmia sull’uomo. Gadda usa questo termine per parlare di interventi di riparazione e rinnovo su parti meccaniche, come freni e carburatori. Lo stesso tono sarcastico si ritrova nell’aggettivo “devoronofizzati”, usato per descrivere i resti di manzo trasformati in polpette.

Ebefrenico

“I più prevedibili e preventivati strappi del loro primo e giovenil errore dello starnazzare e checchereccheccare per un nonnulla in un crescendo ebefrenico: e s’erano addate invece, di ragion poetica ben meditata, al silenzio e ai pallori vagotonici del misto”

“Ebefrenico” deriva da “ebefrenia” e fa riferimento alla follia giovanile, un tecnicismo che Gadda utilizza in modo polisemico. Talvolta si riferisce genericamente alla follia, in altre occasioni richiama la descrizione clinica del termine, che implica una regressione mentale dissociativa verso l’infanzia. Gadda applica il termine a Mussolini e ai suoi seguaci per suggerire una sorta di infantilismo delirante.

Isteròide

“Gli spasimi isteròidi dell’ “Amami Alfredo”, cono- scendo la buona polpa lombarda che c’era sotto, già allora, a vero dire, m’avrebbero lasciato un po’ incredulo: ma non c’è come “voler” credere, perchè anche i convinti del contrario vengano guadagnati alla causa”

“Isteròide”, coniato da Carlo Emilio Gadda, è una forma derivata da “isterico” e descrive comportamenti che ricordano accessi d’isteria. Gadda usa il termine per riferirsi alle emozioni mutevoli e volubili della protagonista Violetta nella “Traviata”. Tuttavia, in “Eros e Priapo”, Gadda trasforma questa espressione in un’ironica descrizione delle espressioni euforiche e appassionate del pubblico femminile in delirio per il Duce.

Inturpito

“Terribile fu e permaneva a tutti l’aspetto di quel volto ingiuriato […]. Ora tumefatto, ferito. Inturpito da una cagione malvagia operante nell’assurdità della notte; e complice la fiducia o la bontà stessa della signora”

Il termine “inturpito” è una forma parasintetica che indica un “imbruttimento”. Gadda usa questo termine per descrivere il volto di una donna vittima di violenza, segnato sia fisicamente che moralmente. Anche nella narrazione comica, Gadda usa “inturpito” per descrivere un pappagallo grottescamente sporco, caricandolo di una valenza etica amara e sarcastica.

Scalenoedrico

“Un anello, del suggerimento cristallografico di Dio: memoria, ogni gemma, ed opera individua dentro la memo- ria lontanissima e dentro la fatica di Dio: verace sesquiossido Al, O, veracemente spaziatosi nei modi scalenoedrici ditrigonali della sua classe, premeditata da Dio”

Il termine creato da Carlo Emilio Gadda fa riferimento al termine “scaleno” come derivato dalla geometria, riferendosi in particolare alla struttura del cristallo scaleno che, avendo tre angoli e tre facce piramidali, mostra come una realtà semplice si possa trasformare in una forma complessa. Lo scaleno, con la sua forma particolare in cui due lati sono brevi e uno più lungo, diventa una metafora di come le strutture elementari del mondo, da forme basilari, possano articolarsi e dar luogo a strutture più complesse. Qui, le forme geometriche sono viste come lo “scheletro” che sorregge il mondo delle apparenze e dei fenomeni: rappresentano le forme essenziali e invisibili che costituiscono l’universo e ne determinano la struttura in maniera precisa e predeterminata.

Proprio per questa loro caratteristica, tali strutture geometriche richiamano l’idea di un’intelligenza trascendentale, una volontà divina profonda che ha pianificato le forme dell’universo in modo complesso e ordinato. Questa intelligenza, inaccessibile nella sua natura più profonda, si relaziona al mondo come una forza creatrice che ne stabilisce le fondamenta, in un atto che richiama la memoria e la fatica della creazione. È come nell’affresco della Cappella Sistina di Michelangelo, in cui il corpo di Dio, nell’atto di creare Adamo, rispecchia quello dell’uomo, suggerendo una somiglianza e una riflessione reciproca tra il divino e il mortale. Questa rappresentazione artistica mostra il divino che si rivela nell’umano, sottolineando l’unione tra il creatore e la sua creazione.

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