Il 20 marzo di ogni anno si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale della felicità, istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il 28 giugno 2012. Sulla felicità e su come ricercarla ogni giorni le riflessioni di Zygmunt Bauman, il filosofo polacco nato il 19 novembre 1925 e scomparso il 9 gennaio 2017, sono ancora oggi più che mai attuali.
Ogni persona che abbia mai messo piede sulla terra nel corso della vita è stata ossessionata da un obiettivo preciso: essere felice. Le strade che ognuno di noi sceglie di prendere sono infinite ma, secondo i nostri piani, puntano tutte verso la medesima direzione. Il problema è che, una volta percorse, molte strade si sono rivelate sbagliate. Al riguardo si è interrogato molto Zygmunt Bauman.
Ecco le parole del grande sociologo polacco Zygmunt Bauman.

Zygmunt Bauman, perché oggi abbiamo così paura dell’amore
Perché oggi abbiamo così paura ad amare? Ci risponde il grande sociologo polacco con il libro “Amore liquido: sulla fragilità dei legami affettivi”
La vera felicità
Gran parte degli intellettuali ha considerato temi quali la felicità troppo disimpegnati per essere trattati. Bauman, al contrario, non ha avuto paura di parlare di quella che è, come dicevamo all’inizio, l’aspirazione che accomuna l’intera umanità. Spiegando cos’è la felicità nel documentario “La Teoria svedese dell’amore” andato in onda su Rai 3, il teorico della società fluida ha detto che “non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità”. Tanto più siamo in grado di combattere, lottare, di fare scelte significative, tanto più si accorcerà la distanza che ci separa dalla felicità. Una lotta che, tuttavia, non va affrontata in modo solitario.
La trappola dell’indipendenza
Negli ultimi decenni le persone hanno infatti imparato sempre più a essere indipendenti, a non dipendere dagli altri, facendo di tutto per star bene da soli, per star bene con sé stessi. Ma, secondo Bauman, questa è la direzione sbagliata. Le persone che sanno essere indipendenti stanno perdendo piano piano la capacità di convivere con gli altri, perché hanno perso l’abilità a socializzare. “Più sei indipendente – dice Bauman ne ‘La Teoria svedese dell’amore’ – meno sei in grado di controllare la tua indipendenza e rimpiazzarla con una piacevole interdipendenza”. D’altra parte è comprensibile: relazionarsi con le persone è terribilmente complicato, per farlo bisogna essere in grado di accettare compromessi, di andare incontro alle esigenze altrui, di avere pazienza. E’ complicato, certo, ma è dalle relazioni che nasce la felicità, non dall’indipendenza. Secondo Bauman, “alla fine l’indipendenza porta a una vita vuota, priva di senso, e a una completa assoluta inimmaginabile noia”.
PHOTO CREDITS: M. Oliva Soto
Sono pienamente d’accordo! I problemi, le sfide, i rapporti con gli altri…
Porsi il problema stesso è un vicolo cieco.Non ha senso.Il vero senso è più banale : sopravvivere a tutti i costi nella buona e nella cattiva sorte. La felicità o infelicità ( tanto coabitano sempre) è solo un aspetto della lotta per esisteree non è il più importante .
Condivido tutto . Purtroppo nulla si riesce a mettere in pratica in maniera soddisfacente perché così e’ La vita . Che tu sia solo o in famiglia o in una comunità , gli eventi ti formano , e la risultante e’ che quell’attimo di eternità finisce . Ovvio . Possiamo raccontarci in tanti modi come affrontare gli eventi , ma sono tante le variabili 1) Carattere aperto e disponibile , 2) contesto familiare di origine 3 ) situazione lavorativa 4 ) Amici 5 ) Eventi avversi . La mia idea e ‘ , non condivisa da tutti , e che i problemi , le situazioni non sono sempre risolvibili , per cui ( se ce la fai ) devi accompagnare l’evento . La pretesa di soluzione , ci frustra . Non è quello che vorremmo , ma se cavalchiamo l’evento , possiamo prendere atto che ci si apriranno nuove strade ….. quindi proviamo sempre a volerci bene per aiutare anche gli altri . Se non ci vogliamo bene …. e Si … la storia si fa più dura . Grazie .
Si può essere felici o abitando in un attivo a NY o vivendo sotto un ponte a Roma e ciò perché la felicità è uno stato della nostra psiche.
L’abitante dell’attico è felice perché ha coronato il suo sogno,il barbone del ponte è felice perché ha trovato un buon rifugio.
Purtroppo la vita riserva solo sprazzi di felicità, il resto è grigiore e tristezza.
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