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Walter Veltroni racconta “I fratelli che volevano cambiare il mondo”

Abbiamo intervistato Walter Veltroni per parlare del suo nuovo libro per ragazzi “I fratelli che volevano cambiare il mondo” edito da Feltrinelli

Intervistare una personalità come Walter Veltroni non è cosa da tutti i giorni. Uomo politico, giornalista, scrittore e regista, Veltroni ha rappresentato e continua a rappresentare l’Italia attraverso le parole. Vi raccontiamo la nostra chiacchierata per presentare il suo nuovo libro.

“La Politica è uno strumento fatto di tanta ispirazione, la prima dote che serve per fare politica è credere in qualcosa. Bisogna, sì, saperla fare, ma credere nei propri principi e nei propri ideali. Bisogna vedere se c’è una luce negli occhi, qualcosa di vero e autentico.”

 

“I fratelli che volevano cambiare il mondo”

Autore particolarmente prolifico, Walter Veltroni è tornato in libreria con il libro per ragazzi pubblicato da Feltrinelli “I fratelli che volevano cambiare il mondo”. La storia di John e Robert Kennedy raccontata ad un ragazzino, Giovanni, attraverso le pagine del diario della nonna.

In una sorta di caccia al tesoro, Giovanni ritroverà il vecchio diario dove la nonna custodiva sogni, speranze e preoccupazioni dei lontani anni Sessanta in un’America che si preparava alla rinascita sotto la guida di un giovane e rivoluzionario presidente.

“Erano passati 15 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, tanti ragazzi giovani erano venuti qui a morire, insieme ai partigiani europei, a restituirci la libertà. Quindici anni dopo questa guerra, un giovane candidato diventa l’uomo più importante degli Stati Uniti e del mondo, in ragione di una quantità di idee, sogni, programmi e ambizioni che appartenevano alla tradizione migliore del pensiero democratico.”

odio

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Cosa hanno rappresentato i Kennedy per Veltroni?

“Io avevo 8 anni quando morì John Kennedy, ne avevo 13 quando morì Bob Kennedy. Eppure, ricordo perfettamente. In casa percepivo il vento di speranza che queste due figure e poi crescendo ho studiato e successivamente e successivamente ho conosciuto molti membri della Famiglia Kennedy, molti dei consiglieri di John e Bob, ho conosciuto il fratello Edward. Loro avevano dentro di sé questa doppia, meravigliosa capacità, di essere dalla parte della libertà e della democrazia contro ogni dittatura e al tempo stesso essere dalla parte della giustizia sociale, dei diritti degli esseri umani. Ecco questa armonia, tra queste due dimensioni, che spesso nella storia, anche nella storia della sinistra, sono state separate, per me rimane un punto di riferimento essenziale.”

Perché prima John Kennedy come presidente e poi Robert come senatore, sono stati così importanti ieri e lo sono anche oggi?

“La cosa bella dei Kennedy è che non erano solo dei declamatori, ara gente che prendeva decisioni dure e difficili e ne pagava le conseguenze. Così è stato nella lotta al razzismo, nella lotta alla mafia, nel tentativo di non far precipitare il mondo in una guerra nucleare. La loro forza era la poca distanza tra le parole e i fatti.

John Kennedy è stato presidente per tre anni, poi lo hanno ucciso, l’hanno tolto di mezzo. E in quei tre anni, a un certo punto lui annunciò che l’uomo sarebbe arrivato sulla luna alla fine del decennio ed è successo. L’uomo è arrivato sulla luna il 19 luglio del 1969.

E quello era per lui l’indicatore della nuova frontiera. Come quando mandò la guardia federale a difendere il diritto di un ragazzo nero di entrare nella stessa università di un ragazzo bianco e lo fece contro i governatori democratici degli Stati del Sud. Lui e Bob Kennedy si assunsero una grande responsabilità anche ricevendo Martin Luther King alla Casa Bianca in un tempo in cui il Ku Klux Klan aveva una sua forza.

Insomma, in tre anni la Presidenza Kennedy ha segnato degli elementi di profonda discontinuità. Soprattutto sulla crisi dei missili a Cuba – vale la pena di pensarci oggi, che sembra che siano solo le armi a poter risolvere i conflitti – Kennedy usò la politica per trattare e alla fine si evitò un conflitto e anzi si stabilì una fase di nuove relazioni.”

L’emozione e l’orgoglio nelle parole di Walter Veltroni sono tangibili anche attraverso lo schermo. Per questo motivo “I fratelli che volevano cambiare il mondo” è un libro, sì per ragazzi, ma che varrebbe la pena leggere anche da adulti, per comprendere e forse ritrovare quella speranza che un tempo accendeva la società.

 

 
 
 
 
 
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Alice Turiani

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